In un mondo dove regna la menzogna, dire la verità è un vero atto rivoluzionario.
giovedì 23 novembre 2006
L'ennesima avvisaglia
Sono gli scienziati di Science a dirlo e non certo gli ultimi arrivati. Premesso che nessuno vuole fare della facile escatologia, né tantomeno degli allarmismi apocalittici sul destino del pianeta e di questo misero genere umano, veniamo avvertiti su un'ultima cosa, che questa volta riguarda una delle specie che compongono il genere animale: i pesci.
Già da tempo gli studiosi hanno fissato una data orientativa sull'inizio della fine, che non sarà istantanea ma avrà una sua durata: il 2050.
Ebbene, i ricercatori di Science ci dicono che intorno al 2048, cioè tra meno di 50 anni, spariranno tutti i pesci dai mari e dagli oceani. Sarà l'inizio del dissesto ormai irrimediabile della Terra, dato che ancora nessuno ha iniziato a tentare di salvare il salvabile (e le sette sorelle e le compagnie petrolifere vogliono continuare a mungere le vacche grasse ancora per un trentennio, e cioè fino a quando esse avranno dato l'ultima goccia di petrolio), e ci saranno immani ed attendibili movenze sfavorevoli della natura.
Intorno a questa notizia sono sorte come al solito incredulità, false rassicurazioni (secondo alcuni ci nutriremo ancora di pesci grazie a quelli di allevamento), superficialità che ha scansato la minaccia utilizzando i media per parlare d'altro, in massima parte di sciocchezze, per continuare a drogare la mente atrofizzata di spettatori già ad un buono stadio di rincoglionimento cerebrale (quegli spettatori che hanno seguito con tanto interesse ad esempio il matrimonio di Tom Cruise e consorte, quando nel mondo c'è gente che continua a morire d'inedia o ammazzata!).
Se la notizia di questo destino arriva da persone così autorevoli, bisognerebbe iniziare a preoccuparsi seriamente. Mio padre, quando gli ho riportato la notizia, ha detto: "Chi se ne frega, peggio per te, tanto io non ci sarò più". Io vi dico che fra mezzo secolo avrò 80 anni, e se i presupposti per il futuro sono questo et similia, beh, allora preferisco essere già crepato per quella data, non voglio assistere all'agonia generale!
Buona vita a tutti bella gente!
Già da tempo gli studiosi hanno fissato una data orientativa sull'inizio della fine, che non sarà istantanea ma avrà una sua durata: il 2050.
Ebbene, i ricercatori di Science ci dicono che intorno al 2048, cioè tra meno di 50 anni, spariranno tutti i pesci dai mari e dagli oceani. Sarà l'inizio del dissesto ormai irrimediabile della Terra, dato che ancora nessuno ha iniziato a tentare di salvare il salvabile (e le sette sorelle e le compagnie petrolifere vogliono continuare a mungere le vacche grasse ancora per un trentennio, e cioè fino a quando esse avranno dato l'ultima goccia di petrolio), e ci saranno immani ed attendibili movenze sfavorevoli della natura.
Intorno a questa notizia sono sorte come al solito incredulità, false rassicurazioni (secondo alcuni ci nutriremo ancora di pesci grazie a quelli di allevamento), superficialità che ha scansato la minaccia utilizzando i media per parlare d'altro, in massima parte di sciocchezze, per continuare a drogare la mente atrofizzata di spettatori già ad un buono stadio di rincoglionimento cerebrale (quegli spettatori che hanno seguito con tanto interesse ad esempio il matrimonio di Tom Cruise e consorte, quando nel mondo c'è gente che continua a morire d'inedia o ammazzata!).
Se la notizia di questo destino arriva da persone così autorevoli, bisognerebbe iniziare a preoccuparsi seriamente. Mio padre, quando gli ho riportato la notizia, ha detto: "Chi se ne frega, peggio per te, tanto io non ci sarò più". Io vi dico che fra mezzo secolo avrò 80 anni, e se i presupposti per il futuro sono questo et similia, beh, allora preferisco essere già crepato per quella data, non voglio assistere all'agonia generale!
