martedì 26 giugno 2007

Il sole è andato a dormire


Chissà perché quando è sera si acuisce in certe persone il bisogno di sentire accanto a sé un po' di calore umano.


In un arrangiamento d'inizio anni '70 di un suo classico dal titolo "Country Boy", il mitico John Lee Hooker canta con profonda voce sciamanica: "...I need someone who leads me through the night, I need someone who tells me when I'm wrong...". Sono portato a pensare alla figura di una donna, che spesso assurge a salvifica creatura in determinate creazioni artistiche dettate dal cuore e dalla passione.


Una volta un disegnatore di fumetti francese, di cui ora non riesco a ricordare il nome, realizzò la storia a fumetti della vita di John Lee, paragonando la sua prima profonda, magnetica produzione artistica degli esordi da solista, accompagnato dal battito incessante del piede e da una chitarra dal suono soprassaturo, al "periodo blu" di Pablo Picasso.


Il "periodo blu" di Picasso (1901-1904) consiste di dipinti realizzati nei toni del blu e del turchese, solo occasionalmente ravvivati da altri colori. Si tratta, come dice il nome stesso, di una pittura monocromatica, giocata sui colori freddi, dove i soggetti umani rappresentati, appartenenti alla categoria degli emarginati e degli sfruttati, sembrano sospesi in una atmosfera malinconica che simboleggia l’esigenza di interiorizzazione.

lunedì 25 giugno 2007

Pensieri, riflessioni, carteggi, saggezza...


In occasione della mostra dedicata al pittore bolognese Nino Bertocchi, organizzata presso la Casa Saraceni di Via Farini a Bologna e curata da Beatrice Buscaroli Fabbri, è stato distribuito un libricino che racchiude 5 significative lettere che nel periodo della Resistenza il pittore scrisse ad alcuni amici sfollati e a Giacomo Manzù. Una di queste lettere è la mia preferità e racchiude in sé alcuni passaggi che ora andrò parafrasando. Bertocchi fa riferimento alla situazione di lotta quotidiana ed anarchia causata dalla guerra civile, con gli sforzi di nervi della povera gente perennemente intenta a salvare la propria pelle. Riporto testuale una delle frasi del corpo della lettera: "Eppure, a volte, si vorrebbe non essere così legati alla nostra «pazzia», esser più liberi e più disperati: tanto da poter buttarsi in un'azione capace di vendicare tutto il dolore che strazia gli uomini."
Bertocchi, riferendosi a Manzù, evoca una sorta di figura mitica di santo moderno predicatore nel deserto. Il suo verbo, le sue parole, non sono ascoltate da tutti, comprensibili a tutti, ma poco importa, l'obiettivo è già raggiunto se nel deserto si incontrerà qualche eremita che ascolterà e farà tesoro di ogni parola.
Nel terrore e nel silenzio prodotti dalle macerie causate dai bombardieri di guerra, nella tragedia quotidiana del vivere sul filo di un rasoio, l'artista sensibile spera che l'Italia risorga ben presto dalle sue macerie, e nel frattempo cerca di trovare pace e conforto nella limpidità di certe mattinate appenniniche e nel silenzio di forre lontane dalle strade battute dagli uomini.
L'immagine allegorica della predica al deserto nella speranza che qualcuno ascolti mi ha fatto tornare alla mente un proverbio africano e due frasi di due personaggi storici del XX secolo che racchiudono tutta la speranza per una soluzione ai problemi che attanagliano il pianeta e l'umanità: la tutela e il rispetto dell'ambiente, il no alla guerra portatrice di carestie, distruzione, odio e morte, guerra che fa solo gli interessi di ricchi cosmocrati, e infine una speranza per la pace e la non violenza.
Il proverbio africano recita: "Dai alla terra, e la terra ti darà"; John Fitzgerald Kennedy disse: "L'umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all'umanità"; Gandhi disse: "Per praticare la non violenza bisogna essere intrepidi ed avere un coraggio a tutta prova".

Ricorrenze, ricordi, celebrazioni, memorie...


Quest'anno, in agosto, ricorre il trentennale della morte di Elvis Presley. Si prevedono grosse celebrazioni a Memphis, nel Tennessee. Singolare che di una rockstar, invece di celebrarne la nascita (Elvis era nato l'8 gennaio), se ne celebra la scomparsa...forse perché a Memphis a gennaio fa troppo freddo...
Sette anni prima della morte di Elvis, dopo il festival di Woodstock e la morte delle 3 J (Janis Joplin, Jimi Hendrix e Jim Morrison), si chiude un ciclo e inizia ad aprirsene un altro. Si chiude la stagione della Summer Of Love e il movimento hippy e del Flower Power iniziano la loro china discendente. Da lì a 5 anni si dichiarerà chiusa la guerra in Vietnam e finirà un'epoca di grandi contestazioni, di manifestazioni politiche e di passioni. In musica inizierà l'abbattimento dei generi ed altri tipi di sperimentazioni e fusioni. Uno dei primi paladini sarà Carlos Santana col suo gruppo.
I 500.000 di Woodstock vollero imporsi come la Nuova Generazione: un'altra cultura, messaggi positivi. Politica, figli dei fiori, rock, spinelli, happening, dibattiti, riunioni e assemblee, dagli USA, alla Francia, all'Italia.
Mi permetto, attraverso la musica, di fare dei parallelismi. Che cosa resta di quel periodo? Con la caduta del Muro, dell'Unione Sovietica, del mondo bipolare e della Guerra Fredda e con l'avvento del mondo unipolare neocon ed imperialista americano, ha ancora un senso essere legati ad ideali ed ideologie di una sinistra storica e tradizionale? Karl Marx in Skorpion und Felix scrisse: "Dimmi tu, mortale, da che parte soffia il vento, o se Dio ha un naso, e io ti dirò cos'è destra e cos'è sinistra".

