lunedì 30 aprile 2007

Proverbio

Chi nulla desidera, tutto possiede.

1° maggio

Una poesia di Sandro Sermenghi:

FANTASIA DEL 1° MAGGIO 2007

Trovarsi il 1° Maggio dentro al raggio
d'occhio di donna intenso indagatore
che cerca nel pulviscolo d'un sole
sconfitta del padrone che assai pazzo
non vuole ancor capire che il lavoro
costa a famiglie intere più dell'oro!

E in cambio inquinamenti e malattie
nei cieli al mare o in bici nelle fabbriche:
potessi averle in mente certe raffiche
atte a squagliar le loro furberie!

Indi ai fanciulli puri un mondo nuovo
far nascere, covando azzurro uovo!

FANTASÎ DAL PRÉMM ED MÂZ

Truvèrs al Prémm ed Mâz däntr al râz
d òc' ed dòna intäns indagadåur
ch'al zairca int al pulvésscol d'un såul
scunfétta dal padrån dimondi mât
ch'an vôl ancåur capîr che al lavurîr
al cåssta al famai intîri pió che l'ôr!

E in cânbi inquinamént e malatî
in zîl al mèr o in bici int äl fâbric:
s'a pséss avairi in mänt zérti râfic
bòni par dsfèr äl såu furbarî!

Pò ai fangén pûr un månd nôv
fèr nâser, cuvand zelèst un ôv!

domenica 29 aprile 2007

La fabbrica del futuro...

...avrà solo due dipendenti, un uomo e un cane. L'uomo sarà là per dare cibo al cane e il cane per impedire all'uomo di avvicinarsi alle apparecchiature.

(Warren G. Bennis)

Ricordo di una fine di marzo


Fine settimana al mare nelle Marche, con l’impressione di poter staccare la spina per un paio di giorni, cambiando aria, ambiente. A parte che risulta difficile quando ci si porta sempre appresso i propri fantasmi interiori, comunque il luogo e le facce sono sempre le stesse per me da oltre vent’anni.
Un’oretta di passeggiata di mattina sul tardi, prima dell’ora di pranzo. Una camminata sulla spiaggia, in riva al mare, per respirare a pieni polmoni l’aria salmastra e prendersi il sole di primavera (io, pallido venuto dalla Pianura Padana).
Osservo il mare, il suo colore, la tonalità, l’intensità e la vivacità. Boe sparse qua e là come tante teste emerse dall’acqua e sottoposte al perpetuo supplizio delle onde.
La spiaggia è quasi vuota. Di tanto in tanto giovani coppie, con bimbo piccolo al seguito o senza, oppure bimbi con mamme giovani e carine, persone a spasso col cane o in tuta che corrono, gruppi di amici che passeggiano e discutono e in ultimo qualche individuo di animo temerario e zingaresco che, in costume, si sdraia su un telo da mare a prendere il sole senza curarsi del vento ancora un po’ freddo.
Pedalò infossati, funghi disseminati qua e là e sprovvisti di ombrelloni, qualche sedia o sdraio, chalet per forza di cose ancora chiusi, con i giochi per bambini ricoperti dalla sabbia. Trattori parcheggiati, vecchi giganti rugginosi, con al traino un motoscafo o una barca da pesca. Qualche pescatore che ritorna a casa camminando eretto, portamento fiero, sguardo fisso dinanzi a sé e capelli al vento. Individui maturi e pieni di dignità, con il profilo greco e la pelle eternamente bruciata dal sole.
Cammino e guardo la sabbia. Vedo ossi di seppia e mi ricordo di Montale: il mare agitato è il simbolo della vita vissuta con il suo tormento e questi ossi di seppia lasciati sulla spiaggia dalle correnti rappresentano noi, il nostro abbandono e la nostra fine.
Ma la spiaggia è ricca di tanti altri elementi. Orme di zoccoli di cavalli (qualcuno è venuto sul presto a cavalcare sul bagnasciuga), legni di varie dimensioni – tra di loro pezzi di tronchi di palma – trasportati dalle correnti, miriadi di quelle che nella lingua di queste parti vengono chiamate “cocchie” di cozze, vongole ecc.
Ma ci sono anche cose che contribuiscono a dare alla sabbia un fascino macabro (ad esclusione dei vari vecchi pneumatici, pezzi di polistirolo o pezzi di plastica di varie fogge, dimensioni e colori, elementi tutt’altro che poetici ed esempi di cose che per quanto siano facili da produrre in grandi quantità è di contro difficile sbarazzarsene): una carcassa di gabbiano morto, ancora con qualche piuma addosso e una cosa in particolare che ho trovato. A vederla da lontano mi sembrava una zanna d’elefante levigata dalla corrente (il circo passa spessissimo da queste parti), ma poi mi sono avvicinato e ho visto meglio: è un pezzo d’osso, di osso dell’anca, quindi un osso umano. Come ha fatto a finire qui sulla spiaggia? E’ stato senz’altro trasportato dal mare. Ho voluto pensare che sia un resto mortale di una persona sfortunata inghiottita dalla furia delle onde del mare in tempesta. L’ho raccolto e portato a casa.

sabato 28 aprile 2007

On love

Ho cercato di affogare un ricordo ma sapeva nuotare.

(Anonimo)

Qualcosa su Bologna e il suo vernacolo


Il fotografo Andrea Rossi, autore dei calendari con le foto di Bologna che ogni anno vengono puntualmente messi a disposizione per un download gratuito sul Sit Bulgnais (www.bulgnais.com), già da un po' di tempo sta portando avanti una sua interessante iniziativa, dal titolo "Bologna che scompare", che vi riporto dalle sue vive parole:

"Sarebbe bello documentare la Bologna che scompare in certi particolari: le ultime osterie, gli ultimi artigiani, le ultime centraline ENEL, gli ultimi vespasiani, ecc. ecc. Potremmo chiedere la collaborazione dei visitatori del Sito Bolognese per definire e localizzare gli "oggetti" in via di estinzione (di qualsiasi genere) e quindi fare un rapido tour per la ripresa fotografica, cosa di cui potrei occuparmi nel tempo libero."

Chi avesse qualche "oggetto" in via d`estinzione da segnalare, scriva al Sito. Il tutto confluirà poi nel prossimo Calendario Bolognese 2008.

