mercoledì 4 luglio 2007

Il business dietro al riciclo



In Europa arriva la proposta dell’economista elvetico-americano Gunter Paoli della costruzione di bioraffinerie: fabbriche che, mutuando le tecniche dell’industria petrolifera, dovrebbero recuperare tutti gli oggetti dismessi.
Il sogno ecologista degli oggetti che nascono dalle ceneri di altri oggetti dismessi e recuperati porta con sé, oltre alla volontà di ridurre la produzione di gas serra, anche crescenti interessi economici, i quali crescono all’aumentare del costo delle materie prime e al diminuire del petrolio.
Vediamo alcuni esempi e alcune cifre, offerti da Conai (il Consorzio Nazionale Imballaggi):

- Per ogni tonnellata di acciaio riciclata si tagliano 1,5 tonnellate di CO2. Con 2,6 milioni di scatolette d’acciaio da 50 grammi si può realizzare un chilometro di binari ferroviari;
- Per ogni tonnellata di plastica riciclata si tagliano 0,5 tonnellate di CO2. Con 20 bottiglie di plastica si fa un maglione in pile. Le bottiglie di plastica sono prodotte con un materiale chiamato polietilene tereftalato (PET). Nel territorio dell’UE, attualmente vengono riciclate 100.000 tonnellate di PET;
- Per ogni tonnellata di alluminio riutilizzato se ne risparmiano 9 di CO2. Da 37 lattine si ricava una caffettiera;
- Legno e carta: per ogni tonnellata di legno riciclata si taglia una tonnellata di CO2; da 4 pallet si ricava una scrivania; il 90% dei quotidiani viene stampato oggi su carta riciclata e per ogni tonnellata di carta si tagliano 0,6 tonnellate di CO2;
- Per ogni tonnellata di vetro recuperata si tagliano 0,3 tonnellate di CO2.

Berlino è la capitale europea del riciclo: il 90% dei rifiuti viene riutilizzato. La raccolta differenziata a Berlino è una realtà consolidata ormai da più di dieci anni e si utilizzano sette diversi circuiti per i vari materiali. Nove tedeschi su dieci separano i rifiuti e due su tre pensano sia scorretto non usare in modo appropriato i contenitori per la raccolta differenziata.
Per quanto concerne altri esempi dal mondo posso citare l’esempio del Brasile socialista di Lula e dell’India. Nel primo paese, precisamente nella città di Curitiba, nel sud, esiste un progetto di recupero equo e solidale a vantaggio degli strati più poveri della popolazione: due terzi dei rifiuti provenienti da carta, metallo e vetro vengono recuperati e venduti. Gli impianti di smistamento, realizzati con materiali di recupero, danno lavoro a disabili ed emarginati. Dei furgoncini attraversano le favelas, dove i camion dei rifiuti non si attentano ad entrare, e, in cambio dei rifiuti raccolti, consegnano dei ticket che serviranno poi alla povera gente per ottenere cibi derivanti dai surplus, acquistati a basso prezzo dall’amministrazione locale; nel secondo paese, l’India, Nuova Delhi è diventata la capitale mondiale del riciclo di apparecchiature elettroniche dismesse (computer, televisori, telefoni cellulari): ogni anno in città l’industria del riciclo raccoglie dalle 10.000 alle 14.000 tonnellate e dà lavoro a 15.000 persone.
E in Italia? Per il momento l’unico caso di una certa rilevanza è quello di Milano: la città, dopo essere riuscita ad uscire dall’emergenza rifiuti che era scoppiata negli anni Novanta, ha visto ora decollare la raccolta differenziata che ha raggiunto quota 30%.

Vediamo ora alcuni esempi di percorsi che una bottiglia di plastica usata può intraprendere:

$ Può essere gettata in una discarica coperta di terra. La Svezia è l’unico paese di rilievo dove queste discariche sono state riconvertite, precisamente per la realizzazione di piste da sci;
$ Può essere riportata al supermercato (come si fa nei Paesi Scandinavi), dove i vuoti vengono rimborsati o si ottiene una ricevuta per scalare dall’acquisto successivo il costo della cauzione;
$ Può essere venduta: in Germania esistono centri che si occupano di riciclare la plastica (ma anche il vetro e l’alluminio) e pagano un euro e mezzo al chilo le bottiglie usate.
Dopo essere messa in un cassonetto per la raccolta differenziata:
$ Può essere portata in un inceneritore: il materiale ottenuto può essere riutilizzato per la pavimentazione delle strade. Gli inceneritori sono provvisti di appositi impianti di filtraggio prima di rilasciare i gas nell’atmosfera;
$ Può essere trasformata in energia elettrica da un termovalorizzatore: il calore prodotto dalla plastica bruciata viene riconvertito in vapore per il riscaldamento e in elettricità per le centrali elettriche;
$ Può essere portata ad un centro di smistamento, dove le bottiglie vengono divise in base al colore e imballate. Dopodichè le bottiglie possono essere imbarcate alla volta della Cina (che compra rifiuti da riciclare non solo dall’Europa, ma anche dagli Stati Uniti), oppure trasformate in patria per farne felpe in pile, peluche, grucce per abiti, moquette o nuove bottiglie addirittura.
Sempre per quanto riguarda la lotta al riscaldamento globale esiste un altro progetto: l’impianto di nuovi alberi.
L’azienda britannica Treeflights.com (tipico esempio di fund-raising) è una delle beneficiarie di una crescente sottoindustria ambientale conosciuta con il termine inglese di “carbon offsetting” (“compensazione dell’anidride carbonica”). L’azienda calcola la quantità di gas serra prodotti da un individuo o un’azienda nell’usufruire di voli aerei, nell’impiego di veicoli, nel riscaldare o illuminare un’abitazione o degli uffici. I suoi clienti quindi la pagano volontariamente per investire in progetti di riduzione dei gas serra.
Gli americani producono ogni anno in media 20 tonnellate di CO2 a testa, gli inglesi 10. La Germania vorrebbe sfruttare questa soluzione per donare fondi a scuole ed ospedali in Eritrea per passare dall’elettricità generata dai combustibili fossili ai pannelli solari.
Ma mentre imprese come ad esempio la Dell intendono continuare a sponsorizzare le iniziative di riforestazione, ce ne sono tante altre che continuano ad ignorare questa chance.
A complicare questo progetto ci sono i dati alla mano degli scienziati, secondo i quali ci vuole un ettaro con ben 1.000 alberi piantati per assorbire 10 tonnellate all’anno di CO2, senza contare possibili malattie che potrebbero colpire le piante, oppure incendi. Secondo i detrattori, capitanati da molti gruppi verdi, la piantatura degli alberi è una mera distrazione. In un rapporto stilato congiuntamente di recente da Friends of Earth, Greenpeace e WWF, sarebbe molto meglio attirare l’attenzione dei consumatori su progetti a supporto della transizione alla produzione di energia basata su combustibili non fossili. Sempre secondo questo rapporto, gli offsetting di cui sopra potrebbero essere visti dai governi, dalle imprese e dai singoli come un modo semplice per continuare ad inquinare senza cambiare i loro comportamenti e le loro abitudini. Pertanto, se l’offsetting dovesse iniziare a rivestire un ruolo per indurre l’umanità a smettere di far surriscaldare il pianeta, rimarrebbe comunque solo una piccola tessera nel mosaico della lotta alle emissioni.

1 commento:

Claudio Verri ha detto...

Tema dello Spazio Giovani di quest'anno sarà proprio l'ecologia!
Passa a salutarci.. e magari resta a darci una mano!

Cominciamo domani (Sabato 7) e finiamo il 23!

Ciau!