domenica 24 giugno 2007

Italì


L'Italia, per non dare l'impressione di rimanere indietro rispetto ai cugini europei, vuole mostrarsi, attraverso i servizi in tv di costume, come un paese dove la società e i costumi stanno cambiando, si stanno evolvendo. E' vero, rispetto forse a mezzo secolo fa la situazione è radicalmente cambiata, ma come ce lo spieghiamo il fatto di un paese che a parole vuole apparire più laico, quando poi, dovendo destinare l'otto per mille la chiesa cattolica riceve ancora l'89,16% delle preferenze dei contribuenti? Fatta una botta di conti sono praticamente 9 italiani su 10. Alzi la mano chi sa con certezza dove viene destinato l'otto per mille alla chiesa cattolica. Di sicuro non tutto in beneficenza ai paesi dell'Africa...
In questa settimana che sta volgendo alla conclusione ricordiamo che c'è stato uno sciopero dei treni dalle 21 di giovedì alle 21 di venerdì. Per andare a trovare i miei parenti nel fine settimana sono stato quindi costretto a partire ieri mattina. Premesso che il posto, per essere sicuro di viaggiare da seduto, l'ho dovuto prenotare con discreto anticipo, avendo il discreto culo di beccare uno degli ultimi tre, dico tre, posti rimasti, c'è anche da dire che abbiamo viaggiato col treno stracolmo, pieno murato, con tanta gente in piedi che faceva fatica sia a salire che a scendere. Sono giunto a destinazione con 35 minuti di ritardo e stavolta mi è anche andata fatta grassa, ma rimane comunque il fatto che quella tratta, sulla quale viaggio spesso (Bologna - Porto San Giorgio, nelle Marche), rimane maledetta, senza contare le condizioni spesso pietose in cui versano le carrozze e gli annessi cessi. Vi giuro che quando sento la pubblicità delle Ferrovie che dice "Insieme muoviamo l'Italia" le mani iniziano a prudere, con la conseguente voglia di spaccare qualcosa...
Tornando al confronto tra noi e i nostri cugini d'Europa, se l'Italia vuole veramente stare al passo, dovrebbe abolire quel suo modo borbonico ed aleatorio che ancora serba di considerare il tempo. Sembra quasi che per servizi, trasporti e quant'altro sia di pubblica utilità, il tempo diventa elastico...
L'Italia rimane un paese al plurale, ancora con una vera e profonda mancanza d'unità (povero Garibaldi, di cui quest'anno ricorre il bicentenario della nascita), un agglomerato di province, regioni, campanili. Ricordiamo che l'Italia è un paese con ben 5 regioni a statuto speciale, le quali ricevono finanziamenti statali e dove spesso si governa in libertà e dove vigono benefici e privilegi fiscali. Secondo me il sistema delle autonomie andrebbe un attimo revisionato e reinventato dal parlamento, però mi fermo qui perché non vorrei far intendere questo mio discorso come un'aspra polemica.
Ma vorrei concludere ora il discorso, esulandomi dal generale tono di polemica, per parlare anche di una cosa bellissima: il variegatissimo panorama enogastronomico italiano, ricchissimo di specialità e prelibatezze culinarie, nonché di ottimi vini. Non per niente da noi è nato il movimento Slow Food, nato per combattere la standardizzazione e l'omologazione dei gusti, indotta nei consumatori dalla globalizzazione, e per recuperare ciò che si stava perdendo.
Il cibo non è solo ciò che mangiamo, il cibo definisce i nostri valori, il nostro status, la nostra salute. Il famoso detto ottocentesco del gastronomo francese Jean Anthelme Brillat-Savarin "Dimmi come mangi e ti dirò chi sei", andrebe un attimo ampliato: "Dimmi come mangi e ti dirò chi sei, dove vivi, chi sono i tuoi vicini, come funziona l'economia del tuo paese, qual è la storia del tuo paese, come sono le relazioni con l'estero e qual è lo stato dell'ambiente." Se guardiamo al cibo riusciamo a capire meglio l'epoca nella quale viviamo.

venerdì 22 giugno 2007

Cûl e patâja


Cûl, parola del vernacolo petroniano dal significato inequivocabile; patâja = sempre bolognese per "lembi della camicia". Come diceva Totò in una delle sue battute: "E' la somma che fa il totale".
Ad orecchie allenate giungono intelligibili rumori di sommovimenti sotterranei. Sono le talpe operaie del Grande Centro che si preparano all'emersione in superficie, alla luce del sole.
Buon weekend bella gente!

giovedì 21 giugno 2007

Lo stato dell'arte

Riflettevo su una cosa. La letteratura e il teatro possono ancora svolgere una funzione sociale ed educativa per la società, nel XXI secolo?
Secondo me è vero in parte, nella misura in cui certi spettacoli o certe opere scritte riescono ancora a raccogliere intorno a sé un pubblico di spettatori o lettori, però poi bisogna anche andare a verificare che cosa rimane di certe opere nella testa e nel cuore della gente, se queste opere riescono ancora a spingere la gente a riflessioni e considerazioni sulla società, a contribuire per un cambiamento.
Riflettevo anche sulla polemica di certi cittadini bolognesi, i quali affermano che per vedere una mostra d'arte di pittori o scultori classici e noti bisogna andare fuori porta, in altre città. Hanno ragione. Bologna ha imboccato la strada della sperimentazione e dell'arte moderna, segnate dalla recente inaugurazione del MAMbo, ma bisogna vedere fino a che punto la strada dell'arte moderna e contemporanea paga. Secondo me una citta importante come Bologna dovrebbe saper mantenere anche percorsi espositivi dedicati agli artisti più amati e noti al grande pubblico, non facendo solo cose di nicchia. In questo modo si attirerebbero in città più turisti ancora, e la città si farebbe un po' di pubblicità. Città come Padova o Forlì quest'anno ce lo hanno insegnato con grandi mostre dedicate a De Chirico e Lega.

mercoledì 20 giugno 2007

Che cosa vedi?


E' una ragazza di schiena o una vecchia signora di profilo?

martedì 19 giugno 2007

Incomunicabilità

Pirandello affronta con una prosa nuova e di grande efficacia il tema della difficoltà di comunicare.


Secondo Pirandello l’incomunicabilità è dovuta a:


1) L’impossibilità di avere un’unica realtà oggettiva e uguale per tutti
2) Il bisogno di far combaciare le opposte visioni di una realtà diversa per ciascuno di noi


3) La conseguente impossibilità a stabilire un terreno di colloquio e di comunanza (che genera conflitto)


4) L’accettazione della propria solitudine, e quindi del carcere (quella forma o maschera che imprigiona la vita) in cui la visione degli altri, che non coincide con la nostra, ci ha inchiodato.
Pirandello tuttavia attraverso la pietà trova la forza per superare l'individualismo esasperato. La pietà ha una duplice valenza: la pietà dell’artista per gli uomini che pensano di possedere la verità e la pietà reciproca attraverso cui gli uomini riescono a riconoscere empaticamente il dolore degli altri e la loro stessa esistenza.


Altro elemento che secondo Pirandello contribuisce alla incomunicabilità è il contrasto tra apparenza e realtà. Per Pirandello gli uomini non sono più persone, cioè soggetti integri, coerenti, compatti, ma personaggi, in quanto costretti a recitare una parte all’interno della commedia sociale. Ogni uomo, insomma, porta di necessità una maschera e recita il ruolo che la società o le convenzioni o i propri ideali astratti gli impongono. L’esistenza normale diventa forma che blocca e paralizza la vita.