***

Sull'onda dello sviluppo crescente del servizio Google Ricerca Libri, un utente ha fatto una segnalazione. Al seguente link: http://books.google.it/books?id=QRrHmMAZKmcC&vid=0nT0I9hajS97IlmJLO&dq=dialetto&jtp=1
si trova il vecchio vocabolario bolognese dell`Aureli, del 1851. Cliccando sulle freccette azzurre potrete scorrerlo completamente, se cercate una pagina particolare potete digitarla nell`apposita casella e cliccare su Vai.
Google Ricerca Libri è un`iniziativa di Google che, intendendo creare un`enorme biblioteca virtuale dello scibile umano, da tempo sta inserendo in rete i libri non più protetti dal diritto d`autore.
Il vocabolario bolognese di Mariano Aureli è in effetti antico e non utilizzabile oggi se non con molte accortezze, ma rappresenta una chicca bibliografica di primo piano.

***

Già da tempo è in commercio il primo cartone animato in 3D in bolognese, "Pizunèra" (Piccionaia), creato dalla Loop di via San Felice. Il cartone in questione è stato anche premiato in occasione dell'ultima edizione del Future Film Festival a Bologna. Per maggiori informazioni:
www.piccionaia3d.com
www.loopmm.com
www.3dloop.com
www.futurefilmfestival.org
È un cartone animato che vede protagonisti un piccione (la voce è di Luigi Lepri) e una gazza (Vito), nonché la Bologna, i suoi tetti e le sue vedute in un pomeriggio afoso d'estate. La gazza cerca di vendere delle merci al piccione, che resiste con ironia e tanti modi di dire bolognesi. Oltre al cortometraggio, tutto fatto in 3D al computer e costato due anni di lavoro, ci sono vari bonus, da Luigi Lepri che spiega le espressioni utilizzate dal piccione alla canzone inedita “Våula Bulåggna”, testo di L. Lepri, musica di Antonio Stragapede, voce di Fausto Carpani, e poi ci sono due documentari, uno molto interessante sui piccioni, l'altro, intitolato “Al dialàtt bulgnais al dé d incû”, è uno stato del bolognese oggi, con le iniziative più importanti portate avanti per la sua tutela e valorizzazione, come il Corso di bolognese. Nel corso del documentario si possono ascoltare Luigi Lepri, Fausto Carpani, Daniele Vitali, Roberto Serra, Sandro Sermenghi, Romano Danielli, Riccardo Pazzaglia e Carla Astolfi parlare di e in bolognese.



Ad opera del giovanissimo informatico Martino Semprini, ecco Google in bolognese.
Non si tratta di uno scherzo tanto per esercitarsi in una traduzione giocosa dall'inglese informatico al bolognese, Gûgol Bulåggna funziona davvero!
Per provarlo, andate su http://sergiodirio.altervista.org/gugol e provate a scrivere ad esempio Romano Prodi, Tony Blair o Jacques Chirac: usciranno siti ufficiali, giornali e Wikipedia.

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Iniziativa letteraria di Sandro Sermenghi: il Sito Bolognese pubblicherà da 1 a 4 "poesie indeformabili" per autore. Per "poesie indeformabili" si intendono quelle costruite attorno alla quartina
agranplères só pr i mûr/ascultèr d’avsén di fiûr/frecuentèr däl pésst ziclâbil/con poesî indeformâbil
Le poesie devono essere in dialetti dell`area bolognese o di tipo emiliano-romagnolo. Si consiglia di seguire la stessa metrica della quartina fondamentale, vale a dire versi dalle 7 alle 9 sillabe e in rima baciata o alternata. Gli autori pubblicati si considerano membri del "Zîrcuel di Poêta Indeformâbil" ideato da Sandro Sermenghi.

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Gli amici del sito dell`Associazione Culturale Ponte della Bionda, che ha il merito fra l`altro di avere recuperato l`area del Ponte della Bionda e di tenere pulito quel tratto del canale Navile, hanno messo in rete gli ultimi numeri del giornalino Al Pånt dla Biånnda, tutto scritto in bolognese e redatto da Fausto Carpani. Per scaricarlo e stamparlo: www.pontedellabionda.org/giornalino/index.html

venerdì 27 aprile 2007

Manca l'acqua



MEMENTO:


Frase

William Blake ha scritto: "Coloro che reprimono il desiderio, lo fanno perchè il loro desiderio è abbastanza debole da poter essere represso". Io bevo e me ne frego, o se preferite, me ne frego bevendo.

Campanili


La lotta fra guelfi, sostenitori del Papa, e ghibellini, sostenitori dell’imperatore.
Parliamo di campanilismi a partire dalla nascita dei Comuni in Italia. Le innumerevoli differenze che in Italia ancora persistono a livello regionale, se non locale, sono figlie di un’epoca in cui la penisola era politicamente frammentata e in cui l’importanza, il prestigio e la gloria si misuravano con l’altezza delle torri, come ad esempio a Bologna (dove ve ne erano più di cento e adesso ne sopravvivono sì e no una decina), o dall’altezza dei campanili.
Per contrastare il potere teocratico e papale simboleggiato dai campanili di chiese e basiliche, anche il potere laico e filoimperiale inizia la costruzione delle sue torri campanarie, ed è subito scontro tra chi la erige più alta.
Le torri dei palazzi del potere ghibellino sono le prime ad avere, oltre le campane, anche un orologio: perché, se la Chiesa, col rintocco delle sue campane, scandisce il tempo, il potere laico dell’imperatore vuole impadronirsi del tempo.

