venerdì 11 maggio 2007

LA LOGICA DEL VENTO: ESAD BABAČIĆ E PETER SEMOLIČ


La poesia di due quarantenni sloveni di Lubiana, poesia carnale che fa del corpo una realtà da toccare ed apprezzare in ogni sua sfaccettatura. Poesia concreta dove il vento sembra pesare quanto un macigno, dove la carne sprigiona desiderio, dove l'apparentemente insignificante volo di un'ape si carica del significato di una condizione di sofferenza legata alla mancanza di affetti. Questa poesia così reale e senza schermature dell'ego ci consegna due poeti che disvelano tutte le loro debolezze, le loro semplicità e il loro concetto di impellente necessità poetica.

ESAD BABAČIĆ

La logica del vento
E’ ripido e pallido/il paradiso del Triglav./Quando vi entri/le poiane/ti difendono/dagli spiriti maligni./Quando esci/sei buio,/più potente/del cielo/che muto/risplende.

A te
Mi vesto sempre troppo in fretta,/dopo ti aspetto a lungo,/troppo a lungo, la mia vita/si capovolge mille volte/prima che tu arrivi,/ed è primavera,/io invece nudo./Ad aspettarti.

Che cosa occorre alla poesia
Molta aria./E un paesaggio./In mezzo al paesaggio/un uomo che siede/accanto al fuoco/e si scalda le mani.

Autunno
L’ambiente è spaventoso,/perfino il boia chiude gli occhi/quando a una foglia/si tira il collo.

Lirica
Sei una nave./Io sono un marinaio ridicolo/che guarda minaccioso/verso il tuo ponte di comando.

Gennaio
Gennaio avvolgiti nella parola del nord/e perdona al freddo/che ti pianta/chiodi/nella coscienza.

Appartamento
Scambio la testa/e la mano invisibile/di un poeta/per un appartamento di tre stanze/senza pareti/e vicini./Do in affitto/il candore di un bambino/per un pugno/di realtà genuina/nella regione toracica.

I gelsi
Riconosco gli amici/siedono intorno a una tavola rotonda/e parlano di vetro/e della granitica esplosione della ragione/che ha fatto saltare in aria la loro gioventù./E dei gelsi,/la cui fragranza/non penetra/nei più reconditi/angolini delle loro narici.

PETER SEMOLIČ

La donna
Respira diversamente. Ti prende diversamente./Gambe differenti avvolge intorno ai tuoi fianchi./Occhi differenti, sconosciuti, ti scrutano intensamente./Un candore sempre diverso//risplende da sotto le sue ciglia./Durante l’amplesso e la perdizione di se stessa/ogni volta in un modo nuovo s’inturgidiscono i suoi capezzoli./Sono di sapore diverso. Hanno un altro profumo./E quando ricomincia a parlare, dopo un vasto mare di silenzio,//la sua voce ti sorprende, tanto è estranea./E’ lei a sconcertarti con la voce che senti per la prima volta./Perché non è la stessa donna che era ieri./Perché non è la stessa donna che sarà domani.

L’ape
Pensi che io abbia lasciato/nella tua pelle solo il pungiglione?/Ti sbagli./Vi ho lasciato/tutte le mie viscere,/tutto il mio intimo./Guarda/come mi sto spegnendo/tra i soffioni/nell’erba alta./Forse diventerò un fiore/dopo la mia morte./Un fiore grande e fragrante,/colmo di miele./Le api a mille/verranno a suggermi.

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