Buona vita a tutti bella gente!
domenica 19 novembre 2006
Diamo voce a chi pianta i semi del cambiamento
Wangari Maathai, ambientalista e parlamentare, fondatrice del Green Belt Movement, associazione ambientalista che appoggia progetti per piantare nuovi alberi in Africa. Nominata premio Nobel per la pace nel 2004, è stata nominata sottosegretario all'ambiente in Kenya nel 2002. Collabora con numerose organizzazioni internazionali, tra cui la Commissione sul Disarmo presso il Segretariato Generale delle Nazioni Unite.
In occasione di un suo viaggio in Giappone, ha imparato il concetto del mottainai, nato in seno alla religione buddhista - si basa sul concetto delle 3 R: riduci, ricicla e riutilizza, al quale si aggiunge "non sprecare" -impegnandosi a diffonderlo.
Il Green Belt Movement diffonde la visione di un ambiente pulito e salutare, e sostiene gli sforzi di coloro che diedicano il loro tempo e le loro energie per il benessere della Terra e dei suoi abitanti.
Per maggiori informazioni: www.principalvoices.com
In occasione di un suo viaggio in Giappone, ha imparato il concetto del mottainai, nato in seno alla religione buddhista - si basa sul concetto delle 3 R: riduci, ricicla e riutilizza, al quale si aggiunge "non sprecare" -impegnandosi a diffonderlo.
Il Green Belt Movement diffonde la visione di un ambiente pulito e salutare, e sostiene gli sforzi di coloro che diedicano il loro tempo e le loro energie per il benessere della Terra e dei suoi abitanti.
Per maggiori informazioni: www.principalvoices.com
Cosa ci combinano le grandi compagnie di assicurazione...
Nicholas Stern, ex economista presso la Banca Mondiale, ha pubblicato circa un mese fa il suo rapporto, da tanto atteso dal Cancelliere dello Scacchiere britannico Gordon Brown, e da Tony Blair, sull'impatto economico nel lungo termine dei cambiamenti climatici. Stern dichiara che la mancanza di azione porterà conseguenze economiche ben peggiori di quelle che ci si aspetta. Se le cosiddette nazioni più sviluppate non iniziano a diminuire le emissioni di gas serra, il costo economico del riscaldamento globale potrebbe arrivare ad ammontare ad un buon 20% del PNL dei suddetti paesi. La parte centrale del rapporto auspica un intervento delle grandi aziende in questo processo di riduzione di CO2 nell'atmosfera.
Il 31 ottobre la Lloyds ha risposto con un documento in cui ha posto l'enfasi sul fatto di incoraggiare le tecnologie legate alle energie rinnovabili e ha lanciato un appello alle compagnie affinché comprendano che l'adattamento ai cambiamenti climatici diventerà una parte fondamentale dell' "everyday business". Ma mentre la Lloyds metteva enfasi sull'urgenza di un cambiamento, tanti ambientalisti hanno visto con grande scetticismo questa "conversione verde" degli assicuratori.
Qual'è la vera connessione tra il mercato delle assicurazioni e il riscaldamento globale? La fortuna delle compagnie assicurative è direttamente correlata con le loro previsioni sui rischi ambientali. E siccome il nostro clima continua a riscaldarsi e aumentano gli eventi metereologici catastrofici, le previsioni hanno bisogno di sempre maggiori revisioni lungo il percorso. L'anno scorso, ad esempio, era stato previsto che si sarebbero evitate ben tre tempeste atlantiche nell'arco di un anno, ma invece in agosto si è verifato l'uragano Katrina, che ha causato gravi danni per un ammontare di 275.000 abitazioni distrutte, ben 10 volte di più dei danni causati dall'uragano Andrew nel 1992. Le devastazioni inaspettate causate da Katrina hanno portato ad ingenti perdite finanziarie nelle società di assicurazione.
Pertanto è tutta una questione legata al denaro, dato che le suddette società ci hanno dimostrato in passato di evitare di esporsi e di prendere posizioni su questioni cosiddette sociali. Anzi, le più grosse compagnie assicurative hanno fatto ingenti investimenti proprio in quelle grandi aziende che si ritiene siano le maggiori contributrici al riscaldamento globale. Volete i dati? Un rapporto del 2000 di Friends of Earth sul portafoglio di investimenti nel Regno Unito delle principali compagnie assicurative ci mostra che hanno investito principalmente sul petrolio e le società di estrazione come la ExxonMobil, la Elf Aquitaine e la Rio Tinto.