giovedì 26 aprile 2007

A World Of Trouble

Emissioni totali di CO2 prodotte dal consumo di combustibili fossili (espresse in miliardi di tonnellate metriche):
- Nordamerica: 15,7
- America centrale e meridionale: 2,3
- Africa: 1,1
- Europa: 7,9
- Medio Oriente: 6,8
- Eurasia: 8,6
- Asia e Oceania (Cina, Giappone, India, altri): 2,6
Ciascuno di noi può rallentare il riscaldamento globale? Sì, gli scienziati hanno stilato una lista di 51 piccole cose che si possono fare quotidianamente. Ho letto il rapporto in inglese e volevo riportare alcuni tra gli esempi che sembrano curiosi o anche scontati, ma che in realtà possono fare la differenza. Ad esempio:
- usare di più i trasporti pubblici. I trasporti privati a livello mondiale contribuiscono per il 14% delle emissioni di CO2 nell'atmosfera;
- pagare i conti online: in questo modo si risparmia carta, carburante e tempo;
- mangiare meno hamburger da McDonald: la multinazionale americana, dati della FAO, genera il 18% di gas serra a causa del metano e di altri gas prodotti dal letame che è ovviamente il risultato della digestione bovina. Il metano ha un effetto riscaldante per l'atmosfera che è 23 volte superiore a quello del carbone;
- evitare i sacchetti di plastica: ogni anno si producono 500 miliardi di sacchetti di plastica e se ne ricicla solo il 3%. Il polietilene, stipato nelle discariche, impiega 1000 anni per biodegradarsi, emettendo gas serra nocivi nell'atmosfera. E' più semplice utilizzare sacchetti in tessuto o di materiale biodegradabile;
- supportare i produttori locali di ortaggi, frutta, carne e latte, in modo da ridurre l'inquinamento prodotto dai TIR sulle autostrade che trasportano questi generi di necessità da località lontane;
- riciclare più carta: ogni anno 900 milioni di alberi diventano carta; si potrebbe ridurre il numero di alberi tagliati utilizzando più carta riciclata, che nella produzione utilizza il 60% di energia in meno rispetto alla carta vergine. Ogni tonnellata di carta riciclata fa risparmiare 4.400 kW-h di energia, 30.000 litri di acqua e 19 alberi, e un albero ha la capacità di filtrare fino a 27 kg di agenti inquinanti nell'atmosfera;
- consumare meno, conividere di più, vivere in maniera più semplice.
Concludo riportando un paio di notizie. Georg Zielke vive con moglie e figli in una "casa passiva" a Darmstadt in Germania. I costi per il rscaldamento di questa abitazione sono il 90% più bassi rispetto a quelli delle case dei loro vicini. Un sistema combimanto di estrema insulazione e ventilazione ricicla l'energia da fonti passive come il calore corporeo, il sole e gli elettrodomestici per riscaldare l'ambiente. Una "casa passiva" costa dal 5 all'8% in più rispetto ad un'abitazione standard. Però quando viene freddo la famiglia Zielke accende la TV :-)
La crescente richiesta di biocombustibili ha avuto degli effetti indesiderati. Decine di migliaia di persone hanno marciato per Città del Messico per protestare contro l'aumento dei prezzi delle tortillas, legato ad un aumento della domanda di mais per la produzione di etanolo. I brassificatori tedeschi temono che i sussidi dell'Unione Europea a sostegno della colza per la produzione di biodiesel possano indurre gli agricoltori a smettere di piantare l'orzo, il che significherebbe un aumento dei prezzi per la birra. Una possibile soluzione? Ottenere biodiesel non da coltivazioni di piante destinate alla catena alimentare. Una grossa azienda sta promuovendo ad esempio la jathropa, una pianta spinosa che cresce in America Latina, Africa e India. Con un'ottimizzazione del processo produttivo, da questa pianta si può ottenere biodiesel di elevata qualità senza il rischio di "pompare" i prezzi di certi alimenti.

lunedì 23 aprile 2007

Sulla pace

Non c'è mai stata una guerra buona o una pace cattiva
(Benjamin Franklin)

Più che una fine della guerra, vogliamo la fine dei principi di tutte le guerre
(Franklin Delano Roosevelt)

domenica 22 aprile 2007

Citazione XIX

Non é vero che abbiamo poco tempo: la verità é che ne perdiamo molto.

(Seneca)

Il gergo bolognese al giorno d'oggi

Oggi voglio parlare di Loriano Macchiavelli perché di recente ha pubblicato insieme al buon Francesco Guccini l'ennesimo romanzo scritto a quattro mani, dal titolo "Tango e gli altri".
Loriano Macchiavelli ha apportato delle innovazioni con il suo modo di scrivere:
- un linguaggio vivo desunto dal parlato, capace però di caratterizzare un ambiente;
- un’immagine non convenzionale della sua città, Bologna;
- un modo disincantato e spesso polemico di vedere e di interpretare la società contemporanea.
Qui di seguito un estratto critico arricchito da alcune mie annotazioni di natura linguistica.
Concreta è la scrittura, la veste linguistica di quella “Bologna gergale” che risente di italiano regionale* e di dialetto. “Entrano anche le zanzare, nasano l’aria pesa che c’è nella stanza…”. “Raimondi ne ha abbastanza ed esce. Fa cenno a Sarti di seguirlo. Nel corridoio sta per mangiargli la faccia…”. “Ma Sarti ha un nervoso tale che se morde un cane l’ammazza!”. “E’ un bel po’ di tempo che pensa di andarla a trovare per finire il discorso di quella sera. Poi ci ha messo su piede…” (ha indugiato, ha rimandato e infine non ha fatto nulla). E può capitare che le parole più colorite e interdette, fonte di non poche incomprensioni fra il neogiallista e i suoi primi editori, sembrino talora sconfinare nel turpiloquio e siano invece calchi di espressioni idiomatiche: “Antonio Sarti, sergente, esce dal Maggiore che gli ride anche il sedere…” (gongola: iperbole del dialetto bolognese e romagnolo).

(Loris Rambelli, Introduzione a REPLAY PER SARTI ANTONIO, Il Giallo Mondadori, 1996)

*A proposito di italiano e della sua situazione:
La situazione italiana è abbastanza particolare perché almeno fino a qualche decennio fa i dialetti erano regolarmente utilizzati in famiglia. Si è venuta ad un certo punto a creare una situazione di coesistenza tra dialetto e lingua italiana, in cui le due lingue venivano utilizzate in contesti comunicativi complementari (non si parla in questo caso di “bilinguismo” perché le due lingue non erano sullo stesso piano, bensì di diglossia, i parlanti utilizzavano due codici linguistici in maniera complementare e uno dei due codici aveva ed ha uno statuto socio-culturale più elevato rispetto all’altro. Bilinguismo al contrario vuol dire che due lingue possono essere scambiate a seconda della volontà dei parlanti).
Sulla base di queste variazioni possiamo distinguere diversi italiani:

1) un italiano colloquiale e/o gergale;
2) diversi italiani regionali;
3) il neostandard;
4) un italiano letterario, burocratico, formale.

Il neostandard è una lingua sovraregionale (anche se poi risente delle diverse provenienze dei parlanti) che dal punto di vista morfologico accoglie, accetta regole, ad esempio di grammatica, che nell’italiano formale non sono ancora accettate e dal punto di vista fonetico si rifà allo scritto e non distingue il grado di apertura delle vocali “e” ed “o”.
La situazione dell’italiano è complessa perché le differenze tra i parlanti del nord, del centro e del sud sono ancora notevoli.


