domenica 6 gennaio 2008

Trasloco

Il blog si è spostato al seguente indirizzo:




martedì 11 dicembre 2007

Auguri! Arrivederci al 2008 (forse)


lunedì 10 dicembre 2007

DON'T BE A PIG!

In un mondo dove 850 milioni di persone vanno a letto con la fame ogni sera, non sembra giusto che pochi privilegiati abbiano fatto uno sport di quello che vedete nel video.
Ogni 5 secondi un bambino muore di fame.
25.000 persone muoiono di fame ogni giorno.
Quasi la metà del cibo in America non viene mangiato, ed ogni anno negli Stati Uniti si gettano 50 miliardi di dollari per del cibo che non viene mangiato.

venerdì 7 dicembre 2007

Napolitano

"Non si può morire di lavoro e non si può lavorare per salari bassi, talvolta indecenti".

Italietta: come siamo messi a libertà di stampa e a livello di corruzione

Freedom House (http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=1) ha pubblicato quest'anno il rapporto per il 2006 sulla situazione della libertà di stampa nel mondo. Io vi riporto la classifica COMPLETA, vediamo come siamo collocati:
World Press Freedom Index 2006 - The rankings

1 Finland 0,50
- Iceland 0,50
- Ireland 0,50
- Netherlands 0,50
5 Czech Republic 0,75
6 Estonia 2,00
- Norway 2,00
8 Slovakia 2,50
- Switzerland 2,50
10 Hungary 3,00
- Latvia 3,00
- Portugal 3,00
- Slovenia 3,00
14 Belgium 4,00
- Sweden 4,00
16 Austria 4,50
- Bolivia 4,50
- Canada 4,50
19 Bosnia and Herzegovina 5,00
- Denmark 5,00
- New Zealand 5,00
- Trinidad and Tobago 5,00
23 Benin 5,50
- Germany 5,50
- Jamaica 5,50
26 Namibia 6,00
27 Lithuania 6,50
- United Kingdom 6,50
29 Costa Rica 6,67
30 Cyprus 7,50
31 South Korea 7,75
32 Greece 8,00
- Mauritius 8,00
34 Ghana 8,50
35 Australia 9,00
- Bulgaria 9,00
- France 9,00
- Mali 9,00
39 Panama 9,50
40 Italy 9,90
41 El Salvador 10,00
- Spain 10,00
43 Taiwan 10,50
44 South Africa 11,25
45 Cape Verde 11,50
- Macedonia 11,50
- Mozambique 11,50
- Serbia and Montenegro 11,50
49 Chile 11,63
50 Israel 12,00
51 Japan 12,50
52 Dominican Republic 12,75
53 Botswana 13,00
- Croatia 13,00
- Tonga 13,00
- United States of America 13,00
57 Uruguay 13,75
58 Fiji 14,00
- Hong-Kong 14,00
- Poland 14,00
- Romania 14,00
62 Central African Republic 14,50
- Cyprus (North) 14,50
- Guinea-Bissau 14,50
- Honduras 14,50
66 Madagascar 15,00
- Togo 15,00
68 Ecuador 15,25
69 Nicaragua 15,50
70 Burkina Faso 16,00
- Kosovo 16,00
- Lesotho 16,00
73 Congo 17,00
- Kuwait 17,00
75 Brazil 17,17
76 Argentina 17,30
77 Mauritania 17,50
- Senegal 17,50
- United Arab Emirates 17,50
80 Albania 18,00
- Qatar 18,00
82 Paraguay 18,25
83 Timor-Leste 18,50
84 Liberia 19,00
85 Moldova 19,17
86 Mongolia 19,25
87 Haiti 19,50
88 Tanzania 19,82
89 Georgia 21,00
90 Guatemala 21,25
91 Angola 21,50
92 Malaysia 22,25
93 Comoros 22,50
- Zambia 22,50
95 Niger 24,50
- Seychelles 24,50
97 Morocco 24,83
98 Bhutan 25,00
- Côte d'Ivoire 25,00
- Turkey 25,00
101 Armenia 25,50
- Malawi 25,50
103 Indonesia 26,00
- Sierra Leone 26,00
105 India 26,50
- Ukraine 26,50
107 Lebanon 27,00
108 Cambodia 27,25
109 Guinea 27,50
- Jordan 27,50
111 Bahrein 28,00
112 Cameroon 28,25
- Peru 28,25
114 Gabon 28,50
115 Venezuela 29,00
116 Uganda 29,83
117 Tajikistan 30,00
118 Kenya 30,25
119 United States of America (extra-territorial) 31,50
120 Nigeria 32,23
121 Djibouti 33,00
122 Thailand 33,50
123 Kyrgyzstan 34,00
124 Chad 35,50
125 Burundi 39,83
126 Algeria 40,00
127 Swaziland 40,50
128 Kazakhstan 41,00
- Rwanda 41,00
130 Afghanistan 44,25
131 Colombia 44,75
132 Mexico 45,83
133 Egypt 46,25
134 Palestinian Authority 46,75
135 Azerbaijan 47,00
- Israel (extra-territorial) 47,00
137 Bangladesh 48,00
- Equatorial Guinea 48,00
139 Sudan 48,13
140 Zimbabwe 50,00
141 Sri Lanka 50,75
142 Democratic Republic of Congo 51,00
- Philippines 51,00
144 Maldives 51,25
- Somalia 51,25
146 Singapore 51,50
147 Russia 52,50
148 Tunisia 53,75
149 Gambia 54,00
- Yemen 54,00
151 Belarus 57,00
152 Libya 62,50
153 Syria 63,00
154 Iraq 66,83
155 Vietnam 67,25
156 Laos 67,50
157 Pakistan 70,33
158 Uzbekistan 71,00
159 Nepal 73,50
160 Ethiopia 75,00
161 Saudi Arabia 76,00
162 Iran 90,88
163 China 94,00
164 Burma 94,75
165 Cuba 95,00
166 Eritrea 97,50
167 Turkmenistan 98,50
168 North Korea 109,00