Solo poche aziende europee sembrano iniziare a capire l'entità dei problemi che si manifesteranno col riscaldamento globale, e sono proprio quelle poche aziende che si sono mostrate più innovative e più aperte nell'intraprendere azioni per contrastare il cambiamento climatico.
Il gigante tedesco Allianz ha creato apposta un team che si dedica esclusivamente di fare investimenti sulle energie rinnovabili, con soldi appositamente stanziati per finanziare progetti nell'arco dei prossimi 5 anni. Staremo a vedere!
Il 31 ottobre la Lloyds ha risposto con un documento in cui ha posto l'enfasi sul fatto di incoraggiare le tecnologie legate alle energie rinnovabili e ha lanciato un appello alle compagnie affinché comprendano che l'adattamento ai cambiamenti climatici diventerà una parte fondamentale dell' "everyday business". Ma mentre la Lloyds metteva enfasi sull'urgenza di un cambiamento, tanti ambientalisti hanno visto con grande scetticismo questa "conversione verde" degli assicuratori.
Qual'è la vera connessione tra il mercato delle assicurazioni e il riscaldamento globale? La fortuna delle compagnie assicurative è direttamente correlata con le loro previsioni sui rischi ambientali. E siccome il nostro clima continua a riscaldarsi e aumentano gli eventi metereologici catastrofici, le previsioni hanno bisogno di sempre maggiori revisioni lungo il percorso. L'anno scorso, ad esempio, era stato previsto che si sarebbero evitate ben tre tempeste atlantiche nell'arco di un anno, ma invece in agosto si è verifato l'uragano Katrina, che ha causato gravi danni per un ammontare di 275.000 abitazioni distrutte, ben 10 volte di più dei danni causati dall'uragano Andrew nel 1992. Le devastazioni inaspettate causate da Katrina hanno portato ad ingenti perdite finanziarie nelle società di assicurazione.
Pertanto è tutta una questione legata al denaro, dato che le suddette società ci hanno dimostrato in passato di evitare di esporsi e di prendere posizioni su questioni cosiddette sociali. Anzi, le più grosse compagnie assicurative hanno fatto ingenti investimenti proprio in quelle grandi aziende che si ritiene siano le maggiori contributrici al riscaldamento globale. Volete i dati? Un rapporto del 2000 di Friends of Earth sul portafoglio di investimenti nel Regno Unito delle principali compagnie assicurative ci mostra che hanno investito principalmente sul petrolio e le società di estrazione come la ExxonMobil, la Elf Aquitaine e la Rio Tinto.
Solo poche aziende europee sembrano iniziare a capire l'entità dei problemi che si manifesteranno col riscaldamento globale, e sono proprio quelle poche aziende che si sono mostrate più innovative e più aperte nell'intraprendere azioni per contrastare il cambiamento climatico.
Il gigante tedesco Allianz ha creato apposta un team che si dedica esclusivamente di fare investimenti sulle energie rinnovabili, con soldi appositamente stanziati per finanziare progetti nell'arco dei prossimi 5 anni. Staremo a vedere!
venerdì 17 novembre 2006
La Leonessa d'avanguardia
E' di oggi la notizia che a Brescia, attraverso i fili della luce si può navigare in internet e illuminare le case contemporaneamente. Non ci credete? Vi sembra una bufala o l'ennesima leggenda metropolitana? Tranquilli, ve lo spiego io il meccanismo: nelle cabine appositamente allestite per la media-bassa tensione giungono contemporaneamente la corrente ad alta tensione portata dai tralicci e i segnali digitali della Rete, adattati da un trasformatore magnetico e trasmessi sui cavi in rame della luce, quindi i segnali, distribuiti dai ripartitori di segnale, arrivano nelle case.
Si tratta in sostanza delle prime prove in Italia della tecnologia PLC, grazie alla quale, per connettersi alla Rete, è sufficiente una semplice presa elettrica.
Questa iniziativa sperimentale a Brescia serve per rendere la rete elettrica in grado di trasportare non solo la corrente per uso domestico ma anche informazioni digitali, contenuti web e telefonia.
