Inizio consigliando la lettura, accompagnata da una piccola riflessione, del trafiletto editoriale intitolato "Contromano" sul Venerdì di Repubblica della settimana corrente. L'autore è Curzio Maltese e il titolo dell'articolo è "Ma ad Oslo non ci sono lavavetri".
Proseguo consigliando la lettura (piacevole e niente affatto pesante) di una novità editoriale Einaudi: "L'italiano" di Sebastiano Vassalli ci presenta il carattere nazionale italiano attraverso dodici storie che danno forma ad un'unica storia, la nostra.
Mi permetto di riportare qui di seguito alcuni brevi estratti del libro, che possono fungere da spunto.
Il giorno del Giudizio Universale, Dio chiamò a sé tutti gli uomini del mondo con le rispettive consorti. Chiamò l'Inglese e l'Inglese rispose: "Eccomi!".
Chiamò il Cinese e il Cinese rispose: "Sono qui!".
Uno dopo l'altro, Dio chiamò il Russo, il Francese, il Greco, l'Americano, il Giapponese, il Polacco, il Finlandese, l'Arabo, l'Australiano, il Turco, l'Indiano, il Nigeriano, il Marocchino, il Sudafricano nero e il Sudafricano bianco, il Portoghese, l'Israeliano e tutti, nella loro lingua, risposero: "Presente!".
Di ognuno, Dio esaminò le virtù e i vizi e mandò tutti in Purgatorio: perché nessuno meritava il Paradiso, e nessuno era abbastanza malvagio per trascorrere l'eternità in un posto sgradevole come l'Inferno.
Poi Dio chiamò l'Italiano, ma non ebbe risposta. "Cosa può essergli successo, - si chiese, - perché l'Italiano sia assente?". Tornò a chiamarlo. Allora l'Italiano, vedendo che tutti si erano voltati verso di lui e lo stavano guardando, spalancò gli occhi e si mise una mano sul petto. Domandò: "Chi, io?".
"Si, tu, - disse Dio. - Ci sono degli altri Italiani qui attorno?" "Non lo so, - rispose l'Italiano, - e non so se sono io l'Italiano. Da qui a qui sono fatto in un modo, e da qui in giù mi sento diverso. E poi, non mi piace chiamarmi con quel nome".
Per la prima volta nella sua esistenza infinita, Dio sorrise. "Se vuoi posso chiamarti Lunatico, o Marziano. Ma anche con il nuovo nome, dovrai rassegnarti all'idea che tu sei tu".
Poi Dio disse: "Vediamo". Si mise gli occhiali e guardò dentro uno schermo, dove vedeva tutte le cose del mondo. Osservò: "Sei stato tenuto a balia per mille e cinquecento anni da una religione, e questo ha influito sul tuo carattere rendendolo infantile". Fece scorrere delle altre immagini. "Hai inventato la pizza, il fascismo e la mafia. La pizza è una cosa buona, ma il fascismo e la mafia sono due cose pessime".
"Il fascismo era una dittatura, - disse l'Italiano con voce piagnucolosa, - e io ho dovuto subirla. Non so chi l'abbia inventata, ma certamente non sono stato io. Soltanto a pensarci, mi sento un'oppressione qui...".
Dio tornò a sorridere e scosse la testa. Domandò: "E la mafia?" "La mafia è una cosa schifosa", disse l'Italiano. Poi ci ripensò e si corresse: "Cioè, intendiamoci... Io non so nemmeno cosa sia, ma ne ho sempre sentito parlare male da tutti".
"Ti manderò in un posto speciale, dove tenevo i bambini, - disse Dio, dopo aver riflettuto un istante. - Quel posto si chiama limbo e i teologi vorrebbero che io lo chiudessi, perché nell'eternità non ci sono bambini. Si sbagliano. Ci sei tu.". L'Italiano non disse nulla e Dio continuò, accarezzandosi la barba: "Potrai aprirci un ristorante e fare la pizza..." "So anche cantare", disse l'Italiano. "Sì, bravo. Canterai mentre fai la pizza. Ma adesso devo occuparmi di un altro abitante del vostro pianeta". Dio si rimise gli occhiali. Chiamò: "Il Tedesco!"
[...] Bisogna dire a chi ancora non se ne fosse accorto che l'Italia è un paese vecchio, anzi vecchissimo, dove tutto è già accaduto in passato e dove non accade più niente di veramente nuovo e di veramente importante da circa cinquecento anni. E' un paese vecchio e tendenzialmente immobile. Qui non ci sono la Nuova Frontiera, l'Eldorado e nemmeno il Sogno Americano o l'Oriente Radioso della nuova Cina. Qui il Sole dell'Avvenire è sempre al tramonto. L'unico sogno ricorrente, da più di due secoli, è quello di una rivoluzione che mandi tutto all'aria: ma non ha mai portato niente di buono. Per fare qualcosa in Italia: ad esempio per diventare davvero ricchi, o per arrivare al culmine di una carriera, una vita sola non basta. Ce ne vogliono almeno tre. Deve incominciare il nonno, poi deve proseguire il padre e poi, se tutti si sono dati da fare e hanno avuto fortuna, il figlio del figlio comincia a raccogliere i frutti delle sue fatiche e anche di quelle dei suoi antenati... [...] L'Italia non è soltanto quel paese vecchio e sostanzialmente immobile di cui ti ho parlato: è anche due paesi in uno. C'è il Paese Legale, che è sotto gli occhi di tutti, e c'è il Paese Sommerso: il paese illegale, che tutti più o meno fanno finta di non vedere e che è più forte in alcune regioni e in alcune grandi città, e meno forte in altre regioni. Il Paese Sommerso ha le sue leggi, diverse da quelle del Paese Legale. Ha la sua politica (o le sue politiche) e ha la sua economia: un fiume di soldi che deve sfuggire alla contabilità dell'altro paese, quello alla luce del sole, e deve essere "riciclato".
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