L'Italia, per non dare l'impressione di rimanere indietro rispetto ai cugini europei, vuole mostrarsi, attraverso i servizi in tv di costume, come un paese dove la società e i costumi stanno cambiando, si stanno evolvendo. E' vero, rispetto forse a mezzo secolo fa la situazione è radicalmente cambiata, ma come ce lo spieghiamo il fatto di un paese che a parole vuole apparire più laico, quando poi, dovendo destinare l'otto per mille la chiesa cattolica riceve ancora l'89,16% delle preferenze dei contribuenti? Fatta una botta di conti sono praticamente 9 italiani su 10. Alzi la mano chi sa con certezza dove viene destinato l'otto per mille alla chiesa cattolica. Di sicuro non tutto in beneficenza ai paesi dell'Africa...
In questa settimana che sta volgendo alla conclusione ricordiamo che c'è stato uno sciopero dei treni dalle 21 di giovedì alle 21 di venerdì. Per andare a trovare i miei parenti nel fine settimana sono stato quindi costretto a partire ieri mattina. Premesso che il posto, per essere sicuro di viaggiare da seduto, l'ho dovuto prenotare con discreto anticipo, avendo il discreto culo di beccare uno degli ultimi tre, dico tre, posti rimasti, c'è anche da dire che abbiamo viaggiato col treno stracolmo, pieno murato, con tanta gente in piedi che faceva fatica sia a salire che a scendere. Sono giunto a destinazione con 35 minuti di ritardo e stavolta mi è anche andata fatta grassa, ma rimane comunque il fatto che quella tratta, sulla quale viaggio spesso (Bologna - Porto San Giorgio, nelle Marche), rimane maledetta, senza contare le condizioni spesso pietose in cui versano le carrozze e gli annessi cessi. Vi giuro che quando sento la pubblicità delle Ferrovie che dice "Insieme muoviamo l'Italia" le mani iniziano a prudere, con la conseguente voglia di spaccare qualcosa...
Tornando al confronto tra noi e i nostri cugini d'Europa, se l'Italia vuole veramente stare al passo, dovrebbe abolire quel suo modo borbonico ed aleatorio che ancora serba di considerare il tempo. Sembra quasi che per servizi, trasporti e quant'altro sia di pubblica utilità, il tempo diventa elastico...
L'Italia rimane un paese al plurale, ancora con una vera e profonda mancanza d'unità (povero Garibaldi, di cui quest'anno ricorre il bicentenario della nascita), un agglomerato di province, regioni, campanili. Ricordiamo che l'Italia è un paese con ben 5 regioni a statuto speciale, le quali ricevono finanziamenti statali e dove spesso si governa in libertà e dove vigono benefici e privilegi fiscali. Secondo me il sistema delle autonomie andrebbe un attimo revisionato e reinventato dal parlamento, però mi fermo qui perché non vorrei far intendere questo mio discorso come un'aspra polemica.
Ma vorrei concludere ora il discorso, esulandomi dal generale tono di polemica, per parlare anche di una cosa bellissima: il variegatissimo panorama enogastronomico italiano, ricchissimo di specialità e prelibatezze culinarie, nonché di ottimi vini. Non per niente da noi è nato il movimento Slow Food, nato per combattere la standardizzazione e l'omologazione dei gusti, indotta nei consumatori dalla globalizzazione, e per recuperare ciò che si stava perdendo.
Il cibo non è solo ciò che mangiamo, il cibo definisce i nostri valori, il nostro status, la nostra salute. Il famoso detto ottocentesco del gastronomo francese Jean Anthelme Brillat-Savarin "Dimmi come mangi e ti dirò chi sei", andrebe un attimo ampliato: "Dimmi come mangi e ti dirò chi sei, dove vivi, chi sono i tuoi vicini, come funziona l'economia del tuo paese, qual è la storia del tuo paese, come sono le relazioni con l'estero e qual è lo stato dell'ambiente." Se guardiamo al cibo riusciamo a capire meglio l'epoca nella quale viviamo.