Il progetto è stato preceduto da un esperimento condotto con 250 famiglie bresciane che, beate loro, per 2 anni hanno navigato gratis (il progetto è stato provato anche in quel di Grosseto, Sassuolo e Cremona), mentre in contemporanea ci sono stati l'installazione dei contatori digitali per consentire la telelettura ed un investimento di 8 milioni di euro stanziati per adattare le cabine di bassa tensione al fine di renderle in grado di convogliare il digitale sull'elettricità.
Questa rivoluzione, una volta diffusasi al di là dell'hinterland bresciano, potrebbe portare tutti a fare a meno del telefono, dato che le telefonate si potranno fare anche tramite internet, grazie ai servizi Voip (Voice over Ip), spendendo addirittura meno o nulla. A questo si aggiungerebbero sms, segreteria e tv interattiva.
A rendere accessibile la banda larga è una tecnologia per nulla nuova bensì conosciuta già da una ventina d'anni, la cosiddetta PLC (Power Line Communication): grazie a questa tecnologia i segnali digitali di internet vengono "iniettati" sui cavi di rame della corrente.
La connessione ottenuta a Brescia con questo sistema si attesta attualmente sui 10-14 Mbps, ma potrebbe ben presto crescere per raggiungere i 40-100 Mbps.
Il servizio prende il nome di Speedy e viene fornito in abbonamento mensile. Gli utenti devono semplicemente dotarsi di un modem speciale (fornito gratuitamente a chi si abbona) da collegare tra il computer e la presa di corrente.
Ma mentre in Italia, e solo a Brescia, iniziamo adesso, la PLC all'estero (Germania, Austria, Scozia, Spagna, Stati Uniti e Giappone) è già diffusa e ben presto si unirà anche la Francia.
In Italia la tecnologia PLC è stata importata da Israele dalla ditta iLight. La Commissione Europea ha da poco finanziato Opera (Open PLC European Research Alliance), un network di aziende ed enti chiamati a contribuire per creare uno standard europeo.
Si tratta in sostanza delle prime prove in Italia della tecnologia PLC, grazie alla quale, per connettersi alla Rete, è sufficiente una semplice presa elettrica.
Questa iniziativa sperimentale a Brescia serve per rendere la rete elettrica in grado di trasportare non solo la corrente per uso domestico ma anche informazioni digitali, contenuti web e telefonia.
Il progetto è stato preceduto da un esperimento condotto con 250 famiglie bresciane che, beate loro, per 2 anni hanno navigato gratis (il progetto è stato provato anche in quel di Grosseto, Sassuolo e Cremona), mentre in contemporanea ci sono stati l'installazione dei contatori digitali per consentire la telelettura ed un investimento di 8 milioni di euro stanziati per adattare le cabine di bassa tensione al fine di renderle in grado di convogliare il digitale sull'elettricità.
Questa rivoluzione, una volta diffusasi al di là dell'hinterland bresciano, potrebbe portare tutti a fare a meno del telefono, dato che le telefonate si potranno fare anche tramite internet, grazie ai servizi Voip (Voice over Ip), spendendo addirittura meno o nulla. A questo si aggiungerebbero sms, segreteria e tv interattiva.
A rendere accessibile la banda larga è una tecnologia per nulla nuova bensì conosciuta già da una ventina d'anni, la cosiddetta PLC (Power Line Communication): grazie a questa tecnologia i segnali digitali di internet vengono "iniettati" sui cavi di rame della corrente.
La connessione ottenuta a Brescia con questo sistema si attesta attualmente sui 10-14 Mbps, ma potrebbe ben presto crescere per raggiungere i 40-100 Mbps.
Il servizio prende il nome di Speedy e viene fornito in abbonamento mensile. Gli utenti devono semplicemente dotarsi di un modem speciale (fornito gratuitamente a chi si abbona) da collegare tra il computer e la presa di corrente.
Ma mentre in Italia, e solo a Brescia, iniziamo adesso, la PLC all'estero (Germania, Austria, Scozia, Spagna, Stati Uniti e Giappone) è già diffusa e ben presto si unirà anche la Francia.
In Italia la tecnologia PLC è stata importata da Israele dalla ditta iLight. La Commissione Europea ha da poco finanziato Opera (Open PLC European Research Alliance), un network di aziende ed enti chiamati a contribuire per creare uno standard europeo.
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