Citazione da "Sei personaggi in cerca d'autore": “Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per se, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non c’intendiamo mai!”

lunedì 18 giugno 2007

Pillole amare


Un’altra lunga settimana ricomincia. Il lato dolce del weekend è stato quello per me di circondarmi della piacevole compagnia di amici e di letture, essendo l’unico periodo della settimana in cui trovo veramente del tempo per leggere ed informarmi.
Il lunedì già di per sé è un giorno difficile ed infausto, ed iniziare la settimana con un umore accettabile risulta maggiormente arduo se si viene a conoscenza di certe notizie.
Ieri mi sono intrattenuto con degli amici di famiglia di ritorno da un bellissimo viaggio lungo il sud della Spagna. E’ stato per me un piacere ascoltare il dettagliato resoconto dei luoghi visitati e delle loro peculiari caratteristiche, ed è stato interessante fare un confronto con la Spagna che i miei genitori avevano visitato quasi trent’anni fa, poco dopo l’uscita del Paese dagli anni bui del franchismo. E’ stato bello sentire l’ennesima testimonianza di un Paese in grande crescita economica (anche se la ricchezza non è ancora del tutto equamente distribuita), sino al momento in cui insieme abbiamo tracciato il parallelismo con l’Italia, e allora l’umore è cambiato. La Spagna possiede strutture turistiche ed un’attenzione nei confronti dei visitatori stranieri che dovrebbe fare invidia alle nostre più grandi e rinomate città d’arte. Senza dimenticare che noi italiani siamo sempre fondamentalmente rimasti un popolo di provinciali, un frazionato agglomerato di province e regioni, ciascuna attaccata al proprio campanile. Ne è uno specchio evidente di tutto questo il mondo politico italiano, il quale, invece di unirsi e rafforzarsi per risolvere i problemi sempre più gravi dello Stivale, continua a litigare in parlamento e nei dibattiti televisivi continuando ad inanellare smentite su smentite. Da ultimo siamo riusciti a farci scalzare dagli spagnoli anche per quanto riguarda – qualitativamente e dal punto di vista dell'acquisizione di quote di mercato – il mediterraneo olio d’oliva, e questo grazie ancora alle solite frodi alimentari che ogni tanto da noi rispuntano.
Passiamo ora a bomba sul petrolio. E’ ormai sin troppo evidente che l’America continua ad alimentare la carneficina in Iraq nel disperato tentativo di salvare il salvabile della faccia di Bush. E’ ormai si troppo evidente che fin dall’inizio questa guerra è stata fatta per il petrolio, e che a causa dei disastri e dell’anarchia imperante in “Mesopotamia” il prezzo del greggio è schizzato alle stelle. Conseguenza? E’ il Canada, con lo Stato dell’Alberta, capitale Calgary, NON l’Iraq, ad essere ora tra i principali fornitori di petrolio degli USA. Non ci credete? Leggetevi l’articolo di Naomi Klein su L’Espresso di questa settimana.
Concludo con il Congresso della Sinistra Europea che si è tenuto a Roma, facendo riferimento al discorso di Bertinotti, sul quale ieri i telegiornali ci hanno ampiamente documentato. E’ curioso notare come egli faccia ora finalmente appello ad un’unione vera e solida della sinistra italiana a sinistra del futuro PD, pena, così afferma, la scomparsa della sinistra stessa. E questo dopo – finalmente – che Sinistra Democratica, dalla scissione con il Congresso di Firenze, gli propose di unire tutte le forze e gli schieramenti a sinistra dei DS nel nome del socialismo europeo e di un partito dei lavoratori. Ricordiamo che all’invito di Mussi lui rispose: “Socialismo? Ma io sono comunista”…Fa ora piacere vedere che almeno un po’ lui si sia ravveduto…
Una buona e serena settimana a tutti.

venerdì 15 giugno 2007

Un sereno weekend...

...durante il quale vi auguro possiate dedicarvi alle vostre attività preferite, coltivando svaghi o semplicemente votandovi ad un sano "svacco" :-)
Il buon vecchio Elvis una volta disse: "Ho avuto una buona lezione dalla natura umana: è importante circondarsi di gente che ti può dare un po' di felicità, perché si vive una volta sola, e non si ritorna per un bis."
Vi auguro che questo possa essere anche un weekend da dedicare all'informazione, sempre per rimanere vigili su ciò che ci frulla intorno e per tenere allenata la propria libertà di giudizio e di pensiero, da dedicare a sane letture all'aria aperta, o alla riflessione.
A questo scopo vi saluto, augurandovi un buon weekend e regalandovi alcune massime di Vauvenargues, per combattere l'atrofizzazione cerebrale del XXI secolo nella società della comunicazione, la quale paradossalmente rende spesso difficile la comunicazione stessa tra esseri dotati della facoltà di parlare.
Amiamo persino le lodi che non crediamo sincere.
Coloro che disprezzano l'uomo non sono grandi uomini.
Criticare uno scrittore è facile. Il difficile è apprezzarlo.
I consigli ritenuti più saggi sono sempre quelli meno adatti alla nostra situazione.
I grandi pensieri vengono dal cuore.
I grandi uomini intraprendono le grandi imprese perché sanno tali; i pazzi perché credono facili.
I pigri hanno sempre voglia di far qualcosa.
Il bisogno avvelena i mali che non può guarire.
Il commercio è la scuola della frode.
Il frutto del lavoro è il più dolce dei piaceri.
Il pretesto abituale di coloro che fanno l'infelicità altrui è che vogliono il loro bene.
Il pubblico non ha l'obbligo di essere grato alle persone senza talento della fatica che fanno a scrivere.
La chiarezza adorna i pensieri profondi.
La coscienza della propria forza l'accresce.
La coscienza è la più mutevole delle regole.
La mediocrità di spirito e la pigrizia fanno più filosofi che la riflessione.
La ragione ci trae in inganno più spesso della natura.
La servitù avvilisce gli uomini sino a farsene amare.
L'arte di piacere è l'arte di ingannare.
L'onestà, che ai mediocri impedisce di raggiungere i loro fini, per gli abili è un mezzo di più per riuscire.
Nessuna cosa di lunga durata è molto piacevole, nemmeno la vita; tuttavia l'amiamo.
Nessuno è più esposto all'errore di chi agisce soltanto per riflessione.
Nessuno, quanto gli sciocchi, si crede capace di ingannare le persone intelligenti.
Per sapere se un pensiero è nuovo, non c'è che un mezzo: esprimerlo con la massima semplicità.
Quando un'innovazione è troppo difficile da introdurre è segno che non è punto necessaria.
Sappiamo più cose inutili di quante ne ignoriamo di necessarie.
Si dicono poche cose solide, quando si cerca di dirne di straordinarie.
Si rivolta un pensiero come un abito, per servirsene parecchie volte.
Sono più grandi le fortune che i grandi ingegni.
Talvolta i nostri difetti ci legano l'uno all'altro tanto strettamente quanto la virtù stessa.
Vi sono persone che senza i loro difetti mai avrebbero fatto conoscere le loro qualità.
Un segno grave di mediocrità è il lodare sempre con moderazione.
Bisogna mantenere le forze del corpo per conservare quelle della mente.
Chi è nato per obbedire, obbedirebbe anche sul trono.
Chi sa tutto soffrire può tutto osare.
Come sono inutili anche i migliori consigli, quando le nostre stesse esperienze ci insegnano così poco!
Disprezza i grandi progetti chi si sente incapace di grandi successi.
Disprezziamo molte cose per non disprezzare noi stessi.
È più facile dire cose nuove che mettere d'accordo quelle che sono state già dette.
È un grande segno di mediocrità lodare sempre moderatamente.
È un errore creder di aver fatto fortuna quando non si sa goderne.
Finisce col dire poche cose importanti, chi cerca di dirne sempre di importantissime.
Il difficile non è essere intelligenti, ma sembrarlo.
L'odio dei deboli non è così pericoloso come la loro amicizia.
L'orgoglio è il conforto dei deboli.
La buona tavola è il primo vincolo della buona società.
La clemenza vale di più che la giustizia.
La pazienza è l'arte di sperare.
Le massime degli uomini scoprono il loro cuore.
Le tempeste della gioventù sono circondate di giorni splendenti.
Molti uomini vivono felici senza saperlo.
Nell'infanzia di tutti i popoli, come in quella dei singoli individui, il sentimento ha sempre preceduto la riflessione ed è stato il suo primo maestro.
Non ci sono persone più acide di quelle che son dolci per interesse.
Non è nato per la gloria chi non conosce il valore del tempo.
Per operare grandi cose, bisogna vivere come se non si dovesse mai morire.
Se è vero che le nostre gioie sono brevi, la maggior parte delle nostre afflizioni non sono ben lunghe.
Se non si scrive perché si pensa, è inutile pensare per scrivere.
Tutti gli uomini nascono sinceri e muoiono bugiardi.
Un principe è grande e degno d'amore quando ha le virtù di un re e i difetti di un privato cittadino.
Una massima che abbia bisogno di essere spiegata non vale niente.

