martedì 13 novembre 2007

Bologna raccontata ad una ragazza spagnola


Sandra, mia coeva corrispondente ed amica spagnola di Madrid, fisico asciutto e tornito da ore di piscina, lunghi capelli corvini, tratti mediterranei, sorriso disarmante per quella luce che i suoi grandi occhi sinceri acquistano nei momenti di serenità dell'animo, mi scrive con regolarità una volta a settimana nella sua lingua madre, narrandomi di tutto quello che ha fatto nell'arco della settimana lavorativa e del weekend. E' una ragazza sveglia, intelligente, comprensiva, sensibile, acuta, con un ottimo senso dell'umorismo. Leggo sempre con enorme piacere le sue e-mail e poi le rispondo, in inglese (lo sta studiando, così, dice, fa un po' di pratica), raccontandole quello che ho combinato a mia volta, soprattutto nei weekend, in quanto nei miei giorni feriali vi è solitamente ben poco di rimarchevole.

Una volta le scrissi di Bologna, della sua storia e della sua architettura, in spagnolo (mamma mia, quanti errori di grammatica devo aver fatto!) e le inviai delle foto di monumenti.

Lei mi rispose esprimendo il suo interesse, il suo apprezzamento e le sue lodi per l'architettura di chiese e monumenti, per il Collegio di Spagna e per l'università più antica d'Europa, ma che dico d'Europa, del mondo.

Un parente americano delle parti di Boston, Massachussets, un cugino di mio padre, di nome Joseph, la settimana scorsa è venuto a farci visita con suo fratello James. Dopo aver visitato la città ha affermato che Bologna, come città, sembra più viva, vera, reale, meno falsa rispetto magari ad altre città d'arte italiane che sono di gran lunga molto più turistiche, mentre da noi la città è lambita più che altro da un turismo mordi e fuggi, di gente di passaggio, che non si sofferma...ed è un vero peccato, perché ce ne sarebbero di cose da vedere!

Per tornare comunque a quello che stavo dicendo di Sandra, lei non mi ha mai posto sinora domande, diciamo, particolari su Bologna, forse perché non ci ha mai pensato realmente, ma se dovessi io spontaneamente farle un quadro della situazione, glielo presenterei nella maniera più genuina e realistica possibile, circoscritto da immagini e parole chiave non velate da quei cliché ormai stanchi e fasulli che ancora permangono nella mente di certa gente che non è di Bologna. Lo so, una città, vista dall'esterno, da una certa distanza, magari dagli occhi di un turista, appare sempre diversa, più edulcorata. Ma la vera (e più cruda) realtà impone talvolta di parlare, per dovere di sincerità e di cronaca, anche dell'altra faccia della medaglia.

Ed ecco come parlerei di Bologna a Sandra, simpatica ragazza spagnola, in maniera concisa, circoscritta, per immagini, se vogliamo anche in maniera un po' originale e stravagante:



¿Que es la ciudad de Bolonia? Calles, plazas, avenidas, paseos y callejones; anuncios, semáforos, sirenas; mercados y hipermercados; coches, motos y bicicletas; cláxones y voces; perros y porros; policías, vendedores, teléfonos; teatros, restaurantes, bares y tabernas; ventanas, puertas, portales; ruidos, humos, olores; hospitales, monumentos, iglesias; historia; mendigos, prostitutas, travestis y banqueros; prisas, alegria y sorpresas. Ilusiones y desilusiones, esperanzas y problemas; áticos y sótanos; amores y desamores; razas, culturas, idiomas...y personas.



Nulla di più, nulla di meno. Bologna la dotta: ormai il primato l'ha perso da un pezzo, scalzata da altri atenei italiani, tra cui Padova; Bologna la grassa: in tempi in cui circola meno "pilla", ormai la pingue abbondanza del benessere si va assottigliando; Bologna la rossa: se ci riferiamo al tipico colore dei mattoni delle costruzioni medievali del centro, beh, si è scolorito e annerito per via dei secoli, ma soprattutto per via dello smog. Se ci riferiamo al colore politico posso affermare in tutta franchezza che è solo uno sbiadito ricordo del passato, in quanto la tonalità ora verge su un "rosa pallido", direi.



Ma, nonostante tutto, la vita all'ombra delle Due Torri, in questa strana città, va avanti.

1 commento:

Claudio Verri ha detto...

Ma il rosso è il colore del sangue, e quello scorre ancora sotto il grigio dello smog.
E pulsa, e colpisce qualcosa dentro di noi di atavico ed istintivo.. Ed è la stessa cosa che ha colpito i tuoi parenti americani: sotto lo strato superficiale scorre la vita.
E il rosso politico non è sbiadito, solo dimenticato.. e come i ricordi che man mano svaniscono, sbiadiscono nell'indistinzione, il rosso politico sta facendo la stessa fine.

Hasta la victoria