Sopra: foto dell'Abbazia di San Galgano (da me scattata), ultima tappa di un viaggio prima di rientrare a Bologna, con il quale ho toccato Bomarzo col Parco dei Mostri, Tarquinia con gli scavi etruschi, Orbetello e la sua laguna, un pezzo di Parco Naturale della Maremma e le isole del Giglio e di Giannutri. Proprio un bel viaggetto! Sotto: la spada di San Galgano conficcata nella roccia.
La spada nella roccia esiste veramente e si trova in Italia, a circa 30 km a sud di Siena, nella Cappella di Montesiepi, facente parte del complesso di San Galgano. E’ conficcata in un masso roccioso che emerge dal pavimento.
Per lo meno a giudicare dalla parte visibile sembra effettivamente, per quanto riguarda lo stile, una vera spada del XII secolo.
San Galgano e gli scarsi suoi elementi biografici certi, la presenza proprio qui di una delle due "spade nella roccia" note in Europa non fanno che alimentare il mito e la leggenda.
Il mistero di San Galgano e della spada nella roccia sono stati recentemente oggetto di una serie di indagini sia sul luogo sia sui reperti, curate da numerosi esperti delle Università di Pavia, Milano, Padova e Pisa.
Il complesso di San Galgano sorge in Val di Merse, ed è costituito da due strutture di età diversa: una è la cosiddetta Rotonda di San Galgano o eremo di Monte Siepi, dal nome dell'altura su cui sorge, datato agli ultimi decenni del XII secolo con aggiunte posteriori, fra cui la cappella edificata attorno al 1340, addossata alla parete nord della Rotonda ed affrescata da Ambrogio Lorenzetti; l'altra è la sottostante abbazia cistercense, edificata nel XIII secolo e di cui oggi resta la suggestiva struttura perimetrale priva della copertura del tetto.
La spada confitta nella roccia è l'elemento caratterizzante il luogo e attorno a cui ruotano tutti gli interrogativi: simulacro posteriore, falso ottocentesco o autentico miracolo?
La spada di Monte Siepi è testimoniata dal 1270 nelle immagini a sbalzo del reliquiario del santo, poi negli affreschi di Lorenzetti. Quanto emerge dal masso rimanda esattamente alla tipologia di una spada diffusa fra XII e XIII secolo; sarebbe quindi una autentica spada medievale anche se cruciale diviene a questo punto la datazione precisa: contemporanea a San Galgano o di poco posteriore?
L. Garlaschelli, ordinario di chimica organica presso l'università di Pavia, riferisce che nei resoconti degli scavi effettuati nel 1694, si parla di una spada collocata sotto l'altare della Rotonda e che si poteva rimuovere. Analogamente testimoni oculari narrano che agli inizi del secolo scorso la spada era protetta da una grata a cupola, con uno sportello attraverso cui si poteva sfilarla dalla fessura in cui era inserita. Durante i lavori di restauro del 1924 la grata è stata rimossa, mentre la lama è stata definitivamente bloccata versando piombo fuso nella fessura. Questo intervento probabilmente ha causato la rottura della spada negli anni '60, ad opera di un "vandalo" che voleva tentare di sfilarla senza tenere conto dell'effettivo blocco. Il moncone, troncato nella parte del forte, appena sotto la guardia, fu riposizionato con del cemento. Nel Marzo del '91 un altro individuo, subito fermato dai carabinieri, spaccò parte di questo cemento per estrarre la spada, che venne poi di nuovo sistemata al suo posto. Attualmente, dopo una serie di analisi che hanno liberato anche l'estremità superiore della lama ancora infitta nella roccia, il pezzo rotto è stato riposizionato con un morsetto metallico facilmente asportabile, collocato sul retro della lama e quindi non visibile ai visitatori e che non altera ulteriormente il manufatto, come invece hanno fato gli interventi precedenti. Due scagliette accidentalmente staccate della lama cementata, all'analisi si sono rivelati ossidi di metallo, quindi non analizzabili metallograficamente, con una composizione degli elementi in tracce che esclude un acciaio moderno, mentre è compatibile per un metallo medievale.
L'abbazia di San Galgano possiede un fascino unico, con il suo tetto scoperchiato ed il pavimento d'erba verdissima. I cistercensi iniziano nel 1227 la costruzione dell'abbazia, che terminerà nel 1288. La struttura ed i fregi sono tipicamente gotici, ed il rosone che domina la navata principale sta lì proprio a ricordarcelo. L'abbazia ha pianta a croce latina a tre navate, ricca di capitelli intarsiati, chiostro, sala capitolare, campanile etc. Nel 1340 fu iniziata la cappella sul lato nord, affrescata dal Lorenzetti.Già dalla metà del 15 secolo inizia il rapido decadimento dell'abbazia: nel 1550 i monaci erano ormai solo cinque, nel 1600 un solo vecchio e indigente monaco viveva fra le sue mura, ormai in rovina. Il 6 gennaio 1786 il campanile, alto 36 metri, crollò travolgendo buona parte del tetto. Nel 1789 la grande chiesa fu del tutto abbandonata divenendo così un'enorme cava di pietre e colonne per i paesi della zona.