giovedì 14 giugno 2007

Sweet Black Angel


I got a sweet black angel
I love the way she spreads her wings.

I got a sweet black angel
I love the way she spreads her wings.

When she spreads her wings around me
She brings joy and everything.

I love my black angel
I'll tell you the reason why

I love my black angel
I'll tell you the reason why.

Well, if my black angel should quit me
I believe I would die.

[...]

(Corey Harris)

mercoledì 13 giugno 2007

Piero Della Francesca


In questi giorni, pensando intensamente a programmare la visita alla mostra dedicata a Piero della Francesca ad Arezzo, e pensando che già 5 secoli prima della nascita del movimento della metafisica egli ne era stato un precursore di alcuni dei suoi caratteri fondamentali, ho ripensato con piacere alla mostra di De Chirico a Padova, conclusasi il 27 maggio scorso, considerando che De Chirico non è stato solo il pittore di angosciose immagini allegoriche, delle famose piazze d'Italia o di interni metafisici, ma che in un suo periodo aveva recuperato alcuni caratteri del classicismo, svelando tutto il suo interesse in materia attraverso alcune opere non meno significative di quelle più usuali e note.L'interesse sistematico di de Chirico allo studio degli antichi, al mondo omerico e miceneo, al reperto arheologico, fa tornare alla mente il gusto all'antico del collezionismo romano rinascimentale della corte papale, le ricognizioni sistematiche del '600 e gli scavi italiani di Pompei nel '700. Sono numerose le statue antiche (Cleopatra, Apollo, Euripide, Minerva solo per citare le sculture presenti nei Musei Vaticani) che entrano a far parte della costruzione metafisica e testimoniano la volontà di de Chirico di porsi in una condizione di artista colto ed accademico utilizzando proprio questa propensione e disposizione all'antico, ai capolavori della scultura classica. Il mondo antico occupa scenari di invenzione e di evocazione: la memoria dell'arte e dell'architettura, la cultura classica e la filosofia, diventano la linfa vitale della prima rivelazione della pittura metafisica nel 1910, in piazza Santa Croce a Firenze, con un dipinto come L'enigma di un pomeriggio di autunno.Nel 1919 c’è il recupero della grande arte del passato. Ne dà annuncio, sin dal titolo, il quadroRitorno del figliol prodigo: singolare collage di citazioni da Carpaccio, Andrea del Sarto, Mantegna, Poussin. Robada mandare in visibilio i transavanguardisti di oggi. Ma il pentimento fu dettato anche da ragioni pratiche:l’insuccesso delle opere metafisiche, la pressione della nuova moglie, l’ebrea bielorussa Isabella Far, implacabile managerdelle sue fortune. Ora si firma pictor classicus. Tuttavia resta alta la vibrazione fantastica nel gruppo dettodelle «ville romane» . Le nostalgie classicheggianti sono assorbite in calda sospensione sentimentale della natura e deltempo. Ne è culmine magico il Paesaggio romano del 1922.

martedì 12 giugno 2007

Continua a piovere...


