venerdì 27 ottobre 2006

India affamata

Le due facce dell'India: una povera ed immobile nel suo sistema di caste, l'altra lanciata in uno sviluppo a dir poco travolgente.
A Roma, dal 4 novembre prossimo la FAO terrà l'ennesimo vertice mondiale sull'alimentazione. Si parlerà di accesso al cibo, impedito dalla globalizzazione che privilegia gli agricoltori dei paesi ricchi, finanziati dai propri governi per esportare là dove i piccoli contadini del Sud del mondo coltivano a fatica la terra. Si parlerà di OGM e delle sementi geneticamente modificate che vengono vendute dalle multinazionali ai paesi poveri col miraggio di produzioni più ricche. Sementi che però devono essere rinnovate di anno in anno e che costringono, dato il caro prezzo, gli agricoltori poveri ad indebitarsi per ricomprarle.
E a questo summit la voce dell'India sarà di Ranjan Manas, combattivo esponente di Action Aid, ONG britannica che opera in 42 paesi. Spetterà a lui fare la domanda carica della speranza di chiarimenti sulle responsabilità dei governi, le promesse non mantenute e lo stesso ruolo della FAO.
Nel Rajastan il governo sta procedendo con espropri che lasciano le famiglie senza terra da coltivare, quella terra che è ricca di giacimenti minerari. Il governo locale costringe i contadini a vendere la loro terra per pochi soldi e da quella terra sorgono miniere.
Manas spiega che nel 1996 a soffrire la fame erano 835 milioni di persone, oggi sono 852 milioni. In India il 47% dei bambini è denutrito e metà della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno. Il governo ha emanato una legge che dà lavoro per 100 giorni ai capifamiglia poveri, attraverso impieghi di pubblica utilità. L'unico problema è che a decidere chi è povero e chi no è solo il governo, che si sta muovendo con criteri poco chiari e non aderenti alla realtà.

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