L’italiano settentrionale

- Allungamento delle vocali toniche;
- Cinque vocali e non sette (non c’è distinzione tra chiuse e aperte, non c’è opposizione tra coppie minime, basso rendimento funzionale);
- La sibilante /s/, es. “casa”;
- La “z” che viene resa quasi fricativa;

L’italiano centro-meridionale

- Riconosce un sistema a sette vocali
- Assimilazione dei nessi ND > NN e MB > MM
- Raddoppiamento consonantico di “d” e “g” in posizione intervocalica
- Le varietà meridionali si caratterizzano per la metafonia, con la chiusura della vocale tonica (o > u, e > i), es.: indebolimento, in “sposo” e “spusa”, anche della vocale finale
- Costruzione di frasi particolari. Ad esempio, invece della forma stare + gerundio, come “stare facendo”, si può incontrare “stare a fare”
- Impiego del complemento di termine dove di norma non è previsto, es.: “Sto a guardare a Carlo”

L’italiano parlato

- Semplificazione temporale. A livello verbale, utilizzo sempre più del presente anche per il futuro, il quale viene impiegato più che altro per comunicare un’ipotesi
- Caduta delle vocali finali dovuta alla velocità
- Caduta di sillabe iniziali, es.: ‘giorno < buongiorno
- Utilizzo del passato prossimo al posto del passato remoto (ormai anche nell’italiano meridionale)
- Quasi scomparsa del congiuntivo e in qualche caso sostituzione del condizionale con una forma di indicativo imperfetto. Alla fine il modo che continua a funzionare meglio è l’indicativo
- Il parlato risente molto anche delle terminologie dei mass-media, con un utilizzo sempre più evidente di prestiti.

***

In uno dei capitoli di uno dei tanti romanzi gialli scritti da Loriano Macchiavelli ambientati a Bologna, la scena si svolge nell’antico borgo del Pratello: l’ispettore Sarti Antonio, il protagonista, sta interrogando un ladro che si esprime in un gergo assai particolare, il gergo della malavita che fu di questa particolare zona cittadina. E’ un gergo che, ascrivendo la sua nascita in un periodo compreso tra gli anni ’40 e ’50 del ‘900 (quindi il Secondo Dopoguerra), è stato in grado di catapultare molte delle sue parole direttamente nel gergo parlato dalle giovani generazioni della Bologna di questi anni, creando una sorta di linea di continuità.
Concludo con un passo di Loriano Macchiavelli tratto dal suo "Coscienza Sporca" giallo che ho amato moltissimo. Questo passo che riporto mi piace perché dona, da parte di un bolognese, una visione obiettiva e spassionata della città, al di fuori dei suoi cliché ormai stantii e non più al passo con i tempi.
[…] la città [Bologna] bolle, è piena di contraddizioni, non si è mai guardata allo specchio, convinta per anni di essere privilegiata.
Naturalmente c’è chi specula: giornalisti e politici. Niente da eccepire, è il loro mestiere. Ma quando si vede un onorevole, uno di quelli che hanno fatto la passata politica nazionale, che si lega dinanzi a palazzo comunale con un cartello al collo nel quale si legge: “Addio Bologna, isola felice”, viene da ridere.
In quanti ci dovremmo incatenare dinanzi al palazzo comunale di tutte le città con il cartello: “Italia, dove sei finita?”. […]
E perché la finzione sia più reale, i bottegai continuano a vendere prosciutto e mortadella e a fare soldi, i magazzini di abbigliamento aumentano i prezzi e un paio di scarpe costa uno stipendio; i ristoranti sono fra i più cari d’Italia e prendere un taxi è come comperare l’auto che ti trasporta.
Si compra di tutto e ci si riempie lo stomaco.
Un modo per rimbambire che mette in pace le coscienze.
Le discoteche sono piene di giovani che non hanno bisogno di rimbambire perché ci sono nati. […]
Non c’è più la voglia di dire “buongiorno”. O di salutare chi si conosce e si incontra per strada. Si cambia direzione e si evitano noie.
Bologna è una strana città che, se ci guardi bene dentro, ti rendi conto che t’inganna. Ti illude di proteggerti sotto i suoi portici, come nel grembo di tua madre, e non ti permette di guardare dietro le quinte. Dove, appunto, accadono le cose più importanti.
Solo in certe occasioni Bologna è costretta a mostrare il volto segreto. Accade quando c’è da salvare l’immagine della facciata […] In queste occasioni escono tutti alla luce, si mostrano per tranquillizzare se stessi e gli altri, come per dire: “Vedete, io sono qui, io non c’entro”. […]
Ci si dimentica di colpo che, quanto a cattolicesimo bigotto, questa città non è seconda a nessuno. Secoli di dominazione pontificia avranno lasciato un segno, no? Falsa cordialità, ipocrita gentilezza mascherata dalla cantilena del dialetto e dall’affettato arrotondamento di certe parole. O dalla secchezza di altre che vengono pronunciate solo quando ci si dimentica di essere cortesi. Insomma, un parlare da preti.
D’altra parte, non è un caso che tutto, qui, si svolga come in una funzione religiosa. O si svolgeva, ché l’immigrazione ha un poco mitigato i misteri gaudiosi della città.
Esattamente come nelle funzioni religiose, c’è sempre qualcosa di misterico nei fatti che riguardano Bologna; qualcosa di non detto, di nascosto dietro l’altare. Se ci fate caso l’intera città è costruita come un altare. O un palcoscenico, che poi è la stessa cosa. Le quinte nascondono alla vista dello spettatore ciò che non s’ha da vedere. Cioè la commedia vera, quella che conta. E così, stupendi parchi si nascondono dietro facciate di antichi palazzi; botteghe piene di cose straordinarie e preziose si confondono nella penombra dei portici, visibili, ma con discrezione.
In ogni parte del mondo, è il verde che protegge le case; qui no, qui è la casa che nasconde il verde, con gelosia. Altrove, i negozi pagano per mettersi in mostra e le facciate dei palazzi si espongono allo sguardo con ostentazione. A Bologna, se volete ammirare la splendida facciata di un palazzo, dovete uscire dal portico, mettervi in mezzo alla strada e finire sotto le ruote di un autobus.
La città è concepita e costruita in modo da costringere lo sguardo ad altezza d’uomo, per obbligare a “vedere” solo ciò che è permesso: una lunga, interminabile sfilata di portici con i suoi pilastri o colonne; una teoria infinita di chiaroscuri che escono da antichi androni.
Niente a destra e niente a sinistra. Solo dinanzi.
Una città di mutua assistenza che dorme (o sogna) e che si scuote quando entrano in ballo interessi economici e politici. […]

sabato 21 aprile 2007

Citazione XVIII

Gli amici si dicono sinceri, ma in realtà sinceri sono i nemici.