Oggi mi sono piacevolmente imbattuto per la prima volta nella figura di Luc de Clapiers, marchese di Vauvenargues, scrittore francese, moralista, saggista.
Nacque a Aix-en-Provence, da una nobile famiglia non benestante. Durante i suoi studi al collegio di Aix non studiò né il latino né il greco ma divenne un grande ammiratore di Plutarco del quale aveva letto le opere tradotte.
Entrò nell'esercito e vi rimase per dieci anni, prendendo parte alla guerra di successione polacca, alla campagna d'Italia del Maresciallo Villars nel 1733, e alla disastrosa spedizione in Boemia per sostenere le ambizioni di Federico II di Prussia sulla Slesia, nella quale i francesi furono scaricati dai loro alleati. Vauvenargues prese parte alla ritirata del Maresciallo de Belle-Isle di Praga. Malgrado una lunga permanenza all'ospedale di Nancy per un congelamento alla gamba non si rimise mai completamente. Partecipò alla battaglia di Dettingen, e di ritorno in Francia, fu di stanza ad Arras. Fine della sua carriera militare.
Il suo amico, il marchese di Mirabeau, autore de' L'Ami des Hommes e padre dell'uomo politico, lo spinse a volgersi verso la letteratura, ma era troppo povero per andare a Parigi. Cercò invano d'entrare nel servizio diplomatico. Un attacco di vaiolo mise fine del resto a questa possibilità di carriera.
Vauvenargues si trasferì a Parigi nel 1745 e vi condusse una vita ritirata, frequentando pochi amici tra i quali Jean-François Marmontel e Voltaire. Tra i suoi corrispondenti c'era l'archeologo Fauris de Saint-Vincens. Su consiglio di Voltaire e le esortazioni di Mirabeau, ignorò le obiezioni di suo padre e si lanciò nella scrittura. Riprese le osservazioni e le note segnate su carta e pubblicò nel 1746, coperto dall'anonimato, una Introduction à la connaissance de l'esprit humain, seguita da qualche Réflexions e Maximes. Il libro non passò completamente inosservato, ma l'accoglienza non fu molto calorosa. Voltaire che non aveva mai dubitato del suo talento, incitò Vauvenargues a riprendere la sua opera per rendere il libro eccellente dal principio alla fine in vista di una seconda edizione. Egli seguì i consigli di Voltaire, ritoccò lo stile in molti punti e soppresse più di duecento pensieri. Questa edizione, pubblicata nel 1747, dopo la morte di Vauvenargues, dagli abati Trublet e Séguy è la più fedelle alle idee del moralista.
Vauvenargues avrebbe, forse, completato la sua Introduction à la connaissance de l'esprit humain, se la morte non l'avesse improvvisamente colpito.
Morì a Parigi il 28 maggio 1747, non aveva ancora trentadue anni. In base a diversi ritratti, si scopre un'anima pura e fiera, generosa e tenera, colma di ideali. Un uomo di giudizio saldo, lucido e poderato, non privo di finezza.
Ha lasciato pochi scritti ma il loro interese è considerevole. La principale differenza tra Vauvenargues e il suo famoso predecessore La Rochefoucauld è che Vauvenargues ha una nobile idea dell'Uomo, e che è anche più incline allo stoicismo che alle teorie epicuree.
Leggete questa, è una delle sue massime: "Tutti i nutrimenti non convengono a tutti i corpi, tutti gli oggetti non sono adatti a toccare certe anime. Chi crede gli uomini arbitri sovrani dei loro sentimenti, non conosce punto la natura. I savi si sbagliano altresì quando offrono alle passioni la quiete: le passioni ne sono nemiche. Essi vantano i pregi della moderazione a chi è nato per l'azione e una vita tumultuosa: che cosa importa a un malato della squisitezza di un banchetto che gli fa nausea? Noi non conosciamo tutti i difetti del nostro animo; ma anche se potessimo conoscerli, ben di rado vorremmo vincerli. Le nostre passioni non sono qualcosa che possiamo scindere da noi medesimi; certune costituiscono tutto il fondamento e tutta la sostanza della nostra vita. La virtù sincera non abbandona chi l'ama; i vizi stessi di un uomo bennato possono concorrere ala sua gloria".

lunedì 11 giugno 2007

La ripresa baltica



L’Europa possiede aree geografiche che in questo periodo stanno conoscendo un boom economico. Non sto parlando solo della Spagna, la cui ripresa è iniziata lentamente da circa un ventennio, dopo gli anni bui del franchismo. Sto parlando anche dei Paesi che si affacciano sul Mar Baltico, alcuni dei quali sono nuovi entrati nell’UE. Lettonia, Estonia e Lituania sono tra i paesi che stanno vedendo un costante aumento del volume d’affari e del reddito pro-capite.
Storicamente, l’area del Baltico ha conosciuto periodi di splendore, dal Regno di Svezia (durante il quale Riga, capitale della Lettonia, era il centro più importante, ben più importante della piccola capitale Stoccolma), al periodo d’oro degli scambi commerciali della Lega Anseatica.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’avvento della Cortina di Ferro, i paesi baltici e non solo hanno conosciuto l’isolamento dal resto d’Europa e del mondo, e lo stesso porto d’Amburgo ha visto calare il suo peso e la sua importanza.
Ma ora stiamo assistendo ad una ripresa, data dalla rinascita della cantieristica navale – che sta creando nuovi posti di lavoro – e dall’aumento degli scambi portuali, nonché data dai flussi turistici verso soprattutto Estonia e Lituania.
Se vogliamo fare un discorso geografico-economico di più ampio spettro, includendo in esso anche i Paesi scandinavi, potremmo dire che la forza di questa parte d’Europa è data dalla Norvegia con la sua ricchezza di risorse naturali, dalla Svezia con il suo legname e le sue fucine di talenti, e da Finlandia ed Estonia con la loro corsa all’innovazione tecnologica. Non dimentichiamo che in Finlandia ha sede la Nokia, multinazionale che contende all’americana Motorola il primato della telefonia mobile, e che l’Estonia è il Paese nel mondo più all’avanguardia in fatto di tecnologia informatica: quasi tutto il Paese è cablato per la navigazione wireless; gi estoni votano e pagano le tasse on-line; Skype, il più conosciuto programma per telefonare e fare videoconferenze su internet, è stato creato da un progetto congiunto danese-svedese a partire da un codice sorgente estone.
Pertanto, tornando all’Europa nella sua globalità, se l’UE fatica ancora a conquistarsi un peso diplomatico e politico sullo scacchiere internazionale, oscurata ancora dagli USA (le decisioni prese al G8 di Rostock lo confermano), può per lo meno contare sul suo crescente peso economico, dato dall’euro forte e dalla ripresa di alcuni suoi Paesi.
Per concludere, tornando un attimo al discorso poco sopra dell’Estonia tecnologica, esiste anche il rovescio della medaglia, il quale conferma ancora una volta la debolezza del mare magnum di internet nei confronti di pesanti attacchi informatici organizzati. E’ di pochi giorni fa la notizia che, in seguito alla rimozione da parte del governo estone del controverso monumento dedicato ai soldati sovietici caduti in guerra, i siti istituzionali estoni sono stati preda di attacchi informatici, si pensa ad opera di hacker russi. Lo stesso Alexander Neill, capo dell’Asia Security Programme presso il Royal United Services Institute di Londra, suppone che organizzazioni terroristiche come Al-Qaeda si siano già dotate di pirati informatici per utilizzare attacchi al fine di sabotare informazioni, rubare dati confidenziali, cancellare password, scaricare documenti segreti e, in breve, inoculare potenti virus o infiltrare cavalli di Troia per seminare il panico informatico.