Quando la spada divenne parte della pietra (metà del 1100) l'epopea arturiana era ai suoi inizi, anzi addirittura non era ancora nata: la storia di Galgano precede di ben 20/25 anni la compilazione della primissima versione del ciclo del Graal, stilata da Chrétien de Troyes. Pertanto anche l'ispirazione non è da ricondursi ad un folclorico richiamo alla nobiltà bretone: la spada di San Galgano era già lì, a testimonianza forse di un miracolo, e di certo di un mistero.
A Montesiepi la leggenda vuole che la spada sia stata confitta nella roccia in segno di rinuncia da parte del cavaliere Galgano al suo passato dissoluto.
Galgano Guidotti, nasce nel 1148 a Chiusino da una famiglia di nobile lignaggio. Qui deciderà di diventare cavaliere e per alcuni anni seguirà la via delle armi. Torna a Chiusdino in seguito ad un sogno mistico, in cui gli appare San Michele. Dopo aver vissuto una vita non troppo virtuosa, a seguito del sogno decide di diventare eremita: rinuncia alla guerra e pianta la spada nella roccia.
Per undici mesi compie miracoli: di questi prodigi non ci è dato sapere nulla, ma pare avessero una valenza più naturalistica che religiosa: si parla di alberi morti che rifioriscono, o di animali malati che guariscono. Nel corso di questi pochi mesi Galgano incontra anche Papa Alessandro III, che lo invita a costruire un'abbazia vicino al suo eremo. L'eremita morirà di stenti il 3 dicembre del 1181 nel corso di una gelida notte, passando il testimone a San Francesco, nato da pochi mesi. Sulla sua santità non vi fu mai dubbio, tanto che a soli 4 anni di distanza dalla sua morte già cominciò il processo di canonizzazione, di cui però - purtroppo - ci resta soltanto una trascrizione quattrocentesca. Il processo, ad ulteriore prova della santità, durò solo 3 giorni. Del santo ci resta solo la testa, che è custodita nel reliquiario della chiesa di Chiusdino. Sul teschio si diceva crescessero capelli biondi, tanto da assumerlo a protettore dei calvi. Non si sa dove sia stato disperso il corpo.
Per lo meno a giudicare dalla parte visibile sembra effettivamente, per quanto riguarda lo stile, una vera spada del XII secolo.
San Galgano e gli scarsi suoi elementi biografici certi, la presenza proprio qui di una delle due "spade nella roccia" note in Europa non fanno che alimentare il mito e la leggenda.
Il mistero di San Galgano e della spada nella roccia sono stati recentemente oggetto di una serie di indagini sia sul luogo sia sui reperti, curate da numerosi esperti delle Università di Pavia, Milano, Padova e Pisa.
Il complesso di San Galgano sorge in Val di Merse, ed è costituito da due strutture di età diversa: una è la cosiddetta Rotonda di San Galgano o eremo di Monte Siepi, dal nome dell'altura su cui sorge, datato agli ultimi decenni del XII secolo con aggiunte posteriori, fra cui la cappella edificata attorno al 1340, addossata alla parete nord della Rotonda ed affrescata da Ambrogio Lorenzetti; l'altra è la sottostante abbazia cistercense, edificata nel XIII secolo e di cui oggi resta la suggestiva struttura perimetrale priva della copertura del tetto.
La spada confitta nella roccia è l'elemento caratterizzante il luogo e attorno a cui ruotano tutti gli interrogativi: simulacro posteriore, falso ottocentesco o autentico miracolo?
La spada di Monte Siepi è testimoniata dal 1270 nelle immagini a sbalzo del reliquiario del santo, poi negli affreschi di Lorenzetti. Quanto emerge dal masso rimanda esattamente alla tipologia di una spada diffusa fra XII e XIII secolo; sarebbe quindi una autentica spada medievale anche se cruciale diviene a questo punto la datazione precisa: contemporanea a San Galgano o di poco posteriore?