(Schopenhauer)

Antica sera di sconforto

SCETTICISMO
SOSPENSIONE DI GIUDIZIO
IMPOSSIBILITA' A PRONUNCIARSI SULLA NATURA DELLE COSE A CAUSA DELLA LORO INCOMPRENSIBILITA'
AFASIA

Qui ad un certo punto, all'imbrunire una sera, il cielo si è fatto scuro e si è scatenata una tempesta di elettricità nel cielo, la stessa elettricità che mi fa shakerare le gambe per inerzia. I temporali mi rendono dannatamente nervoso ed inquieto come una tigre in gabbia!!! Dovresti vedere gli alberi di quel che ancor resta del mio piccolo mondo non più antico come si agitano, alti e dinoccolati, come le loro lunghe fronde nodose, furiosi all'azione del vento, come tanti balordi dissennati e forsennati.

ABULICO ED AVVILITO DISGUSTO
TU, TU, SI', PROPRIO TU, CHE COSA VIVI, CHE COSA SENTI, CHE COSA RESPIRI, CHE COSA PENSI, CHE COSA OSSERVI E GIUDICHI?

Siamo schiavi della lontananza e dell'incomunicabilità figlie di questa tecnologia assurda. Percepiamo una lieve sofferenza di fondo, una sottile inquietudine che ci fa provare alti e bassi, ma noi abbiamo i paraocchi, i paraorecchie e tiriamo avanti. Ma non andremo troppo lontano!

PAROLE, LEMMI
LEMMI VUOTI
LEMMI PIENI, SONO QUELLI CHE CONTANO, CHE POSSONO ESSERE CONDIVISI, CHE LASCIANO IL SEGNO
IO, TASSELLO, SENZA DI ESSI E' COME SE FOSSI CIECO!

Forzosa condizione di dovermi sopportare e di dovermi tenere compagnia; bramosia di vicinanza muliebre, il contatto e l'odore della pelle soffice e candida, il calore della carne e del respiro. Noia e incompletezza.

SILENZIO...VOGLIA DI PARLARE...MA CHE DIRE?
IL VERO AMICO E' CON CHI PUOI STARE IN SILENZIO, UN INCROCIO DI SGUARDI ED ECCO L'INTESA. IL CONTATTO PROLUNGATO MI FA STARE BENE, TEMPORANEAMENTE MI RASSICURA E MI RASSERENA, MA POI IL COMMIATO E LE STRADE, SE PUR PROCEDENDO VICINE, DI NUOVO SI DIVIDONO E NON SEMPRE SI TANGONO. DI NUOVO INSICUREZZA. IL MIO IO DICE A ME MEDESIMO: "SU, FATTI FORZA CHE DEVI CONTARE SU TE STESSO".

Se per te è diverso, ascolta il suono del tuo silenzio, il tuo respiro, il battito del tuo cuore, senti il flusso del sangue che scorre nelle vene. Concentrati e ascolta il rumore del tempo che scivola via veloce. Talvolta è assordante come un martello pneumatico...

...COME ASSORDANTE E' PER ME IL SILENZIO, E INGOMBRANTE, FIN TROPPO AVVOLGENTE E SOFFOCANTE E' LA PRESENZA DEL BUIO. MORFEO SE N'E' ANDATO, NON C'E' PIU' LUI CHE CON LA SUA PRESENZA RECITA SERENE PAROLE SUADENTI, CANTA DOLCI E SOAVI MELODIE.

Paura, ansia, inquietudine e vergogna. Chi o cosa le ha generate? Dove si celano? Perché col peso dei loro artigli graffiano e scalfiscono le mie carni? Perché non spiccano un infinito volo di non ritorno verso l'ignoto, sconfinato ed incommensurabile universo?

Attesa...attendo, posso attendere, devo attendere. Resto in attesa.

venerdì 20 aprile 2007

Citazione XVII

In un'epoca di pazzia, credersi immuni dalla pazzia è una forma di pazzia.

(Saul Bellow)

Animale da palcoscenico...basta...vorrei...instancabili vibrazioni




Sono finiti i tempi in cui un uomo poteva celarsi dietro la corrusca immagine d’un animale da palcoscenico. Basta!
Vorrei:
finezza
fantasia
tenerezza
dolcezza
semplicità
sensibilità
il mistero di tutti gli oceani profondi
una pennellata rosa su un fondo blu
esotismo
giada, onice e avorio
leggerezza e sapienza
profumi discreti e agrumati
calma
uno spirito arguto e sottile
il bianco e il verde del mare
profumi d’aghi di pino, di mirto, menta, muschio, di foglie di tè,
perché, in fondo, che male c’è ad anelare alla ricerca delle instancabili vibrazioni:
su un materasso ad acqua
sotto la pioggia
vicino ad un lago
in una pozza d’acqua sulfurea
nel mare
sopra un mucchio di alghe
su una barca da pesca
sul molo di un porto
vicino ad un faro
sotto un cielo pieno di stelle cadenti
oppure sotto una cascata, in una magnifica cornice naturale?

giovedì 19 aprile 2007

Citazione XVI

La civiltà moderna è la moltiplicazione infinita di necessità non necessarie.

(Proverbio)

Blue Moon

Scrivo che è sera e sono indotto a pensare alla luna. Chissà perché, forse perché ha sempre esercitato su di me un notevole fascino.
Il mutevole aspetto del disco lunare ha fatto sì che la luna sia considerata esempio e simbolo d’incostanza.
In particolare per la credenza astrologica che le sue zone piane ed oscure – i mari e gli oceani – abbiano una particolare influenza sul carattere e sugli umori degli uomini.
Prima dell’invenzione del cannocchiale, gli antichi vedevano sulla luna differenti figure: un’irregolare faccia d’uomo, Caino per Dante, un dragone presso i cinesi, la lepre e il coniglio presso le popolazioni precolombiane del Centroamerica e i giapponesi, un uomo decapitato presso gli svedesi, un cane presso i tedeschi e gli indiani.
La luna provoca sulla terra le maree e si suppone che influenzi il tempo e le operazioni agricole.
Le singolarità della luna…posizione e circostanze in cui si scorge la luna nuova offrono presagi per tutta la lunazione; certe operazioni, specie agrarie, vanno compiute durante la fase crescente, altre nelle notti senza luna. Dormire alla luce lunare è considerato pericoloso: si diventa “lunatici”.
La periodica crescita, diminuzione scomparsa e ricomparsa della luna è alla base di importanti miti e culti presso i più diversi popoli. La riapparizione della luna appare come promessa d’immortalità o risurrezione presso popoli di cacciatori, come i boscimani del Sud Africa e d’altra parte presto si forma l’antitesi tra la luna immortale e l’uomo mortale: perciò spesso i miti dell’origine della morte hanno come protagonista la luna. Alle stesse radici risalgono le credenze secondo cui le anime dimorano nella luna. A queste idee è dovuta presso numerosi popoli la regolare celebrazione del novilunio e del plenilunio, per mezzo della quale la luna diventa un elemento fondamentale del computo del tempo.

