Nicholas Stern, ex economista presso la Banca Mondiale, ha pubblicato circa un mese fa il suo rapporto, da tanto atteso dal Cancelliere dello Scacchiere britannico Gordon Brown, e da Tony Blair, sull'impatto economico nel lungo termine dei cambiamenti climatici. Stern dichiara che la mancanza di azione porterà conseguenze economiche ben peggiori di quelle che ci si aspetta. Se le cosiddette nazioni più sviluppate non iniziano a diminuire le emissioni di gas serra, il costo economico del riscaldamento globale potrebbe arrivare ad ammontare ad un buon 20% del PNL dei suddetti paesi. La parte centrale del rapporto auspica un intervento delle grandi aziende in questo processo di riduzione di CO2 nell'atmosfera.
Il 31 ottobre la Lloyds ha risposto con un documento in cui ha posto l'enfasi sul fatto di incoraggiare le tecnologie legate alle energie rinnovabili e ha lanciato un appello alle compagnie affinché comprendano che l'adattamento ai cambiamenti climatici diventerà una parte fondamentale dell' "everyday business". Ma mentre la Lloyds metteva enfasi sull'urgenza di un cambiamento, tanti ambientalisti hanno visto con grande scetticismo questa "conversione verde" degli assicuratori.
Qual'è la vera connessione tra il mercato delle assicurazioni e il riscaldamento globale? La fortuna delle compagnie assicurative è direttamente correlata con le loro previsioni sui rischi ambientali. E siccome il nostro clima continua a riscaldarsi e aumentano gli eventi metereologici catastrofici, le previsioni hanno bisogno di sempre maggiori revisioni lungo il percorso. L'anno scorso, ad esempio, era stato previsto che si sarebbero evitate ben tre tempeste atlantiche nell'arco di un anno, ma invece in agosto si è verifato l'uragano Katrina, che ha causato gravi danni per un ammontare di 275.000 abitazioni distrutte, ben 10 volte di più dei danni causati dall'uragano Andrew nel 1992. Le devastazioni inaspettate causate da Katrina hanno portato ad ingenti perdite finanziarie nelle società di assicurazione.
Pertanto è tutta una questione legata al denaro, dato che le suddette società ci hanno dimostrato in passato di evitare di esporsi e di prendere posizioni su questioni cosiddette sociali. Anzi, le più grosse compagnie assicurative hanno fatto ingenti investimenti proprio in quelle grandi aziende che si ritiene siano le maggiori contributrici al riscaldamento globale. Volete i dati? Un rapporto del 2000 di Friends of Earth sul portafoglio di investimenti nel Regno Unito delle principali compagnie assicurative ci mostra che hanno investito principalmente sul petrolio e le società di estrazione come la ExxonMobil, la Elf Aquitaine e la Rio Tinto.
Solo poche aziende europee sembrano iniziare a capire l'entità dei problemi che si manifesteranno col riscaldamento globale, e sono proprio quelle poche aziende che si sono mostrate più innovative e più aperte nell'intraprendere azioni per contrastare il cambiamento climatico.
Il gigante tedesco Allianz ha creato apposta un team che si dedica esclusivamente di fare investimenti sulle energie rinnovabili, con soldi appositamente stanziati per finanziare progetti nell'arco dei prossimi 5 anni. Staremo a vedere!
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