domenica 10 giugno 2007

La nuda verità

Con l’espressionismo e il surrealismo la sessualità era stata già condotta nel terreno dell’arte e con Gustav Klimt l’erotismo e la donna diventano i soggetti preferiti della pittura.
Klimt ci regala Eva, la donna per eccellenza, ritratta in tutte le pose immaginabili, anche le più ardite. La donna seduce non più con la mela ma attraverso le sinuosità del suo corpo nudo. Il contatto con la vitalità sarà uno dei tratti fondamentali dell’arte klimtiana.
La tendenza erotica dei suoi quadri nasce dalla relazione tra ciò che è mostrato e ciò che è nascosto. L’artista non si rivela mai crudo o volgare: i suoi disegni erano quelli di un amante premuroso che sfiorava teneramente il corpo dell’amata.
Purtroppo il suo manifesto erotismo in una Vienna decadente, che risentiva dell’ipocrita repressione vittoriana, si scontrò spesso con un esasperato rifiuto. Per questo Klimt fu uno dei portavoce del cosiddetto Secessionismo: la rivolta di una nuova generazione di artisti contro il tradizionalismo, il conservatorismo e l’accademismo.
In Nuda Veritas del 1899 emerge il primo affronto alla tradizione: questa realistica figura di donna alta due metri con la sua provocatoria ed espressiva nudità apparì al pubblico viennese irritante e scandalosa.
L’epigrafe del dipinto riporta la citazione schilleriana: “Se non puoi piacere a tutti con la tua arte, piaci a pochi. Piacere a molti è male”.
Klimt esprime una visione del mondo che condivide con Schopenhauer:“Il mondo come volontà, come forza cieca in un ciclo senza fine di nascita, amore e morte".
In due quadri in particolare, Klimt esprime la sua visione del mondo e la propria ricerca di una forma stilistica individuale: Filosofia e Medicina, dipinti tra il 1900 e il 1907.
Nella Filosofia, gli esseri umani, come in trance vengono trascinati senza alcun controllo su se stessi, Klimt contraddice così la concezione scientifica dominante e insieme anche l’istituzione universitaria che gli aveva commissionato questa decorazione.
Nella Medicina emerge chiaramente la convinzione dell’artista sull’impotenza della medicina nei confronti delle forze del destino, cosa che produce un profondo sconcerto negli spettatori. Il pittore venne accusato ancora una volta di pornografia e perversione.
Purtroppo questi dipinti nel corso della seconda mondiale, furono depositati per sicurezza nel castello di Immendorf, nel sud dell’Austria, e andarono a fuoco in un incendio appiccato dalle truppe SS in ritirata.











Giorgio Vasari affermava che Botticelli fosse stato un seguace di Girolamo Savonarola, anche se questo non è vero, poiché nelle sue ultime opere venne influenzato dal clima di crisi politica e religiosa che visse Firenze durante gli anni del frate domenicano. Nelle opere di questo periodo l'intonazione dolorosa e drammatica sollecita un maggiore partecipazione dello spettatore. Tra il 1490 e il 1495 Botticelli realizza la "Calunnia di Apelle", un dipinto allegorico tratto da Luciano, e riportato nel trattato dell'Alberti. Il dipinto allude alla falsa accusa di cui fu vittima il pittore antico Apelle, accusato di aver cospirato contro Tolomeo Filopatore, accusa fatta da un rivale. Nella tela, al centro la Calunnia trascina per i capelli l'Innocente, guidata dall'Invidia e aiutata da Inganno e Tradimento, davanti al Giudice sulla destra, consigliato da Ignoranza e Sospetto, mentre il Rimorso a sinistra guarda la nuda Verità che indica il cielo, la scena è inserita in una loggia aperte con tre archi a tutto sesto su un paesaggio di cielo e mare, l'architettura è completamente rivestita di statue e rilievi, che accentuano il tono drammatico e concitato della scena.


La nuda verità, particolare de La calunnia

sabato 9 giugno 2007

Riscoprire Bologna...






...attraverso alcuni dei suoi pittori. In questo caso lo faccio attraverso Gianni Dall'Omo, che ha anche un sito internet (http://www.dallomo.org/) e una galleria personale permanente in Via San Felice.

Dall'Omo è uno studioso di puntinismo e divisionismo che ritrae una città d'altri tempi, la Bologna degli anni '50 e '60, oppure una Bologna immersa in un clima di belle epoque con eleganti dame che passeggiano con l'ombrellino e carrozze trainate da cavalli. Oppure ancora la campagna della Bassa con i suoi fienili e granai e, e la collina. Delicati cromatismi e tenere suggestioni.

venerdì 8 giugno 2007

La coda della settimana

Gente silenziosa
Perché non ha nulla da dire
O ha timore di parlare
Trascina le stanche membra
Sul finire di una settimana
Uguale alla precedente.
Dopo una dura e lunga settimana di lavoro ho il cervello troppo fuso per fermarmi ora qui a riflettere. Lo farò nell'arco del weekend, ho già raccolto qui con me le amate letture.
Per lo meno, dopo una settimana di pioggia e squassi sembra che sia tornato il bel tempo.
In un paese qui vicino, San Giorgio di Piano, domani sera ci sarà una festa curiosa ed interessante, il Carnevale dei Fiori: una sfilata di carri con gettito di fiori. A Bologna invece ci sarà la mitica Partot Parata :-)
Auguro a tutti un sereno weekend.

giovedì 7 giugno 2007

Niente di nuovo sotto il sole



Alcune brevi annotazioni per oggi:

1) Heiligendamm, Germania, vertice del G8: come fa Prodi a ritenersi soddisfatto di un compromesso raggiunto sul clima se è incompleto e diverso rispetto a quello tanto auspicato dallo stesso Cancelliere Angela Merkel? Il documento che si impegna ad assumere una azione più forte e rapida per contrastare i cambiamenti climatici e stabilizzare le concentrazioni di gas serra ad un livello che dovrebbe prevenire interferenze pericolose per la salute dell'uomo e del clima è stato ratificato da UE, Canada e Giappone, con la previsione di ridurre della metà l'emissione globale di gas entro il 2050. Premesso che la data mi sembra un po' troppo in là, mi viene anche da domandarmi: e gli USA? Ovvio, continuano a fregarsene!

2) Tensioni fra Russia ed USA alla vigilia della visita a Roma di George W.: ci sembra sinceramente di essere tornati ai tempi della guerra fredda, quando le due superpotenze litigavano per gli scudi di difesa missilistici. Ora Putin vorrebbe realizzarli in Polonia e Repubblica Ceca, affermando: "Spiegherò a Bush ancora una volta che lo scudo di difesa missilistico è diretto a Stati canaglia che potrebbero tentare di tenere in ostaggio l'Europa o la Russia. È importante che la Russia e i russi capiscano che considero finita la Guerra Fredda, che la Russia non sia un nemico degli Stati Uniti e che ci sono molti campi in cui si può lavorare insieme." Roba da matti!

3) Il pianerottolo di casa nostra: c'è poco da aggiungere, dopo aver seguito ieri sera in TV i noiosi discorsi in Senato dei vari capigruppo prima della votazione, per il caso Visco-Guardia di Finanza ho proseguito sulla radio, il canale di GR Parlamento, e ho potuto riscontare il solito clima buffonesco del parlamento italiano, con i vari esponenti che si sono scannati come al solito nelle loro baruffe. I cittadini italiani da loro tanto citati nei loro vuoti discorsi continuano ad osservare con le mani nei capelli e gli animi pieni di vergogna!