Ecco invece qui di seguito un paio di mappe tematiche esplicative della situazione globale:

La mappa riflette le conclusioni dell'inchiesta della Freedom House del 2007, relativa allo stato della libertà nel mondo nel 2006.
verde: Libero
arancione: Parzialmente libero
rosso: Non libero


I Paesi evidenziati in blu vengono definiti "Democrazie Elettorali" nel rapporto di Freedom House del 2006.

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Secondo invece un rapporto di Transparency International (http://www.transparency.org/), l'Italia sarebbe seconda in Europa per corruzione politica dei partiti.

L'indice di corruzione, espresso con un valore da 1 a 5, assegna all'Italia un 4,2, ben al di sopra della media europea (3,7). L'Italia è seconda alla Bulgaria, che guida la classifica con un 4,3.

Dopo i partiti, l'istituzione più esposta alla corruzione è il Parlamento: 3,7. Risultato scadente anche quello ottenuto dai giornalisti italiani: 3,2.

giovedì 6 dicembre 2007


Aristotele nei suoi scritti di fisica asseriva che lo stato naturale dei corpi è la quiete, ossia l’assenza di moto, e che qualsiasi oggetto in movimento tende a rallentare fino a fermarsi, a meno che non venga spinto a continuare il suo movimento.


Secondo il tao, "Qualunque cosa faccia riposare la mente gioverà agli occhi."


Uno dei principi del tao è il wu-wei: spostarsi seguendo il fluire del corso della natura, può meglio essere compreso attraverso l'osservazione del movimento dell'acqua.


Nell'assenza di movimento il respiro si fa regolare e i pensieri si fermano e si acquietano per poi dopo un po' tornare a nascere e a stimolare di nuovo il moto.

