L’Europa possiede aree geografiche che in questo periodo stanno conoscendo un boom economico. Non sto parlando solo della Spagna, la cui ripresa è iniziata lentamente da circa un ventennio, dopo gli anni bui del franchismo. Sto parlando anche dei Paesi che si affacciano sul Mar Baltico, alcuni dei quali sono nuovi entrati nell’UE. Lettonia, Estonia e Lituania sono tra i paesi che stanno vedendo un costante aumento del volume d’affari e del reddito pro-capite.
Storicamente, l’area del Baltico ha conosciuto periodi di splendore, dal Regno di Svezia (durante il quale Riga, capitale della Lettonia, era il centro più importante, ben più importante della piccola capitale Stoccolma), al periodo d’oro degli scambi commerciali della Lega Anseatica.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’avvento della Cortina di Ferro, i paesi baltici e non solo hanno conosciuto l’isolamento dal resto d’Europa e del mondo, e lo stesso porto d’Amburgo ha visto calare il suo peso e la sua importanza.
Ma ora stiamo assistendo ad una ripresa, data dalla rinascita della cantieristica navale – che sta creando nuovi posti di lavoro – e dall’aumento degli scambi portuali, nonché data dai flussi turistici verso soprattutto Estonia e Lituania.
Se vogliamo fare un discorso geografico-economico di più ampio spettro, includendo in esso anche i Paesi scandinavi, potremmo dire che la forza di questa parte d’Europa è data dalla Norvegia con la sua ricchezza di risorse naturali, dalla Svezia con il suo legname e le sue fucine di talenti, e da Finlandia ed Estonia con la loro corsa all’innovazione tecnologica. Non dimentichiamo che in Finlandia ha sede la Nokia, multinazionale che contende all’americana Motorola il primato della telefonia mobile, e che l’Estonia è il Paese nel mondo più all’avanguardia in fatto di tecnologia informatica: quasi tutto il Paese è cablato per la navigazione wireless; gi estoni votano e pagano le tasse on-line; Skype, il più conosciuto programma per telefonare e fare videoconferenze su internet, è stato creato da un progetto congiunto danese-svedese a partire da un codice sorgente estone.
Pertanto, tornando all’Europa nella sua globalità, se l’UE fatica ancora a conquistarsi un peso diplomatico e politico sullo scacchiere internazionale, oscurata ancora dagli USA (le decisioni prese al G8 di Rostock lo confermano), può per lo meno contare sul suo crescente peso economico, dato dall’euro forte e dalla ripresa di alcuni suoi Paesi.
Per concludere, tornando un attimo al discorso poco sopra dell’Estonia tecnologica, esiste anche il rovescio della medaglia, il quale conferma ancora una volta la debolezza del mare magnum di internet nei confronti di pesanti attacchi informatici organizzati. E’ di pochi giorni fa la notizia che, in seguito alla rimozione da parte del governo estone del controverso monumento dedicato ai soldati sovietici caduti in guerra, i siti istituzionali estoni sono stati preda di attacchi informatici, si pensa ad opera di hacker russi. Lo stesso Alexander Neill, capo dell’Asia Security Programme presso il Royal United Services Institute di Londra, suppone che organizzazioni terroristiche come Al-Qaeda si siano già dotate di pirati informatici per utilizzare attacchi al fine di sabotare informazioni, rubare dati confidenziali, cancellare password, scaricare documenti segreti e, in breve, inoculare potenti virus o infiltrare cavalli di Troia per seminare il panico informatico.
Storicamente, l’area del Baltico ha conosciuto periodi di splendore, dal Regno di Svezia (durante il quale Riga, capitale della Lettonia, era il centro più importante, ben più importante della piccola capitale Stoccolma), al periodo d’oro degli scambi commerciali della Lega Anseatica.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’avvento della Cortina di Ferro, i paesi baltici e non solo hanno conosciuto l’isolamento dal resto d’Europa e del mondo, e lo stesso porto d’Amburgo ha visto calare il suo peso e la sua importanza.
Ma ora stiamo assistendo ad una ripresa, data dalla rinascita della cantieristica navale – che sta creando nuovi posti di lavoro – e dall’aumento degli scambi portuali, nonché data dai flussi turistici verso soprattutto Estonia e Lituania.
Se vogliamo fare un discorso geografico-economico di più ampio spettro, includendo in esso anche i Paesi scandinavi, potremmo dire che la forza di questa parte d’Europa è data dalla Norvegia con la sua ricchezza di risorse naturali, dalla Svezia con il suo legname e le sue fucine di talenti, e da Finlandia ed Estonia con la loro corsa all’innovazione tecnologica. Non dimentichiamo che in Finlandia ha sede la Nokia, multinazionale che contende all’americana Motorola il primato della telefonia mobile, e che l’Estonia è il Paese nel mondo più all’avanguardia in fatto di tecnologia informatica: quasi tutto il Paese è cablato per la navigazione wireless; gi estoni votano e pagano le tasse on-line; Skype, il più conosciuto programma per telefonare e fare videoconferenze su internet, è stato creato da un progetto congiunto danese-svedese a partire da un codice sorgente estone.
Pertanto, tornando all’Europa nella sua globalità, se l’UE fatica ancora a conquistarsi un peso diplomatico e politico sullo scacchiere internazionale, oscurata ancora dagli USA (le decisioni prese al G8 di Rostock lo confermano), può per lo meno contare sul suo crescente peso economico, dato dall’euro forte e dalla ripresa di alcuni suoi Paesi.
Per concludere, tornando un attimo al discorso poco sopra dell’Estonia tecnologica, esiste anche il rovescio della medaglia, il quale conferma ancora una volta la debolezza del mare magnum di internet nei confronti di pesanti attacchi informatici organizzati. E’ di pochi giorni fa la notizia che, in seguito alla rimozione da parte del governo estone del controverso monumento dedicato ai soldati sovietici caduti in guerra, i siti istituzionali estoni sono stati preda di attacchi informatici, si pensa ad opera di hacker russi. Lo stesso Alexander Neill, capo dell’Asia Security Programme presso il Royal United Services Institute di Londra, suppone che organizzazioni terroristiche come Al-Qaeda si siano già dotate di pirati informatici per utilizzare attacchi al fine di sabotare informazioni, rubare dati confidenziali, cancellare password, scaricare documenti segreti e, in breve, inoculare potenti virus o infiltrare cavalli di Troia per seminare il panico informatico.
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