Buona vita, bella gente!

martedì 5 giugno 2007

Pots On, Gas On High


Il tedesco, lingua della filosofia e lingua concettuale per eccellenza, possiede due parole splendidamente poetiche per riferirsi all'oriente e all'occidente, e cioè rispettivamente "Morgenland" (letteralmente "Terra del mattino") e "Abendland" ("Terra della sera"). La parola "Abendland", associata all'occidente, evoca pertanto immagini di luoghi illuminati dalla fioca ed evanescente luce degli ultimi raggi di un morente sole. Per traslazioni di pensiero, pensando alla nostra società, dovremmo pensare ad una società che sta pian piano percorrendo una china discendente, una sorta di Sunset Boulevard. E così è per un mondo occidentale che ancora perdura nell'essere così tanto concentrato su sé stesso e sui propri problemi, ignorando spesso quelli del resto del pianeta.
Il Medio Oriente sta divenendo sempre più un ombelico dei problemi, un punto di convergenza di tensioni che, se dapprima potrebbero essere circoscritte all'area, di seguito potrebbero scatenare delle reazioni di più ampia portata. Il Medio Oriente, pignatta di fagioli che bolle, brontola e sbuffa sul fuoco vivo.
Mentre con "Sicko" di Michael Moore ci accorgiamo delle devianze del sistema imperante americano, dove la sanità provoca scandalo e gli americani che non hanno un'assicurazione con cui pagare le cure mediche sono costretti ad andare in Canada, dove vige un sistema sanitario nazionale (e alcuni se potessero fregarsene dell'embargo andrebbero addirittura a Cuba dove, a dispetto di quanto si possa pensare, c'è un sistema sanitario gratuito e funzionante), per il resto certe altre informazioni dobbiamo andare a snidarle con lavoro certosino perché volutamente ignorate dai mainstream media. Faccio alcuni esempi: a Tripoli vi sono state esplosioni ed attentati rivendicati da un gruppo terroristico palestinese che si fa chiamare Fatah-Al-Intifada; il Libano continua ad essere dilaniato da esplosioni di autobombe all'ordine del giorno; l'Iran continua ad alimentare sempre più le tensioni con gli USA; in Turchia, dopo che la longa mano dell'islamismo politico (che per ora ha mostrato il suo volto moderato) al governo, e dopo gli scontri di Ankara, i governi di Germania e Francia, i due Paesi politicamente più influenti dell'UE hanno voltato le spalle al dibattito "ingresso della Turchia in Europa sì o no", e pertanto staremo a vedere quali saranno gli effetti prodotti dai comportamenti politici delle istituzioni europee e del governo turco in materia; da ultima, sempre la Turchia, approfittando del caos e dell'anarchia in Iraq, nonché del fatto che i guerriglieri curdi del PKK per adesso sono asserragliati sulle montagne, impegnati ad addestrare nuove reclute per eventuali futuri attacchi terroristici contro l'esercito turco, sta gravitando intorno ad un'area di confine con l'Iraq larga circa una decina di chilometri, una sorta di "terra di nessuno", forse per sferrare un'offensiva contro i curdi, eternamente speranzosi di ottenere l'agognata libertà ed indipendenza.
E noi spettatori giustamente interessati e preoccupati per il futuro stiamo a guardare, in attesa di esiti e sviluppi.

lunedì 4 giugno 2007

Laicità

http://www.radiocittadelcapo.it/notizie/notizie.asp?newsid=1274

Piccolo percorso letterario


Guido Gozzano, "Natale a Ceylon e altri racconti"
La vera ragione del suo viaggio in India era terapeutica: curare la tubercolosi che lo minava; ma l’esperienza fu cruciale, e si riverberò nella scrittura. Due anni dopo Gozzano iniziò a raccontarla sulle pagine della «Stampa» di Torino. Non sono veri racconti: sono pagine di diario, meditazioni, ricordi spesso puramente immaginari, fantasie folgoranti e geniali. La fertile inventiva di Gozzano gioca sui due piani della finzione e del reale, così lontani tra loro eppure così felicemente generatori di poesia, attraversati di tanto in tanto dalle «trafitture» della nostalgia, tratto caratteristico della sua sensibilità.


Thomas Mann, "La montagna incantata"
Thomas Mann ha impiegato dodici anni per comporre questo monumentale lavoro che rappresenta il massimo della speculazione filosofica sulla malattia e soprattutto sulla morte. L'uomo è un animale malato che, in grazia del suo spirito e della sua capacità di essere malato, si oppone alla natura. Ne "La montagna incantata" il motivo filosofico e quello politico si fondano. Ne "La Montagna Incantata" la malattia è per il protagonista ansia di conoscenza e ricerca di umanità.
Hans Castorp recatosi a trovare un cugino in sanatorio, finisce col restarvi, ammalatosi a sua volta, per sette anni. A contatto con il microcosmo del sanatorio, vero e proprio panorama di tutte le correnti di pensiero, il suo carattere subisce un'evoluzione e un incremento: passa attraverso la malattia, l'amore (la signora Chauchat), il razionalismo e la gioia di vivere (Settembrini), il pessimismo irrazionale (Naphta), senza che nessuna di queste posizioni lo converta. Ma in mezzo a tante forze contrastanti, Castorp trova il suo equilibrio. Scoppia la guerra nel 1914 e Hans viene strappato da questa magica e raffinata atmosfera per essere gettato sui campi di battaglia dove la sua sorte resta incerta, ma immersa in un clima di morte.
«Nella Montagna incantata c’è di tutto: pittura d’ambiente, meditazioni sul senso e sul valore filosofico del tempo, interi trattati scientifici sulla malattia, una storia d’amore... conversazioni da salotto e conversazioni con moribondi, molta psicanalisi con molta intelligente critica della psicanalisi, una drammatica relazione su una seduta spiritica, discussioni di politica e di storia, una vasta galleria di ritratti, tutti interessantissimi, ed un lungo capitolo sulla musica.»Ladislao Mittner
«Non sono molti – si possono contare sulle dita di due mani – i romanzi europei che hanno segnato per davvero il Novecento. Tra questi, insieme alla Recherche, all’Uomo senza qualità, al Processo e al Castello, metteremmo La montagna incantata. È un romanzo bellissimo, nel quale tutto è profondamente simbolico e insieme profondamente vero. Il suo fascino è lì: sappiamo che la montagna è un simbolo, la pianura è un simbolo, il sanatorio è un simbolo, sono simboliche le slitte che d’inverno scendono dal sanatorio, è simbolico tutto; e, nel medesimo tempo, viviamo la montagna, affondiamo i nostri passi nella neve, siamo sani, siamo malati, facciamo scottare al sole la pelle, conosciamo i misteri del corpo nella luce scialba delle radiografie, abbiamo di fronte la morte, sentiamo il tempo, partecipiamo della sventata illusione di affidare allo spazio quotidiano la nostra immortalità. Lo amiamo per quello.»Giorgio Montefoschi
«Un’inesauribile enciclopedia del nostro tempo.»Italo Calvino
La montagna incantata è caratterizzata da una narrativa densa di erudizione e spesso ambigua che ha determinato un certa varietà di giudizi critici. A fianco di uno scrupoloso realismo nella descrizione di personaggi e situazioni, si ritrova un marcato simbolismo, nei toni con cui viene descritto, ad esempio, il fluire del tempo o le impressioni e meditazioni del protagonista. I personaggi stessi, rappresentano, più o meno apertamente, le diverse tendenze filosofiche del tempo con cui Castorp viene, in questo modo, successivamente in contatto. Il rapporto tra l'ordine e l'equilibrio della morale borghese e il vitalismo estetico, già analizzato in un contesto di malattia e morte in La morte a Venezia, è qui interpretato con sottile ironia e presentato in relazione al più ampio panorama del pensiero europeo del primo Novecento.
Il romanzo si rifà apertamente alla tradizione europea, e particolarmente tedesca, del romanzo di formazione o Bildungsroman, benché, come dichiarato dallo stesso autore, ne sia, al tempo stesso, una parodia. Nei capitoli iniziali, il protagonista mostra una spiccata curiosità sia nei confronti delle scienze naturali che delle discipline umanistiche, spesso in contrasto con l'atteggiamento chiuso e riservato del cugino Joachim. Con il passare del tempo impara però a mantenere una certa distanza dalle posizioni pur affascianti ma estreme del gesuita Naptha, così come sviluppa anche un certo scetticismo rispetto agli slanci retorici dell'umanista Settembrini. A differenza del tipico impianto del romanzo di formazione, è stato sottolineato come la maturità aquisita da Castorp non sembra avere come scopo un futuro vissuto nella pienezza dello spirito finalmente raggiunta. Pare invece, a causa della prospettata e probabile morte nel conflitto mondiale, quasi fine a se stessa o comunque inutile e inconsistente di fronte all'irrazionalità della guerra.