L. Garlaschelli, ordinario di chimica organica presso l'università di Pavia, riferisce che nei resoconti degli scavi effettuati nel 1694, si parla di una spada collocata sotto l'altare della Rotonda e che si poteva rimuovere. Analogamente testimoni oculari narrano che agli inizi del secolo scorso la spada era protetta da una grata a cupola, con uno sportello attraverso cui si poteva sfilarla dalla fessura in cui era inserita. Durante i lavori di restauro del 1924 la grata è stata rimossa, mentre la lama è stata definitivamente bloccata versando piombo fuso nella fessura. Questo intervento probabilmente ha causato la rottura della spada negli anni '60, ad opera di un "vandalo" che voleva tentare di sfilarla senza tenere conto dell'effettivo blocco. Il moncone, troncato nella parte del forte, appena sotto la guardia, fu riposizionato con del cemento. Nel Marzo del '91 un altro individuo, subito fermato dai carabinieri, spaccò parte di questo cemento per estrarre la spada, che venne poi di nuovo sistemata al suo posto. Attualmente, dopo una serie di analisi che hanno liberato anche l'estremità superiore della lama ancora infitta nella roccia, il pezzo rotto è stato riposizionato con un morsetto metallico facilmente asportabile, collocato sul retro della lama e quindi non visibile ai visitatori e che non altera ulteriormente il manufatto, come invece hanno fato gli interventi precedenti. Due scagliette accidentalmente staccate della lama cementata, all'analisi si sono rivelati ossidi di metallo, quindi non analizzabili metallograficamente, con una composizione degli elementi in tracce che esclude un acciaio moderno, mentre è compatibile per un metallo medievale.
L'abbazia di San Galgano possiede un fascino unico, con il suo tetto scoperchiato ed il pavimento d'erba verdissima. I cistercensi iniziano nel 1227 la costruzione dell'abbazia, che terminerà nel 1288. La struttura ed i fregi sono tipicamente gotici, ed il rosone che domina la navata principale sta lì proprio a ricordarcelo. L'abbazia ha pianta a croce latina a tre navate, ricca di capitelli intarsiati, chiostro, sala capitolare, campanile etc. Nel 1340 fu iniziata la cappella sul lato nord, affrescata dal Lorenzetti.Già dalla metà del 15 secolo inizia il rapido decadimento dell'abbazia: nel 1550 i monaci erano ormai solo cinque, nel 1600 un solo vecchio e indigente monaco viveva fra le sue mura, ormai in rovina. Il 6 gennaio 1786 il campanile, alto 36 metri, crollò travolgendo buona parte del tetto. Nel 1789 la grande chiesa fu del tutto abbandonata divenendo così un'enorme cava di pietre e colonne per i paesi della zona.
Quando la spada divenne parte della pietra (metà del 1100) l'epopea arturiana era ai suoi inizi, anzi addirittura non era ancora nata: la storia di Galgano precede di ben 20/25 anni la compilazione della primissima versione del ciclo del Graal, stilata da Chrétien de Troyes. Pertanto anche l'ispirazione non è da ricondursi ad un folclorico richiamo alla nobiltà bretone: la spada di San Galgano era già lì, a testimonianza forse di un miracolo, e di certo di un mistero.
A Montesiepi la leggenda vuole che la spada sia stata confitta nella roccia in segno di rinuncia da parte del cavaliere Galgano al suo passato dissoluto.
Galgano Guidotti, nasce nel 1148 a Chiusino da una famiglia di nobile lignaggio. Qui deciderà di diventare cavaliere e per alcuni anni seguirà la via delle armi. Torna a Chiusdino in seguito ad un sogno mistico, in cui gli appare San Michele. Dopo aver vissuto una vita non troppo virtuosa, a seguito del sogno decide di diventare eremita: rinuncia alla guerra e pianta la spada nella roccia.
Per undici mesi compie miracoli: di questi prodigi non ci è dato sapere nulla, ma pare avessero una valenza più naturalistica che religiosa: si parla di alberi morti che rifioriscono, o di animali malati che guariscono. Nel corso di questi pochi mesi Galgano incontra anche Papa Alessandro III, che lo invita a costruire un'abbazia vicino al suo eremo. L'eremita morirà di stenti il 3 dicembre del 1181 nel corso di una gelida notte, passando il testimone a San Francesco, nato da pochi mesi. Sulla sua santità non vi fu mai dubbio, tanto che a soli 4 anni di distanza dalla sua morte già cominciò il processo di canonizzazione, di cui però - purtroppo - ci resta soltanto una trascrizione quattrocentesca. Il processo, ad ulteriore prova della santità, durò solo 3 giorni. Del santo ci resta solo la testa, che è custodita nel reliquiario della chiesa di Chiusdino. Sul teschio si diceva crescessero capelli biondi, tanto da assumerlo a protettore dei calvi. Non si sa dove sia stato disperso il corpo.
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