Di mille
Donne elette eccellenti n’elessi una
Qual non si vedrà mai sotto la luna
(Petrarca)

mercoledì 18 aprile 2007

Citazione XV

Fidarsi degli uomini è già farsi uccidere un po'.

(Louis Ferdinand Cèline)

Inversioni a U

Mutamenti di pensiero più o meno repentini, come ad esempio in politica, di solito non vengono giudicati positivamente dalle persone che il mondo della politica lo osservano dall'esterno, però ci sono a volte anche casi in cui la cosa migliore da fare è cambiare corso (e qui c'è chi ci riesce in meglio o in peggio).
Immaginate di essere stati invitati ad una festa nella quale si servono bevande alcoliche corrette con una qualche strana sostanza così potente da far alterare l'identità. Iniziate a guardarvi intorno e vedete facce che vi sono ancora familiari, ma le parole che escono dalla bocca di queste persone non lo sono più. Qualcosa è accaduto a queste persone che voi credevate di conoscere bene. Ma ora queste persone sono mutate incarnando il loro esatto opposto. C'è il multimiliardario capitano dell'industria informatica, prima conosciuto per il suo carattere di fagocitante pescecane, che ora ha il pallino di un presunto progetto di filantropia globale e passa più tempo ad investire denaro in cause che hanno una patina di altruismo piuttosto che ad accumularlo; c'è il capo di governo del paese latinoamericano che prima faceva il rivoluzionario marxista e il progressista che ora è mutato in un perfetto neo-conservatore fautore del capitalismo all'americana, e si è messo a fare discorsi a sostegno delle economie aperte e del libero mercato; c'è il proprietario di un mattatoio che ora è diventato un attivista per i diritti degli animali, un famoso penalista che sosteneva la pena di morte che ora si è votato alla causa di Amnesty International, c'è il liberista investitore di borsa che ora ha aperto società non-profit e di microcredito, l'attivista di Greenpeace che ora è diventato un perfetto apparatchik dell'industria, e via discorrendo.
La visione di lungo corso sostenuta da sociologi e psicologi che le persone raramente cambiano il loro credo, al giorno d'oggi inizia a scricchiolare. Mutar di pensiero è umano, soprattutto in politica, e molto spesso è lo specchio di povertà di idee, o di mancanza di una vera e propria coscienza politica, o di mero opportunismo. Ci sono comunque anche casi in cui l'opposto di questa disposizione appare patologico. Prendete ad esempio George W. Bush: mercoledì crede alla stessa cosa alla quale credeva lunedì a prescindere da quello che è successo martedì.
Molto spesso si verifica una sorta di introspezione, di esame di coscienza che si manifesta nel cuore della notte e fa dire ai soggetti un attimo prima del cambiamento (in meglio): "Sto sbagliando tutto". Ma spesso le scelte di cambiamento non sono estemporanee e repentine, e richiedono tempo. E questo mi porta ad introdurre le differenze di pensiero che sussistono tra Oriente ed Occidente. Mentre un cinese pensa che il mondo è un cerchio, un europeo pensa che il mondo sia una linea.
Secondo noi occidentali, il mondo è, appunto, lineare: lo possiamo metaforicamente spaccare, aprire, sezionare, e possiamo analizzare la parte di esso che vogliamo interrogare fintanto che non siamo giunti alla soluzione che stavamo cercando. Ma secondo gli asiatici il mondo non è come una corda lunga, bensì come una grossa catena chiusa, infinitamente complessa e mutevole. Quanndo gli orientali guardano la vita da questa prospettiva, alcuni aspetti che potevano apparire disgiunti, stranamente si rivelano agli occhi come uniti, legati, interconnessi. Molti occidentali che hanno iniziato a rivedere e revisionare la loro vita da questo punto di vista, spesso si sono trovati indotti ad abbandonare il sentiero del libertarismo.
Sarà forse questo uno dei tanti motivi per cui la gente si trova un bel giorno inconsciamente attratta dalle discipline e dottrine e dallo stile di vita orientali? Sarà per questo ch smette di pensare ad una immaginaria linea per iniziare a pensare ad un immaginario cerchio e inizia a vedere morale e moralità non più come un insieme di regole ma come una storia all'interno della quale ci si deve sentire parte di un tutto, di un insieme, di una sorta di "stampo" globale, egualitario, e non più come le stelle che dominano superbe dall'alto del cielo?

lunedì 16 aprile 2007

Citazione XIV

La funzione del genio è fornire idee ai cretini vent'anni dopo.

(Louis Aragon)

Follia 2



Non lo nego: sono ricoverato in un manicomio; il mio infermiere mi osserva di continuo, quasi non mi toglie gli occhi di dosso perché nella porta c'è uno spioncino, e lo sguardo del mio infermiere non può penetrarmi poiché lui ha gli occhi bruni, mentre i miei occhi sono celesti. Il mio infermiere non può dunque essermi nemico.
Ho preso a volergli bene, a questo controllare appostato dietro allo spioncino. Appena mi entra nella stanza, gli racconto vicende della mia vita; così, nonostante lo spioncino che gli è d'ostacolo, impara a conoscermi. Il brav'uomo sembra apprezzare i miei racconti, perché appena gli ho raccontato qualche fandonia per mostrarmi la sua gratitudine mi fa vedere la sua ultima composizione di nodi. Non vorrei affrontare il problema di stabilire se sia un artista.
Una mostra delle sue creazioni sarebbe però accolta con favore dalla stampa, e attirerebbe anche qualche compratore.
Egli fa nodi con spaghi comuni che dopo le ore di visita raccoglie e districa nelle camere dei suoi pazienti, creando complessi fantasmi cartilaginosi; poi li immerge nel gesso, li lascia irrigidire e li infilza su ferri da calza, fissati sopra zoccoli di legno. Spesso accarezza l'idea di colorare queste sue opere. Io lo sconsiglio, gli addito il mio letto metallico laccato di bianco e gli chiedo di immaginare questo letto così perfetto dipinto a vivaci colori. Allora, alzando le sue mani di infermiere, inorridito se le mette nei capelli, tenta, col suo viso un po' troppo rigido, di dare espressione simultanea a tutte le ansie che lo assalgono, e desiste dai suoi variopinti piani [...]
Continua su IL TAMBURO DI LATTA, di Günther Grass

domenica 15 aprile 2007

Citazione XIII

Uno stupido è uno stupido, diecimila sono una forza storica.

