lunedì 28 maggio 2007

Son House


Son House nacque il 21 marzo del 1902 a Riverton, nel Mississippi da Eddie James House Jr. La sua famiglia, molto religiosa traslocò di frequente durante la sua infanzia; nel periodo della sua adolescenza House frequentò diverse chiese battiste della zona. A quanto si racconta, in un primo tempo egli non si interessò al suono della chitarra e considerava il blues "musica del diavolo". Una notte tuttavia, durante un party House si lanciò in un estemporaneo blues senza accompagnamento. Il giovane venticinquenne fu letteralmente sommerso di mance per la sua imprevista esibizione, e improvvisamente mostrò interesse per il blues. Così fu uno dei primi professionisti dello stile blues Mississippi Delta e suonava questa meraviglia in giro per il sud durante gli anni '20. Successivamente sparì dalla circolazione, abbandonando il mondo del blues, abbandonando la chitarra, e si mise a lavorare come ferroviere sino più o meno alla metà degli anni '60 quando, pochi anni prima di morire, grazie ad Al Wilson , leader dei Canned Heat e all'organizzatore del Newport Music Festival, sull'onda della riscoperta della musica folk o acustica tradizionale americana, fu portato su un palco a suonare e reso celebre. Fece anche in tempo, prima di lasciarci, ad incidere un album memorabile, che io vi invito ad ascoltare: "The Original Delta Blues", semplicemente ipnotico.

Intenso, emotivo, di spessore artistico ineguagliato, Son House sopravvisse ai bluesman della sua epoca, alla grande depressione economica, agli sceriffi, a Parchman Farm (famoso penitenziario dove fu rinchiuso per aver sparato ad un uomo). Sopravvisse ad un periodo pericoloso ed ostile, alla sua terra contaminata di odori tra il sacro e il profano, al diavolo e all'acqua santa. Sopravvisse al suo stile di vita randagia e girovaga, tra pic nic campagnoli, bar diroccati e bettole di quart'ordine frequentate da puttane, ladri, balordi, ubriachi, evasi. Son House ha ispirato gente come Robert Johnson e Muddy Waters, ha lasciato testimonianze di personaggi che altrimenti non avremmo mai conosciuto. Il suo canto stilisticamente è impressionante: rauco, denso, passionale, scuro, screziato da falsetti inimitabili. La tecnica chitarristica è puro Delta: timbro metallico, slide e gioco propulsivo dei bassi. Le sue performance erano trascinanti e di grande intensità, mostrando la totale immedesimazione fisica in ciò che cantava (ne avete una prova nel documentario di Martin Scorses sul blues "Dal Mali al Mississippi"). Ha la forza di trascinarti nel mondo drammatico e dolente dei suoi blues; soffriva e piangeva sul palco, i suoi piedi scandivano il tempo.

La figura di Son House mi ricorda moltissimo il protagonista di un romanzo di Walter Mosley, "La musica del diavolo", dove appunto c'è questo personaggio che aveva suonato e girovagato per il Delta del Mississippi con Robert Johnson.

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