mercoledì 3 ottobre 2007

Anniversario



http://it.youtube.com/watch?v=OpVu5c3arHY

Il 2007 è un anno di ricorrenze importanti: il bicentenario della nascita di Garibaldi, i 50 anni dell'ARCI, i 40 anni della morte del "Che". Si festeggiano anche i 50 anni dal lancio del primo satellite della storia dell'umanità.

Il 4 ottobre 1957 l'URSS mise in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik I. Per chi non lo ricorda, era poco più grande di un pallone da calcio e il suo nome significava "compagno di viaggio". Il caratteristico bip-bip della sua piccola radio risuonava nello spazio, rompendone per la prima volta nella storia il suo eterno silenzio. In tutto il globo la gente poteva alzare lo sguardo e vedere un puntino luminoso che scorreva nel cielo. C'è una frase profetica, forse autentica, forse inventata, che si dice sia stata pronunciata nel 1921 da Lenin: "Qualcuno non crede nel futuro della cosmonautica. Mentre io credo fermamente che tra venti, trenta o quarant'anni un uomo viaggerà nello spazio. "Questo dispositivo del peso di 83 chilogrammi fu ideato dal geniale ingegnere progettista dei missili Sergej Korolëv, il quale nei suoi rapporti sull'utilità della messa in orbita dei satelliti individuò nello Sputnik il prototipo delle navicelle interplanetarie. A lui non dovette sfuggire il suo valore universale di iniziatore dell'era spaziale. Korolëv era stato in Germania nel 1945 a studiare il sistema di progettazione dei missili V2, che i tedeschi avevano lanciato su Londra, rubando così la tecnologia con cui Hitler aveva sperato sino all'ultimo di vincere la guerra. Il lancio del primo Sputnik coincise con il disgelo chruscioviano e con i tentativi della leadership sovietica dell'epoca di elaborare una teoria della convivenza pacifica con l'area capitalista, che trovò un parziale riflesso nell'interpretazione sovietica dello Sputnik come conquista dell'umanità intera. Lo Sputnik fece diventare realtà l'illusione dei voli cosmici descritti innumerevoli volte nei romanzi di fantascienza. Lo Sputnik divenne un'affascinante metafora della fede nel progresso. La piccola rotonda creatura con le antenne che si poteva ammirare nel cielo notturno a occhio nudo appariva come un consolante giocattolo che ora nell'età matura molta gente ricorda con tenera nostalgia.

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