martedì 8 maggio 2007

Quando la realtà si confonde con la leggenda



Sono un appassionato di storia locale e mi hanno sempre affascinato gli aneddoti sulla Bologna del passato, soprattutto quella medievale, in cui la narrazione di fatti realmente accaduti si mescola talvolta con elementi di leggenda, mito o fantasia. All'uopo ho ritrovato un paio di storie che trattano rispettivamente della figura di Re Enzo e delle Due Torri.

La cattura di re Enzo e i tentativi che Federico II fece per riscattare il figlio, la fermezza dei bolognesi nel rifiutarsi di rilasciarlo hanno dato origine a leggende raccolte e divulgate da cronisti. È storicamente provato che i bolognesi trattarono con molta deferenza il loro prigioniero, lasciandogli la compagnia dei cavalieri tedeschi e italiani che erano stati catturati con lui. Mentre di giorno gli veniva riservato un salone nel "palazzo nuovo", risulta che di notte veniva trasferito in un piccolo ambiente, chiuso con due serrature; ben presto si affermò che veniva messo in una gabbia appesa al soffitto e guardata a vista. Poi si disse che era anche incatenato, ma con catene d'oro. È attestato che il Comune di Bologna si preoccupava di procurare i cibi graditi al suo prigioniero e gli consentiva anche di ricevere visite femminili: nel suo testamento Enzo ricorda tre figlie naturali, ma la leggenda aggiunge un figlio. Il re si sarebbe innamorato di una contadina, Lucia di Viadàgola, alla quale soleva dire: "Anima mia, ben ti voglio"; così al bambino che venne al mondo venne dato il nome di Bentivoglio, e fu il capostipite della casata sei signori di Bologna, casata che in realtà a quel tempo esisteva già e stava facendosi avanti. Ben trattato, ma prigioniero, Re Enzo, si racconta, tentò la fuga nascosto in una "brenta", cioè in uno di quei recipienti lunghi e stretti che servivano per trasportare il vino; ma una vecchia che vide sopravanzare dalla "brenta" i lunghi capelli biondi del re, dette l'allarme e il fuggitivo fu ripreso. Quando morì, non ancora cinquantenne, Re Enzo fu sepolto onorevolmente a S. Domenico, ma anche i suoi funerali, passando da un cronista all'altro diventano sempre più festosi. L'iscrizione funebre è andata perduta, ma la tomba esiste ancora, segnata da un'enfatica epigrafe settecentesca , ornata di un medaglione con l'immagine del re.

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Simbolo di Bologna e testimonianza della sua vitalità medievale, le due torri furono erette nel XII secolo da due nobili famiglie ghibelline: gli Asinelli e i Garisendi.
La Torre degli Asinelli, pendente verso ovest di 2,23 m, è la più alta (97,6 m) e spicca su tutti gli altri edifici cittadini. Una scala di 498 gradini conduce fino in cima; dall'alto si gode una splendida vista sulla città.
La Torre Garisenda misurava in origine 60 m, ma fu abbassata nel Trecento per timore di un crollo. Oggi è alta 48 m circa e ha una pendenza di 3,22 m verso nord-est. E questa è la storia vera, ma vediamo la leggenda:

Nel 1100, un giovane bolognese che lavorava come operaio per trasportare sabbia e ghiaia insieme ad altri muratori, fu soprannominato Asinelli per il fatto che per il suo lavoro si serviva di alcuni asini. Un giorno il ragazzo, passando nei pressi della casa di una nobile famiglia vide alla finestra una bellissima ragazza della quale si innamorò. Chiestane la mano al di lei padre si sentì rispondere che avrebbe avuto in sposa la giovane se fosse stato in grado di costruire la più alta torre della città. II nobile e ricco signore naturalmente, così dicendo, pensava che il fatto mai potesse accadere. E invece il giovane, aiutato dalla fortuna, vi riuscì. Mentre stava scavando sabbia e ghiaia nel fiume Reno, a un tratto vide luccicare qualcosa sul fondo dell'acqua chiara. Erano nientemeno che monete d'oro e il povero operaio si mise con tanta lena a scavare che in bre ve tempo raccolse tanto oro da fare il carico ai suoi asinelli. In possesso di tanta ricchezza non era difficile costruire la più alta torre della città e infatti, chiamato un muratore, gli ordinò di costruire nel centro della città un'altissima torre. Dopo un lungo lavoro durato nove anni la torre fu terminata e i1 giovane poté sposare la fanciulla della quale era innamorato. Asinelli lui, Asinelli la torre dunque, nata, secondo la leggenda, da un grande amore.

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