venerdì 1 giugno 2007

Senza essere passivi e stoici...


Goethe disse: "Non vi è situazione al mondo che non può non essere nobilitata dall'azione o dalla sopportazione".

Secondo me questo si ricollega un po' al concetto dello sviluppare la capacità di capire ciò che possiamo cambiare (e quindi ci dovremmo sforzare di cambiare) e ciò che non possiamo cambiare (e quindi dobbiamo accettare) e dello sviluppare la maturità nel saper discernere tra le due cose.
Buon fine settimana a tutti!

Inconsapevole musa

Da "VESPERTINO ENIGMA"
[...]
In dolce attesa di colei
Con cui scambiare piacevoli parole
Ecco, così vedo il mio ricordo impresso.

Giunti ad una vecchia osteria
Ove si serve vino senza bisogno della frasca
Con te ho conversato, avido di conoscerti.

Timidi sorrisi pria, poscia risa sincere
Sguardi, occhiate, motti, facezie
Sì, con te alla ricerca di un’intesa sperata.

Una lieve e fresca pioggia ha concluso la serata
Consacrata da un tuo innocente e sincero bacio
Una questione di chimica con cui cullarmi.


VOLTEGGIA IL TUO SGUARDO
Ampie vesti
Di fascino gitano
Avvolgono un corpo
Minuto ma forte.

Il tuo vivace sguardo
Saltella tra i presenti
Ora soffermandosi,
Ora inseguendo un tuo orizzonte.

Con movimento leggiadro
Siedi
Accarezzandoti i capelli
Inseguendo il tuo orizzonte.

L’aroma complesso del tabacco usato per rollare,
Quello della birra che sorseggi,
Il tuo odore naturale:
Armonico unicum per le mie nari.

Raccoglierò per te
Versi di poeti illuminati
Ispirati dal sacro nettare dionisiaco,
Li poserò vicino ad uno spiraglio di luce.

Per ora tu rimani lì
Ad inseguire il tuo orizzonte.


VIRTUOSO IMPROPTU
Stephane e Django
Attaccano con “La Mer”.
Che musica soave!
Tu danzi leggera,
Sorridente, silente,
Lasciando ondeggiare
Un ampio scialle ricamato.

Or siedi nella quiete della stanza
In una penombra arancione
Braccia conserte
Sguardo assorto
Ti mordi leggermente il labbro.
A che pensi
Mentre là fuori
I bambini giocano
Nella quiete prima della tempesta?

Sul far della sera
Volgi verso ovest
Rifugiandoti nella quiete campestre
Lasciandomi in preda alla mia tempesta.


VORTICE MENTALE
Occhi di un terso cielo del nord
Caldi umori mediterranei
Si fondono nell’assolato meriggio della piana.

Una piccola lacrima verso sul cuscino
Pensando ad uno sguardo spiritoso, acuto
Di donna, volato via fra cipressi e ulivi.

Incatenato da stolide suggestioni
Or da questa maledetta pianura
Ancor non mi diparto

E attendo il suo breve ritorno
Per qualche ora di vibrante,
Vivace confabulazione stimolante.


VERECONDA VENUSTA’
La candida Selene
Occhieggia tra rami di pioppi
Avvolta da un fresco manto blu notte.

Oniriche lucciole
Sognanti, rapite, estatiche
Ondeggiano ad un Claire de Lune.

Il fresco vespertino risorge dai fossi
Unito all’essenza di fiori di Prunus persica,
Nostalgia di un piccolo mondo antico.

La esile Selene dal piccolo ovale
Bella senza artifizi
Reca seco un dolce aroma di melassa
E disvela la sua ascosa purezza.


VENTURA
Come il naufrago,
Dalla forza della disperazione animato,
Ad un piccolo legno s’aggrappa
E Fortuna ad una salvifica piaggia fa approdare,
Io, in un’uggiosa sera ebbi, per un po’
La fortuna della di lei prossimità
Felina, poscia sfuggita.
Pensieri al nettare dionisiaco,
Percezione del di lei concento d’effluvio.

Fiera libera e senza catene
Con movenze felpate rivedo
Il tuo felino incedere
Verso un animo intorpidito
Da illusioni e occasioni perdute,
Rivedo il tuo adagiarti
Su un mio crepuscolare
Languore ventrale.

Ciò che chiedo è superare serotine brume,
Assaporare teco il midollo di volubili istanti,
Superare silenzi non voluti
E distanze dure da colmare.


VERSUS
Aspettare, non aver fretta
Di voler sempre e ad ogni costo
Raggiungere un obiettivo.

Pazientare e il Tempo
Delle mie cadute
Mi darà ragione.

Mesta sensazione
Di correr dietro a un aquilone.
Non si farà acchiappare.

Alle mie parole
Ella, superba
Con sguardo assente
Incurante non rispose.

Rimasto schiavo
Di uno sguardo tentatore.
Incosciente e sensuale
Ammaliatrice dei miei sensi
Il tuo volto serotino
Non mi dà requie.

Fuggi la solitudine
Che lo spirito corrode
E seco il mio pensier
E di me il ricordo.

Giochi con i miei pensieri.

Incostanza.