"Chi possiede lo spirito più nobile dovrebbe teoricamente essere un re; se poi di fatto lo sia o meno ciò è irrilevante."

giovedì 29 novembre 2007


Il Darjeeling è una regione indiana dal clima mite, ai piedi dell'Himalaya, famosa in tutto il mondo per le sue piantagioni di tè, un tè così speciale e delizioso che alcuni lo chiamano "lo champagne dei tè".
Il Darjeeling, tra l'altro, è il mio tè preferito, per quel suo gusto forte e marcato, ma quando ieri ho fatto questa scoperta, subito dopo ho preso tra le mani la confezione da 25 bustine acquistata da uno scaffale del supermercato e mi sono sentito un po' in colpa. Ho rinunciato a farmi il tè. Ho letto che i lavoratori della ditta Valley tea, al confine tra Nepal e Bhutan, riempiono quotidianamente le ceste di bambù con le preziose foglie, ma che per questo vengono pagati solo 1,40 dollari al giorno.
Subito ho pensato allo sfruttamento operato dalle compagnie di tè occidentali e mi sono messo a riconsiderare i prodotti del commercio equo e solidale.
In fin dei conti, con i termini "equo e solidale", si intende un commercio nel quale l'obiettivo primario non è la massimizzazione del profitto, bensì la lotta allo sfruttamento e alla povertà legate a cause economiche o politiche o sociali. È, dunque, una forma di commercio internazionale nella quale si cerca di garantire ai produttori ed ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e rispettoso, e si contrappone alle pratiche di commercio basate sullo sfruttamento che si ritiene spesso applicate dalle aziende multinazionali. Le ipotesi base per la politica del commercio equo e solidale sono idee quali: i prezzi vengono stabiliti da soggetti forti (multinazionali, catene commerciali) indipendentemente dai costi di produzione che sono a carico di soggetti deboli (contadini, artigiani, emarginati);
l'incertezza di sbocchi commerciali dei prodotti impedisce a contadini e artigiani di programmare seriamente il proprio futuro;
il ritardo dei pagamenti, ovvero il fatto che gli acquirenti paghino la merce molti mesi dopo la consegna e spesso anni dopo che sono stati sostenuti i costi necessari alla produzione (infrastrutture, semenza, nuovi impianti arborei, materie prime), favorisce l'indebitamento di soggetti economicamente deboli e un circolo vizioso che porta spesso all'usura;
i produttori non conoscono i mercati nei quali vengono venduti i loro prodotti e dunque non riescono ad adeguarsi e tanto meno a prevedere mutamenti nei consumi;
al fine di ridurre i costi, vengono impiegate tecniche di produzione che nel medio-lungo periodo si rivelano particolarmente negative per il produttore e/o la sua comunità;
al fine di aumentare i quantitativi prodotti, si fa ricorso al lavoro di fasce della popolazione che nei paesi ricchi viene particolarmente tutelata (bambini, donne incinte, ...) e si rinuncia alla formazione dei giovani;
persone con scarsa produttività (rispetto alla concorrenza) non hanno di fatto possibilità di sopravvivere sul mercato.
Il commercio equo-solidale interviene creando canali commerciali alternativi a quelli dominanti, al fine di offrire degli sbocchi commerciali a prezzi minimi a coloro che producono in condizioni ritenute più sostenibili.
I principali vincoli da osservare sono i seguenti: divieto del lavoro minorile, impiego di materie prime rinnovabili, spese per la formazione/scuola, cooperazione tra produttori, sostegno alla propria comunità, creazione, laddove possibile, di un mercato interno dei beni prodotti.
Gli acquirenti (
importatori diretti o centrali di importazione) dei paesi ricchi, si assumono impegni quali: prezzi minimi garantiti (determinati in accordo con gli stessi produttori), quantitativi minimi garantiti, contratti di lunga durata (pluriennali), consulenza rispetto ai prodotti e le tecniche di produzione, prefinanziamento.
Secondo i dati delle Università Cattolica e Bicocca di Milano, tra il 2004 e il 2005 la vendita di tè equo e solidale ha subito un aumento dell'11%.

In morte della cultura francese?


