lunedì 1 ottobre 2007

L'ultima corsa



Ho letto ieri sulla stampa straniera di 5 paesi (Canada, Stati Uniti, Norvegia, Danimarca, Russia), che stanno intraprendendo una corsa per allungare i loro rispettivi confini acquiferi e protendersi ulteriormente verso l'Artico, reclamando zone secondo presunti diritti di appartenenza territoriale. Il tutto perché sono stati scoperti giacimenti di gas naturale in aree marittime spesso contese tra due delle sopracitate nazioni; in questa situazione che sta diventando un po' turbolenta dal punto di vista diplomatico, nel frattempo la Norvegia è quella che si è fatta più avanti e ha iniziato l'estrazione e lo sfruttamento in grande stile. I dati sono discordi: c'è chi afferma che il totale delle risorse in quest'area del pianeta ammonterebbe al 10% del totale terrestre, c'è chi dice invece al 25%. Entrambe le percentuali sono comunque esigue (e i metodi di estrazione più lunghi ed ardui), e l'approvvigionamento non farebbe che posticipare solo di pochi anni la data fissata orientativamente dagli scienziati per l'esaurimento dei combustibili fossili sul pianeta.

Intanto il progressivo scioglimento dei ghiacci (la calotta artica è di un 25% inferiore rispetto a 30 anni fa, in più si calcola che per il 2040 i ghiacci si saranno sciolti quasi del tutto e rimarranno solo su un'area assai circoscritta) sta provocando il progressivo spostamento delle specie animali sempre più verso nord, e di conseguenza la loro conseguente morìa in un ambiente che si sta facendo sempre più ristretto.

Questa ennesima corsa al petrolio e al gas mi fa rabbrividire e mi fa venire in mente l'ultimo tentativo di un'umanità di indulgere ulteriormente in energie non rinnovabili, e per questo ha già inevitabilmente firmato la sua condanna a morte. Questo a causa del fatto che non si percepisce ancora un impegno concreto e sostanziale nel percorrere la strada dell'idrogeno e delle fonti rinnovabili.

Buona vita gente.

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