Interessante questo studio del giovane Thomas Bassetti, dottorando presso il Dipartimento di Economia dell'Università di Pisa, in cui lui analizza l'effetto dell'educazione (intesa come educazione scolastica, come formazione) sulla crescita economica.
Sin dagli anni '60 l'argomento "formazione e crescita economica" ha da sempre interessato un numero crescente di economisti, ma è solo a partire dagli ultimi 10 anni che le analisi statistiche su questo argomento sono state migliorate, grazie alla disponibilità relativamente recente di dati più aggiornati ed affidabili sullo sviluppo e l'andamento del sistema educativo nei vari paesi.
Nella letteratura economica l'educazione viene considerata uno degli input più importanti nella creazione di capitale umano, inteso come l'accumulazione di capacità ed esperienze che rendono i lavoratori più produttivi.
In un contesto di concorrenza non perfetta, l'economista Lucas nel 1988 fornisce un modello in cui la Ricerca e lo Sviluppo possono sostenere e supportare la crescita del PIL di un paese nel lungo termine.
L'educazione gioca un ruolo fondamentale nella crescita economica quando un sistema economico ha un tasso relativamente alto di cambiamenti tecnologici. In questo caso, elevati livelli di capitale umano sono necessari a sostenere alte percentuali di progresso tecnologico.
Nel 1995 Donald O'Neill scoprì che per il periodo 1967-1985 il ritorno all'educazione è aumentato del 58% nei paesi industrializzati e del 64% nei paesi meno sviluppati. Analizzando l'effetto del capitale umano in un'economia aperta, Isaksson (2002) ha avuto prove della relazione non-lineare tra educazione e la sua produttività.
Lo studio oggetto di questo post fornisce un inquadramento teorico in cui l'educazione può generare un processo di accumulazione di capitale umano non lineare. L'idea di fondo del modello è l'esistenza di un tasso di obsolescenza crescente del capitale umano, utilizzando i risultati per ottenere un modello di Solow-Swan modificato che presenta 3 differenti equilibri, in cui l'equilibrio inferiore in termini di capitale fisico pro-capite è inteso come "caso della trappola della povertà".
Gli individui gestiscono il proprio tempo tra l'acquisizione di una educazione scolastica formale e lo svolgimento di un lavoro. Pertanto decidono all'inizio quanto tempo investire sulla loro formazione, mentre se iniziano a lavorare, sarà poi più difficile per loro tornare ad un percorso di studi successivamente. Seguendo la teoria standard della crescita, questo studio considera l'educazione il fattore più importante nella produzione di capitale umano: la creazione di capitale umano dipenderà dall'immagazzinamento di informazioni e conoscenze e dalla produttività ed efficienza del settore educativo e scolastico, mentre la distruzione dello stesso dipenderà dalla quantità di capitale umano soggetto al tasso di obsolescenza che, secondo McPherson e Winston (1983), aumenta all'aumentare della specializzazione, oltre che dei cambiamenti tecnologici (Rosen, 1976, Weiss-Lillard, 1978 e Johnson, 1980). Pertanto, siccome l'innovazione riguarda la frontiera della conoscenza, si può riscontrare un tasso di obsolescenza più elevato per la conoscenza più avanzata e sviluppata, la quale richiede un notevole investimento di tempo nel perido formativo.
Va da sé che nei paesi più ricchi le persone investono più tempo nell'educazione rispetto ai paesi più poveri.
L'educazione secondaria sviluppa le conoscenze di base ottenute durante la scuola primaria, rendendo possibile la continuazione dell'apprendimento in futuro e la crescita umana. La scuola secondaria fornisce un'educazione più dettagliata ed una preparazione più ampia. Ogni passo, durante il processo di accumulazione del capitale umano, è necessario per il passo successivo.
In conclusione questo studio mostra come l'educazione e la "dote" del capitale fisico pro-capite sono positivamente correlate: investire sull'educazione è un modo per i paesi più poveri di uscire da una situazione caratterizzata da bassi livelli di capitale fisico pro-capite.
6 commenti:
Effettivamente l'articolo di Bassetti sembra aprire nuove prospettive all'interpretazione dei risultati microeconometrici riguardanti i "returns to education". Inoltre, il ricercatore toscano sembra aver trovato un modo per mettere in relazione le teorie della crescita e le evidenze a livello micro. Infine, sempre da questo articolo nasce una possibile risposta al puzzle del mismatch nel mercato del lavoro tra domanda e offerta di human capital. Complimenti a Bassetti!
L'articolo di Basseti affronta tematiche indubbiamente interessanti. Peccato che la sua struttura formale sia del tutto inadeguata allo scopo. Consiglio pertanto all'autore di rimettere mano al lavoro in modo da raggiungere degli standard analitici quanto meno decenti.
Sono pienamente d'accordo con il commento precedente. Secondo me bisognerebbe chiedere a Baumol cosa ne pensa......
Avete ragione, tuttavia ormai da tempo esiste una versione completamente rivisitata di quel "paper" (non era neanche tale ma una cozzaglia di idee al I anno di dottorato)... La nuova versione è entrata nella mia tesi di dottorato e verrà presto pubblicata in un volume della Edgard su "Standard of Life". Il titolo dell'articolo è "Education and Poverty in a Solow Growth Model". L'idirizzo di Baumol è: william.baumol@fasecon.econ.nyu.eduThomas
A pubblicare sui libri degli amici siamo tutti buoni...prova a mandare l'articolo ad una rivista qualsiasi...vediamo che ne pensano...
Caro Anonimo, che non hai avuto nemmeno il coraggio di firmare il tuo intervento, ti comunico che Thomas Bassetti NON è un mio amico, lo conosco perché è stato mio insegnante in occasione di un master che ho frequentato l'anno scorso a Pisa ed è una persona che stimo molto. Quel suo articolo che riporto in breve mi aveva colpito e quindi desideravo parlarne. Ma non sono un economista e penso anche che il suo studio Bassetti abbia già provveduto a farlo pubblicare su qualche rivista.
Saluti cordiali.
Posta un commento