Donal Morrison e Grant Rosenberg, corrispondenti per il settimanale TIME da Parigi, hanno realizzato per il numero della settimana corrente un interessante articolo dal titolo "In Search Of Lost Time", dedicato al (presunto) declino della cultura francese, o per meglio dire, alla perdita, da parte della Francia, del suo status di superpotenza culturale. Segno dei tempi che cambiano? La terra di artisti del passato o viventi di importanza mondiale, la terra di Proust, Monet, Piaf e Truffaut potrà mai riacquistare la sua gloria?
L'autunno significa molte cose per molti paesi, ma in Francia, in modo particolare, segnala l'alba di un nuovo anno culturale.
E non c'è nessun altro paese che prende la cultura in così seria considerazione come la Francia, dove essa gode di generose sovvenzioni.
Ogni città di qualsiasi dimensione in Francia ha il suo festival annuale di teatro o di opera lirica.
In passato ammirata per l'eccellenza dei suoi scrittori, pittori e musicisti, la Francia oggi è una potenza evanescente nell'arena culturale globale.
Solo una manciata di romanzi usciti quest'anno in Francia troverà un editore disposto a pubblicarli all'estero.
Le precedenti generazioni di scrittori (Molière, Hugo, Balzac, Flaubert, Proust, Sartre, Camus, Malraux) non mancavano di schiere di lettori all'estero. Perdipiù, la Francia annovera una dozzina di premi Nobel per la letteratura, più di qualsiasi altra nazione.
L'industria cinematografica francese - la più grande al mondo un secolo fa - deve lottare per riguadagnare la New Wave che ebbe negli anni '60, quando registi come Truffaut e Godard stavano riscrivendo le regole del cinema. La Francia ancora oggi sforna più di 200 film all'anno, più di qualsiasi altro paese in Europa. Ma il più delle volte i prodotti cinematografici sono leggeri e a basso costo, perdipiù solo per il mercato interno. I film di Hollywood coprono il 50% del mercato cinematografico.
L'arena artistica parigina, luogo di nascita dell'Impressionismo, del Surrealismo e di tanti altri movimenti è stata soppiantata, per lo meno in termini commerciali, da New York e Londra.
Il profilo culturale in declino della Francia potrebbe essere considerato uno dei tanti crucci nazionali, come il basso tasso di natalità in Italia, se la Francia non fosse la Francia. La Francia è un paese dove la promozione dell'influenza culturale è un cardine della politica nazionale da secoli, dove i filosofi e i nuovi musei sono simboli d'orgoglio e di patriottismo.
Molti francesi pensano che il paese e la sua cultura siano in declino dal 1940, anno dell'umiliante occupazione tedesca, altri pensano dal 1954, anno del conflitto con l'Algeria, o dal 1968, l'anno rivoluzionario che ha portato alla ribalta una nuova generazione di persone che ha influenzato l'educazione.
Per i francesi di qualsiasi colore politico, il déclinisme è comunque un argomento di attualità di questi ultimi anni.
Ospiti di talk-show, opinionisti, editorialisti condannano la fortuna in calo della Francia e persino la sconfitta della nazionale di rugby di quest'anno ai mondiali è stata considerata come un sintomo di decadenza nazionale.
Il governo francese spende l'1,5% del PIL per sostenere un'ampia gamma di attività culturali e ricreative (per converso la Germania stanzia lo 0,7% e il Regno Unito lo 0,5%). I sussidi alla cultura riguardano persino anticipi o prestiti versati ai produttori cinematografici, ma le statistiche riportano che la maggior parte di quel denaro non viene quasi mai restituita in toto. Comunque i guadagni provenienti da un 11% di tasse sul cinema vengono versati nella cassa sussidi. Canal Plus, la più importante pay-tv, deve spendere il 20% dei suoi proventi per acquistare film francesi. Per legge, il 40% degli spettacoli televisivi o musicali, deve essere francese. I canali TV fanno in modo che le produzioni francesi non siano quasi mai relegate nella fascia notturna. Il governo prevede esenzioni speciali per i lavoratori autonomi nel campo dell'arte. Pittori e scultori possono ottenere con i sussidi il loro atelier. Lo Stato inoltre finanzia un progetto del Ministero degli Esteri per mandare all'estero gruppi di artisti, insieme ai loro lavori, e sostiene 148 gruppi culturali, 26 centri di ricerca e 176 scavi archeologici all'estero.