(Leo Longanesi)
Quando Gregor Samsa si svegliò una mattina da sogni inquieti, si trovò trasformato nel suo letto in un immenso insetto. Era disteso sul dorso duro come una corazza e, se sollevava un poco il capo scorgeva il proprio ventre convesso, bruno, diviso da indurimenti arcuati, sulla cui sommità la coperta, sul punto di scivolare del tutto, si tratteneva ancora a stento. Le numerose zampe, miserevolmente sottili in confronto alle dimensioni del corpo, gli tremolavano incerte dinanzi agli occhi. "Cosa mi è successo?" pensò. Non era un sogno. La sua stanza, una vera stanza da essere umano, soltanto un po' più piccola, stava tranquilla fra le quattro familiari pareti. Sopra il tavolo - sul quale, tolto dalla valigetta, era sparso un campionario di tessuti (Samsa era commesso viaggiatore) - era appeso un ritratto che di recente egli aveva tagliato da una rivista illustrata e messo in una graziosa cornice dorata. Raffigurava una signora che, in cappello e stola di pelliccia, sedeva eretta e tendeva all'osservatore un pesante manicotto di pelliccia in cui era scomparso l'intero avambraccio [...]

Continua su "La Metamorfosi" di Franz Kafka

sabato 14 aprile 2007

Citazione XII

Chi é incapace di vivere in società o non ne ha bisogno perché è sufficiente a se stesso, deve essere o una bestia o un dio.

(Aristotele)

L'uomo è il rimedio dell'uomo

(Proverbio wolof)

L'uomo esiste, si costruisce e si riproduce solo con l'aiuto di altri uomini. Non esiste uomo senza società, senza storia e senza compassione. Le relazioni di reversibilità, di complementarità e di solidarietà sono costitutive dell'essere umano.

Follia 1

-Che fai?- mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.-Niente,- le risposi,- mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino. Mia moglie sorrise e disse:-Credevo ti guardassi da che parte ti pende.Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato una coda:-Mi pende? A me? Il naso?E mia moglie placidamente:-Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra. Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altri parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo.

***

Chi era colui? Nessuno. Un povero corpo, senza nome, in attesa che qualcuno se lo prendesse. Ma, all'improvviso, mentre così pensavo, avvenne tal cosa che mi riempì di spavento più che di stupore. Vidi davanti a me, non per mia volontà, l'apatica attonita faccia di quel povero corpo mortificato scomporsi pietosamente, arricciare il naso, arrovesciare gli occhi all'indietro, contrarre le labbra in su e provarsi ad aggrottar le ciglia, come per piangere; restare così un attimo sospeso e poi crollar due volte a scatto per lo scoppio d'una coppia di starnuti. S’era commosso da sé, per conto suo, ad un filo d'aria entrato chi sa donde, quel povero corpo mortificato, senza dirmene nulla e fuori della mia volontà. «Salute!» gli dissi. E guardai nello specchio il mio primo riso da matto.

***

Come sopportare in me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?»

(Da "Uno, Nessuno e Centomila, Luigi Pirandello)

venerdì 13 aprile 2007

Citazione XI

Errare è umano. Dar la colpa ad un altro lo è ancora di più.

(Arthur Bloch)

Face2Face


Due fotografi francesi che vivono e lavorano a New York un giorno si sono chiesti perché israeliani e palestinesi non riescono ad andare d'accordo. Dal 2005 vanno in giro per Gerusalemme senza parlare molto, osservando l'ambiente circostante con stupore e senza preconcetti, sempre pronti a scattare dei primi piani di gente comune, sia israeliani, sia palestinesi, con l'intento di sottolineare le somiglianze anziché le differenze.
Le due comunità sono vicinissime, eppure non comunicano perché divise da un muro, e si scrutano solo attraverso i media, ma questo non li porta a rendersi conto delle loro reciproche paure e sofferenze che nascono dal conflitto interetnico.
Gli scatti fanno appunto leva sulle emozioni, che ci rendono tutti uguali. Questi scatti vengono poi affissi lungo le strade e in luoghi pubblici, in modo che tutti li possano vedere.
Gerusalemme è la città santa per le 3 religioni monoteiste. Un'area piccola dove si possono trovare il mare, le montagne, laghi e il deserto, un'area dove si trova tanto l'amore quanto l'odio, tanto la speranza quanto la disperazione.
I fotografi sono giunti ad una conclusione: quelle persone si somigliano e parlano quasi la stessa lingua, come 2 fratelli gemelli cresciuti in due famiglie diverse.
Il progetto Face2Face ha l'intento di accoppiare soggetti palestinesi ed israeliani accomunati dalle stesse attività e professioni.
Una bella idea davvero nel lungo e impervio cammino per la pace.

mercoledì 11 aprile 2007

Citazione X

Con la crescita zero il Paese invecchia. Tra un po' avremo un pensionato a carico di ogni disoccupato.

(Altan)

Notte


Dolce la notte in cui in riva al placido mare cammino prestando ascolto allo sciabordìo delle onde. Per te vorrei spiccare il volo e raccogliere la più luminosa polvere delle più luminose stelle, quindi sino a te planare dove tu placidamente, teneramente riposi per cospargere la stanza e i tuoi sogni di questa lucente materia e farti destare alle prime luci di un nuovo giorno con un sorriso di serenità che nasce dal tuo grazioso volto.

lunedì 9 aprile 2007

Citazione IX

Non farti uccidere i sogni da coloro che non ne hanno.

(Cicalone)

P.S.: Cicalone...chi era costui? Quien sabe? Comunque ha detto una bella frase.