Ma, nonostante tutti questi vantaggi, perché l'offerta culturale francese all'estero è in crisi? Un problema è rappresentato dai prodotti, la maggior parte dei quali è solo in francese, oggi solo la dodicesima lingua più parlata al mondo. Perdipiù, i maggiori organi di critica e pubblicità hanno sede in America o in Gran Bretagna. Negli anni '40 e '50 tutti sapevano che dovevano andare in Francia per essere notati, ora sanno che bisogna andare a New York. Un altro problema, secondo i detrattori, è rappresentato dai sussidi, i quali favorirebbero la qualità mediocre dei prodotti culturali, oppure anche dal protezionismo culturale francese, che diminuirebbe il loro appeal. Con un mercato caratterizzato dal protezionismo e dalla barriera linguistica, i produttori francesi possono fare affari a casa loro senza preoccuparsi di vendere all'estero. Solo 1 film francese su 3 viene esportato in Germania.
Tuttavia gli artisti francesi si stanno finalmente rendendo conto di non essere gli unici a giocare e che devono imparare a guardare oltre il pianerottolo di casa loro.
La carta vincente della Francia dovrebbe essere questa: spesso ciò che manca ancora a noi italiani e ad altri è quella sorprendente vivacità della letteratuta e della cinematografia francese.
Le minoranze arrabbiate ed ambiziose di Francia stanno facendo arte e cultura. La Francia è diventata un bazar multietnico di arte, musica e letteratura provenienti dalle banlieues e dagli angoli più disparati del mondo non bianco. Africani, asiatici, latinoamericani, con la loro musica, si stanno forse ritagliando più spazio in Francia che altrove. Film dall'Afganistan, dall'Argenitina, dall'Ungheria o da altri angoli del pianeta, iniziano a riempire i cinema. Autori di varie nazioni vengono tradotti in francese e, inevitabilmente, influenzeranno la prossima generazione di scrittori francesi. Nonostante le barriere protezionistiche, la Francia è un paradiso di conoscitori di culture straniere.
E cosa rende una nazione grande se non nuova energia infusa dai margini?
Jean-Paul Sartre, il gigante della letteratura francese post-bellica scrisse nel 1946 al governo statunitense per ringraziare l'America di aver prodotto Hemingway, Faulkner e altri scrittori che stavano allora influenzando la narrativa francese. "Vi restituiremo quelle tecniche che ci avete prestato", promise, "perché questo scambio incessante che fa riscoprire in altre nazioni ciò che una nazione ha inventato e poi 'rigettato' forse vi farà riscoprire la giovinezza eterna del 'vecchio' Faulkner in questi nuovi libri francesi."
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Ieri sera sono stato al cinema a vedere "Il mio amico giardiniere", in quanto mi piace molto Daniel Auteuil come attore. Ecco in breve il film:
Un pittore affermato, stanco di vivere a Parigi e prossimo al divorzio, decide di trasferirsi in campagna nella vecchia casa di famiglia, dove egli aveva trascorso la sua infanzia e la sua giovinezza. L'abitazione e il terreno sono però in grave stato di incuria e per questo il pittore, non avendo voglia di occuparsene, decide di cercare un aiuto. La scelta cade direttamente sul primo candidato, un ex-ferroviere in pensione, che egli subito scopre esser stato suo compagno di scuola. Le conversazioni e i giorni trascorsi con il suo amico giardiniere aiuteranno il pittore a ritrovare un mondo che credeva perduto per sempre. Nasce un grande affiatamento, fatto di ricordi e discussioni su due visioni opposte del mondo, quella urbana e sofisticata e quella naif del campagnard incolto ma sincero. Jean Becker mette in scena senza pretese una semplice storia di amicizia. Il film mette in scena il confronto tra la campagna delle cose semplici ma vere e una Parigi caricaturale fatta di traffico e vernissage dove si parla giusto per mettersi in mostra. Becker fa un'elegia delle cose concrete.

mercoledì 28 novembre 2007

John Lee Hooker - Hobo Blues

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Ieri sera ho casualmente scoperto su MySpaceTV questo video d'epoca, molto raro, datato 1969, con un John Lee Hooker in gran forma che interpreta uno dei suoi grandi successi. La qualità audio/video forse non è il massimo, però per me è stata una grande sorpresa, mi sono quasi commosso!

Teoria dei mondi piccoli


La Teoria dei piccoli mondi è una branca della teoria dei grafi che deve la sua esistenza, e la sua conseguente applicabilità e utilità, a studi riguardanti una pletora di discipline quali: biologia, economia, informatica e sociologia. La sua nascita può essere fatta risalire alla comparsa nel 1998 sulla rivista Nature dell'articolo Collective dynamics of «smallworld» networks dei due matematici Duncan Watts e Steve Strogatz.

Questa teoria generalizza ed esplora le caratteristiche di insieme che hanno reti connesse di elementi, indipendentemente dalle caratteristiche proprie degli elementi.
Reti, ad esempio, di router, compratori, partner, ecc., hanno almeno due caratteristiche simili: l'alto livello di aggregazione e il basso grado di separazione. La teoria illustra appunto come sia possibile conciliare questi due aspetti apparentemente contraddittori: il fatto che nonostante ogni elemento tenda ad avere relazioni prevalentemente con pochi altri (alta aggregazione) non impedisce di ottenere comunque una sua "vicinanza", tramite pochi intermediari, con qualsiasi altro elemento della rete (basso grado di separazione).

Tale studio ha fatto molto scalpore poiché dà una spiegazione generale a situazioni già osservate in particolari reti connesse di elementi (es. reti di persone, di computer, catene alimentari) in differenti campi scientifici. Un esempio abbastanza conosciuto sono i cosiddetti "sei gradi di separazione" osservati nelle reti sociali, cioè il numero di passaggi sociali (amici degli amici degli amici...) che separano, mediamente, qualsiasi essere umano da qualsiasi altro.

Esempio di grafo sociale delle conoscenze: affinché ci sia una conoscenza "indiretta" di tutte le persone del mondo (con una popolazione di 6 miliardi di persone) è sufficiente avere 24 conoscenze casuali (in senso matematico) ovvero conoscere una persona a caso su 250 milioni. La rete sociale ipotizzata in questo esempio non è però realistica visto che le conoscenze non sono casuali, ma tendono ad essere più "aggregate" (es. le persone conoscono prevalentemente gli individui che abitano vicino a loro). La rete delle conoscenze tra le persone è perciò più simile ad una rete piccolo mondo che ad una rete casuale.

Pensavo l'altra settimana, dopo aver casualmente rivisto, concentrate nell'arco di pochi giorni, alcune persone che non rivedevo da anni e che avevo quasi dimenticato e che pensavo di non rivedere più, che il mondo è veramente piccolo. Non solo, la gente mormora. Siamo inevitabilmente stati inseriti, a partire dalla nostra nascita, in un sistema nel quale siamo cresciuti, nel quale siamo stati educati e nel quale ci siamo scavati (o stiamo ancora tentando di farlo) una nicchia, per reclamare ciascuno il proprio spazio vitale all'interno della società. Nell'arco della mia breve vita ho conosciuto però anche individui che non volevano, o forse non ce la facevano a stare interamente soggetti alle regole del sistema all'interno del quale si erano ritrovati senza una loro scelta deliberata, hanno ponderato una decisione e hanno deciso, spesso anche con molte difficoltà e sacrifici, non di lottare contro questo sistema, dato che ormai sarebbe controproducente, se non quasi utopico, bensì di fuoriuscirne, per ricercare una vita alternativa, in pace con sé stessi, senza arrecar fastidio a questa società, alla nostra società fasulla.