Pugno in un occhio

Chi si ricorda ancora come, fino a qualche anno fa, era la situazione urbanistica di fronte a Palazzo Bentivoglio Nuovo, in Via delle Belle Arti a Bologna?
Quanti di voi ricordano ancora lo spiazzo per il parcheggio, circondato da contruzioni diroccate che erano il lascito dei bombardamenti di guerra?

Ora non dico che la situazione dovesse rimanere immutata con quell'immagine di degrado, ma sostituire quel degrado con una costruzione di una modernità sciatta e scialba, improbabile ed improvvisata, che fa a pugni con le antiche costruzioni circostanti però no!

Al massimo si sarebbe potuto fare uno spiazzo con un parco ed alcune panchine, chissà. In questo modo il Palazzo Bentivoglio Nuovo (anche lui, a proposito, avrebbe bisogno di una ripulita), con un'area libera di fronte a sé si sarebbe stagliato dinnanzi alla vista dello spettatore.

Fortunatamente la licenza per la ricostruzione su quella superficie diroccata c'era, ed era pure in regola, però, ci domandiamo, chi sono quei superficiali ed improvvisatori che in Comune rilasciano il permesso per costruire siffatte tristezze in pieno centro, zona universitaria? Non ci voleva molto a progettare una costruzione che si sarebbe resa più armonica con l'ambiente circostante.

Comunque, la frittata è ormai fatta, e ce la dobbiamo tenere, tanto più che ormai il palazzo è abitato e ci sono pure delle botteghe sotto il portico.

Ringrazio il buon Fausto Carpani per la segnalazione fatta, che ho preso dal suo foglio mensile in vernacolo, che puntualmente mi arriva e puntualmente leggo, e concludo con il suo esempio di Borgo Sant'Andrea a Cadriano, frazione di Granarolo Emilia. Il borgo, realizzato di recente al posto di vecchi capannoni industriali, prende il nome dalla chiesa omonima, e si presenta con portici, strade con selciato e un orologio che scandisce le ore, proprio come una volta. Secondo Fausto, e anche secondo me e tutti i suoi lettori, un bell'esempio di come, con buona volontà, pazienza e buon gusto, si possano fare ancora cose architettonicamente belle ed armoniose.

Ragaz, fè mò un girtén a Cadariàn :-)

venerdì 6 aprile 2007

Citazione VIII

I giornali inventano la metà di quello che scrivono...se poi ci aggiungi che non scrivono la metà di quel che succede, ne consegue che i giornali non esistono.

(Quino)
Ieri sera, 5 aprile, sono riuscito finalmente a vedere una puntata di Annozero.
Mi è sembrata la volta buona per il conduttore, per mettere da parte la sua evidente e limitante faziosità (lo dico da persona di sinistra!) e per evitare lunghi, noiosi ed inutili dibattiti politici in cui si fanno solo chiacchiere litigiose senza approdare mai a nulla. Mi è sembrata l'occasione buona per affrontare argomenti scottanti e di estrema emergenza, vale a dire i problemi ambientali in Italia.
Non mi sembra che allo stato dei fatti l'attuale governo abbia ancora stilato una vera e propria politica ambientale ed energetica, mentre di tanto in tanto rispuntano fuori dei personaggi (imprenditori ed individui che si fregiano del titolo di ingegneri) che hanno il coraggio di professare il ritorno al carbone, quando tutti noi che siamo dotati di buon senso sappiamo che stanno parlando di una fonte estremamente inquinante.
A livello europeo i vari capi di governo continuano a prendere parte a riunioni al vertice in cui si fissa il 2020 come data ultima per l'attuazione di una politica ambientale comune nuova e radicale, mentre gli ambientalisti e i climatologi continuano a ripeterci che se non si agisce subito, verso il 2050 ci ritroveremo a vivere su un pianeta con sconvolgimenti climatici che saranno ormai ingenti ed incontrollabili.
Ieri sera in trasmissione ho sentito parlare del business, gestito dalla camorra, del riciclaggio dei rifiuti in Campania, regione in perenne emergenza ed irrecuperabile, dei danni tumorali potenziali ai quali le persone sono esposte a causa delle sostanza sparate nell'atmosfera da inceneritori senza impianti di filtraggio (e l'aumento dei casi di cancro per colpa dell'inquinamento è sotto gli occhi di tutti), e della zona di Tarquinia, patrimonio archeologico e turistico dell'alto Lazio, minacciata anch'essa, insieme a Sarre in Campania, da danni ecologici ed ambientali.
Ultimamente mi sento di dire che il mondo politico italiano dovrebbe rivedere un attimo le sue priorità per fare qualcosa da subito, ma veramente, per l'ambiente. Basta chiacchiere, chi ci governa dovrebbe prestare più ascolto a tutta quella vasta schiera di cittadini che con il loro aiuto e il loro contributo, hanno la volontà e il desiderio di apportare cambiamenti sostanziali per la tutela e la preservazione dell'ambiente naturale, dell'acqua potabile, dell'aria che respiriamo.

mercoledì 4 aprile 2007

Citazione VII

Dal sublime al ridicolo non c'è che un passo.

(Napoleone Bonaparte)

Citazione VI

L'amore della libertà è amore degli altri; I'amore del potere è amore di se stessi.

(William Hazlitt)

Vetture ibride


E' da un po' che ci penso. Ultimamente la Toyota compra spessissimo uno spazio pubblicitario di minimo due pagine su TIME Europe per illustrare il suo motore ibrido, e a fine marzo ha anche regalato una vettura ibrida al Comune di Bologna (per leggere l'articolo: http://www.crisalidepress.it/news.php?ID=1174570177).

Cosa ne pensate delle vetture ibride?

Se si visita il sito della Toyota (http://www.toyota.com/prius/, clic sul link Hybrid Synergy Drive in basso a sinistra, sito in inglese) per raccogliere informazioni sulla Prius si può vedere come la comunità dei guidatori di vetture ibride sia ancora una cerchia ristretta, comunque la casa automobilistica fornisce un sacco di informazioni dettagliate ed esaustive sulle caratteristiche tecniche e il funzionamento del motore combinato a benzina/elettrico.

La tecnologia è innovativa, originale ed interessante, eppure non la vedo come una panacea per i nostri problemi di cottura del pianeta, bensì solo come una onesta proposta per ridurre il consumo e le emissioni di benzina nell'atmosfera.

Se siete interessati a farvi un'opinione sull'argomento vi riporto anche il link di un altro blogger che ha trattato l'argomento sul suo spazio: http://readerstation.blogspot.com/ (sito in inglese).

martedì 3 aprile 2007

Citazione V


Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

(A. Gramsci)